Questa è la Dakar | di Gio Sala

Riportiamo uno stralcio dell'intervista fatta a Giovanni Sala nel 2007 per capire cosa spinge un pilota professionista ad affrontare il rally più impegnativo del mondo
8 gennaio 2010


Tanti, appassionati e non, faticano a comprendere le ragioni che spingono i piloti (tanto i professionisti, quanto gli amatori) ad affrontare un rally duro e pericoloso come la Dakar. Leggiamo quanto ci disse, nel 2007, Giovanni Sala nel corso dell'intervista a Moto.it


Rally africani. A tanti oggi fanno paura, anche i campioni più grandi hanno pagato un dazio troppo pesante. Tu stesso l’anno scorso hai corso un rischio enorme. Che succede?
Gio: ”I mezzi sono sempre più esasperati e veloci…”.

Ti interrompo, anche negli anni ’90 De Petri volava a 200 orari nel deserto.
Gio: ”Era diverso, quelle moto erano dei missili sul terreno compatto. Sulle pietre, tra le dune erano lente. Oggi i mono da 70 cavalli sfrecciano a 150 orari anche su sassi e avvallamenti. E se cadi in queste condizioni, rischi di farti molto male”.

Se questo è quanto, non è meglio mollare il colpo?
Gio: ”Assolutamente no. Sono fatalista, nella vita cerco di fare al massimo quello che mi piace, compreso correre in moto. Perché rinunciare alle gare? Potrei schiattare anche adesso d’infarto. Se credi in una cosa, la fai. Punto”.

Quindi la Dakar 2008 la farai?

Gio: ”Non te lo so dire al momento. Ma non penso, le 10 già fatte sono abbastanza. E poi sono vecchio. Ma hai idea dello sbattimento? Corri come un pazzo, arrivi al bivacco e ti butti dentro una tenda gelida a dormire. Finisci la gara che sei sfatto”.


A.P.

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