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Dario Marchetti è stato l’unico italiano in gara nella Race of Champions, la serie di gare motociclistiche che si disputano a fine anno a Daytona, riservata ai piloti che hanno concluso almeno una corsa sul podio negli ultimi due anni. Il bolognese ha partecipato a sette gare diverse ma il risultato più curioso, e anche il migliore, lo ha ottenuto mentre dormiva. È stato nell’endurance Team Challenge, la più prestigiosa della serie, in cui ha corso in coppia con Jake Zemke. I due del team Ducshop erano era stati classificati terzi per un errore del servizio cronometraggio che aveva contato loro un giro in meno, e per questo si erano trovati davanti Melissa Paris, moglie del campione AMA Superbike Josh Hayes, che in realtà è sempre rimasta alle loro spalle. Nella notte la giuria ha riconosciuto l’errore e ha restituito loro la posizione, ma il curioso è che la medesima cosa a Marchetti era già successa nel 2007, nella stessa gara: andò a letto secondo e si svegliò la mattina dopo vincitore, perché il primo era stato squalificato. In questo caso invece la vittoria è andata a Dane Wesby, uno dei protagonisti del campionato americano, che come Paris ha scelto di correre da solo, perché il regolamento lo permette nonostante si tratti di una gara di durata.
Era in pista anche Scott Russell, ex iridato della Superbike e più volte vincitore della 200 Miglia di Daytona; ha corso con una ragazza, Kat Zimpel, finendo 23esimo su 49 classificati.
Per la Team Challenge Marchetti era in sella a una Ducati 848 del team Ducshop preparata secondo il regolamento Supersport, ma l’impegno più duro era nelle categorie Battle of Twins, Sound of Thunder e Formula USA, in cui aveva scelto di correre con una Ducati Panigale di serie, adeguata alla pista con pezzi a catalogo ricambi Ducati Performance, contro le Superbike e i prototipi. La sfida nella sfida ha dato risultati discreti ma ha anche reso evidente che una moto di serie non basta. Nella prima giornata di gare Marchetti è arrivato quinto sia nella Battle of Twins che nella Sound of Thunder, entrambe vinte da Shane Turpin, ed ha replicato nella seconda manche della BOT. In quella della SOT invece non ha nemmeno preso il via, assieme ad altri 6 tra i più forti, perché l’organizzazione – piuttosto approssimativa – ha anticipato la gara limitandosi ad avvisare i concorrenti con gli altoparlanti: in una zona del paddock nessuno ha sentito l’annuncio. La vittoria è andata a Tim Ivanov, trovatosi inaspettatamente senza avversari di rilievo.
A Marchetti restavano le due gare della Formula USA: nella prima, interrotta per incidente e ripartita sula distanza di soli 3 giri, ha perso tempo in un’uscita di pista ed ha chiuso ottavo, nell’altra ha chiuso quarto, in bagarre.