Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Se non visualizzi correttamente il video clicca qui.
Stoner si ritira quando è al vertice della MotoGP, ed è una cosa mai vista e che colpisce. Sembra che Casey abbia nostalgia della sua Terra, che non voglia allargare la famiglia qui da noi. E del resto l’Australia è bellissima e molto speciale. Per capire, partiamo da qui.
Un Paese nuovo, giovane. Prima soltanto gli aborigeni, poi gli inglesi con il capitano Cook, il grande navigatore, che lì approdò alla fine del 1700. La baia di Sidney, che per molti è oggi la città più gradevole del mondo, divenne una colonia penale. Ben centosessantamila furono i criminali deportati laggiù fino al 1868, quando il fenomeno si fermò; e questa particolare colonizzazione costò cara ai nativi: da 700 mila furono ridotti a soli 100 mila nel 1890. In molti posti la caccia all’aborigeno era considerata uno sport. Oggi l’Australia è un modello di integrazione; l’economia è in crescita, il turismo vivace; la qualità della vita è alta, ma la zona centrale è arida e lì si fatica ancora molto. Gli australiani sono considerati dei grandi lavoratori, magari un po’ rozzi, bevono parecchio, ma generosi e giusti. Per gli aborigeni però è ancora dura.
Casey Stoner è del sud, della sola regione che fu costruita dagli uomini liberi e non dai galeotti. Ci sarà relazione con la sua sorprendente schiettezza? Di sicuro lui rappresenta una eccezionalità anche tra i piloti, australiani. Stoner, grazie alla famiglia che lo portò a correre in Inghilterra quando ancora non aveva 15 anni, è un campione giovane, in 500 secondo soltanto a Crivillè: perché vinse con la Ducati nel 2007 a 21 anni e 242 giorni esatti. Un’eccezione: Jack Findlay, altro illustre “canguro”, vinse un GP 500 nel ‘77 a 42 anni, Troy Bayliss: "Non sarò più collaudatore Ducati è stato tardivo anche lui e il giorno della sua famosa vittoria di Valencia (2006 con la Desmosedici, gita premio per il suo secondo titolo in SBK) aveva 37 anni e 213 giorni. I piloti anziani erano, prima di Stoner, un fenomeno anglosassone e storicamente australiano.
Australiani: tosti, un po’ folli, innamorati della loro terra
Sono stati tanti i campioni provenienti dall’altra parte del mondo: nell’enduro spicca il nome di Stefan Merriman, quattro volte mondiale con Husqvarna, Honda e Yamaha nelle classi 250 e 400. Prima trialista, poi velocista, a lungo residente in Italia, fortissimo. Nel cross ricordo Leisk, Mc Farlane, Coppins e Townley; e il più famoso Chad Reed, che è di Kurry Kurry come Casey, grande nel mondiale, fortissimo negli USA con cinque titoli AMA in totale tra motocross e supercross, il vincitore dell’ultimo Superbowl di Genova.
Nella Superbike il fenomeno è stato Troy Bayliss, che con tre Ducati diverse ha vinto altrettanti titoli mondiali: 2001 con la 996, 2006 con la 999 e 2008 con la 1098; poi naturalmente l’altro Troy, Corser, che dopo il titolo del ’96 con Ducati ha bissato nel 2005, unico centro della Suzuki. E sono da citare anche Vermeulen e Pitt per i titoli in Supersport, Peter Goddard che ha vinto due corse in SBK ed il Bol d’Or, Matt Mladin che ha corso con la Cagiva 500 e poi in Superbike prima di diventare pluricampione AMA.
Ma è stato il mondiale velocità ad attirare tanti piloti australiani fin dalle origini: il primo titolo arrivò nel 1957
con Keith Campbell e la sua Guzzi 350 ufficiale, Tom Phillis invece fu pilota della Honda e campione della 125 nel ’61 e infine Kel Carruthers, con la Benelli, iridato del ’69 in duemmezzo. Nelle classi medie altri piloti furono talvolta vincenti. Kan Kavanagh, Gregg Hansford, John Dodds, Mc Coy e Beattie. E quando Wayne Gardner, nell’87, fu campione del mondo in 500 con la Honda QUATTRO cilindri finalmente gli aussie aggredirono anche la top class. L’epopea di Mick Doohan è ancora fresca: 54 vittorie, terzo di tutti i tempi, il record imbattuto di 12 successi in una sola stagione, cinque titoli mondiali consecutivi tra il ’94 ed il 98. Mick fu il simbolo della Honda prima che arrivasse Valentino.
Casey ha vinto 33 GP prima di iniziare questa sua ultima stagione in MotoGP. Il simbolo della Ducati è diventato pilota HRC, ha trionfato subito nel 2011, poi si è stancato; dopotutto corre in moto da vent’anni anche se non ne ha ancora 27… E’ un peccato che un simile talento sparisca dalla scena quando ha tanto ancora da esprimere, ma forse non è così strano.
Australiani: tosti, un po’ folli, innamorati della loro terra. Un popolo nato soltanto ieri e che non conosce la parola pigrizia. Laggiù, da lui, ci sono le mucche da allevare e i torrenti sono pieni di trote. Chiamali stupidi.