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Centoventiquattro classificati, 37 non partiti e 56 ritirati. Bastano queste cifre per descrivere un esordio non dei più facili per il Campionato Italiano gruppo 5, vale a dire la regolarità d’epoca, domenica ad Arma di Taggia (IM). Due le speciali, una al campo di cross di Beuzi, letteralmente stravolto dal fango, ma in grado di reggere abbastanza, e la seconda in linea, decisamente più alla portata di tutti, veloce e non troppo pericolosa. Tanti i ritiri, nonostante poi venisse eliminato uno dei tre giri : con un percorso di una cinquantina di chilometri e un passo di 2 ore e 10 minuti il totale arriva a 6 ore di gara, anche se almeno una ventina erano di asfalto. «Forse un pochino troppi - commenta Marco Pinoli, rappresentante dei piloti – soprattutto se accade che qualcuno resta in giro e lo si deve soccorrere». Così, anche nel corso del secondo giro sono stati aggiunti tagli di percorso. Impegnativo a tratti il percorso, più per le condizioni del terreno, con una mulattiera e un po’ di scalini da mettere in difficoltà i meno smaliziati, ma la compagnia della spinta in un punto in cui tutti o quasi avevano problemi era assicurata. E la maggior parte dei piloti ne ha avuto bisogno. Anche se le maggiori difficoltà erano in discesa.
«Un bel tratto a tornanti – commenta Pinoli – forse un po’ pericoloso, infatti qualcuno è volato nel bosco..ma senza farsi male». Caratteristiche della gara a parte, hanno fatto bella mostra di sé diversi “cinquantini” e “ottantini” riapparsi come per magia da qualche cantina e buttati nella mischia, otre che nel fango. Ancillotti e Aim i più gettonati, insieme a Swm, Puch,Accossato, una Transama e tanti Fantic (tra questi anche quella ufficiale con cui Roberto Gaiardoni vinse un titolo italiano, domenica nelle mani di Massimo Riva, Scuderia Norelli). Bellissima quanto esclusiva la Mz 250 di Alessandro Pennati Belluschi, insieme alla Portal del francese Chemouny.
Il grosso della truppa, parliamo dei piloti, è sempre lo stesso: dal sempiterno Gritti (11° assoluto), la “leggenda” di questo mondo, fino all’ultimo appassionato. Passando per Caccia (42°), Belussi (40°), il padrone di casa, Viale su una bellissima Accossato. Chicco Muraglia, simbolo dell’enduro da quelle parti. Un mondo di facce solcate dagli anni, inossidabili per la passione, accanto a moto belle, meno belle, piu’ o meno esclusive, ma sicuramente fresche e a punto, pronte a una nuova stagione di gare. E subito finite nella morsa di un fango che finisce per “limare” in fretta le parti vitali e lasciare subito il segno.
La regolarità d’epoca unisce le generazioni, dagli over 60 fino ai trentenni di oggi, che l’ovale del Sachs, a cinque o sei marce, ancora non lo conoscevano.
Un bell'ambiente che conferma rivalità e sfide storiche. Come quella tra trevigiani e bergamaschi. Stavolta però mancava Rubin, outsider buono per la classifica a squadre (e non solo). A corollario non manca un paddock nostrano, tra riti vari: dalla punzonatura al controllo della carburazione, mentre chi ti segue si improvvisa meccanico, benzinaio, gommista e consigliere. Umanità varia e ansiosa di godere, con un manubrio in mano o a bordo fettuccia. Ma sempre accanto a moto che, se solo non le ami, potrebbero essere solo roba da schiacciare o dimenticare nel sottoscala. Quello che non accade per chi ha voglia di cronometro. E il prossimo appuntamento con la regolarità d’epoca non è neppure lontano: il 27 marzo la seconda prova a Rapolano Terme (Si).