Nico Cereghini: “Stoner grande e vulnerabile”

Nico Cereghini: “Stoner grande e vulnerabile”
Ho letto l’edizione italiana di “Oltre ogni limite”, la sua biografia. Dal libro emerge una storia unica e un personaggio molto particolare, dolce, sincero. E con una motivazione tremenda. Poteva durare di più? | N. Cereghini
23 dicembre 2014

Ciao a tutti! Per Natale mi sono regalato la biografia di Stoner, 17 euro e 90 in libreria. Casey è stato un gran pilota e un personaggio controverso, pochi potevano dire di conoscerlo a fondo, e dopo le clamorose anticipazioni circolate anche sul sito volevo verificare cosa ha scritto davvero riguardo alla Ducati, a Valentino, alla malattia del 2009, alle ragioni del suo ritiro a soli ventisette anni. La versione italiana di ”Oltre ogni limite” è edita da Mondadori, non è tradotta tanto bene ma si legge volentieri: parla di piloti e di moto, cosa c’è di meglio? E le poche, belle fotografie raccolte nelle pagine centrali ci regalano un piccolo Casey inedito e molto tenero.


Stoner anticipa subito che ha scritto questo libro perché “Le storie delle persone che hanno sacrificato tutto per inseguire un sogno possono ispirarne altre a fare altrettanto”; è un bel pensiero, ma si capisce che nel contempo abbia voluto togliersi parecchi sassi dalle scarpe. Se la prende con l’associazione australiana delle corse junior, che gli negò la licenza per correre sull’asfalto quando aveva 14 anni dopo nove stagioni di successi nel dirt track; i genitori dei ragazzini che lui batteva ogni domenica si vendicarono, spingendo così la sua famiglia a trasferirsi in Inghilterra. Poi ce l’ha con Mamola e Bob Moore della WMG che lo gestirono male nel 2005, con quei tecnici come Forcada e altri che non l’hanno capito ed ascoltato, con la Dorna, con la Michelin che “controllava il campionato” e che nel primo anno di MotoGP (con Cecchinello) lo usò “come manichino da crash test”. Anche la Honda (Nakamoto ancora non c’era) lo avrebbe boicottato quell’anno, per non far sfigurare gli ufficiali. E l’impressione è che ci sia qualcosa di vero nelle sue affermazioni, ma che si senta un po’ troppo spesso perseguitato.
 

Le storie delle persone che hanno sacrificato tutto per inseguire un sogno possono ispirarne altre a fare altrettanto

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Nella biografia, per completezza, va detto che Casey ha parole di affetto e di stima per molta gente, da Puig a Cecchinello, da Suppo a Preziosi, da Pedrosa a Lorenzo e molti altri. Ha parole bellissime per Adriana e la sua famiglia. Ma è molto duro con i vertici Ducati e in particolare con Claudio Domenicali, è spietato con Valentino Rossi che giudica malissimo, è arrabbiato con i suoi tifosi e in particolare con quelli inglesi. Tifosi di Rossi. Purtroppo, riguardo alla famosa gara di Laguna Seca del 2008, quella del sorpasso al Cavatappi, non è più preciso di quanto sia stato anticipato un anno fa. Mi aspettavo qualche dettaglio sulle “cose peggiori che non furono riprese dalle telecamere”, ma purtroppo Stoner si è fermato lì. Un po’ ambiguo.
 


Ciò che più mi ha colpito, nel libro, è la tremenda condizione famigliare e la pressione che Stoner ha subìto fin da piccolo. Il padre lavorava nei campi e loro si trasferivano continuamente; Casey non aveva amici, soltanto la sorella maggiore, e la moto diventò subito il punto fisso della sua vita. A quattro anni e mezzo correva la sua prima gara, per vincerla, ed è andato avanti così per 23 anni; la madre racconta che, quando lui aveva 11 anni, in un solo week-end scese in pista 42 volte in quattro categorie. “Entrava nel box - dice- io gli toglievo da sotto il sedere la moto che aveva appena usato e lui saltava sull’altra che papà aveva già preparato”. A dodici anni smise di andare a scuola e a quattordici “aveva la responsabilità di guadagnare il pane per tutta la famiglia”. Credo che con un carico simile addosso pochi sarebbero cresciuti con un solido equilibrio. E a proposito: lui spiega nei dettagli come andò nel 2009, quando si sentiva spossato e in piena stagione tornò per due mesi in Australia per curarsi; ma quando conclude che la sua intolleranza al lattosio era l’unica spiegazione non sembra del tutto convincente.


E’ stato un grandissimo pilota, Stoner, un talento speciale. Quando passò alla Honda e il matrimonio Ducati-Rossi fallì, allora fu evidente per tutti. E sarebbe bello vederlo ancora in pista, ma nella moto, purtroppo, Casey non ha trovato quello che cercava. Buon Natale a lui e a tutti!

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