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Per chi parte per primo, e toccava allo spagnolo in virtù della vittoria nella prima tappa, il compito è sempre difficile. Aprire la pista “vergine”, lasciando sul terreno le tracce del proprio passaggio, è quasi sempre un vantaggio importante che si è costretti a lasciare agli avversari. Ed in Sardegna, a causa della navigazione difficilissima, la situazione diventa ancora più delicata. Un piccolo errore può costare la gara, e non è un modo di dire. Stephane Peterhansel, che tornava ad una manche di Campionato del Mondo in moto dopo molti anni, e che pure occupa l’eccellente decimo posto, ha sintetizzato il concetto molto chiaramente: “In Sardegna puoi prendere la “dose” di errori di un anno, anzi di dieci! Stare attenti al road book, tenerlo perfettamente allineato al contachilometri, ed in più cercare di andare veloci, è davvero un’impresa. È la ragione per cui gli italiani, che hanno un loro Campionato, sono molto bravi, ed è anche una delle ragioni per cui il Sardegna è una gara unica, molto bella”.
Ma torniamo a Marc Coma. Da un po’ di tempo a questa parte la sua tattica è semplice e non negoziabile: partire forte, allungare, accumulare vantaggio e, possibilmente, fare il vuoto. È una condotta di gara particolarmente aggressiva, e carica di rischi, ai quali lo spagnolo sembra essere diventato refrattario. L’ennesima dimostrazione è venuta nella seconda tappa del Sardegna Rally Race, che il catalano ha concluso da dominatore. Dopo aver vinto la prima Speciale, Marc ha abbassato un po’ il suo ritmo, e Cyril Despres, vincitore della prime due edizioni del Sardegna Rally Race, ne ha approfittato per avvicinarsi all’avversario “storico” e vincere la sua prima speciale. Al termine della tappa Coma ha un vantaggio di tre minuti e mezzo su Despres. Tanto? Poco? “Niente! – dice Marc – in Sardegna tre minuti e mezzo sono nulla. Se vogliamo trasformare il concetto in equazione, un piccolo errore di navigazione può costare dieci, una caduta da cinque a quindici a seconda della gravità e dei danni. No, in Sardegna un minuto è come un secondo”.
Bene gli italiani, diceva Peterhansel, ma oggi per il migliore di questa edizione, Andrea Mancini, non è stata una bella giornata. Dopo aver chiuso al terzo posto la prima Speciale, il perugino ha “bruciato” la frizione, dicendo “addio” alla possibilità di ripetere, o magari migliorare, il secondo posto ottenuto nelle due precedenti edizioni. Migliore degli italiani è ora Paolo Ceci che, infortunato durante una prova dell’Italiano, corre con la frattura di un metacarpo.
Il ritiro di Mancini libera la strada ad Helder Rodrigues, vincitore del Tunisia, che va a ricomporre il trio dei piloti, in questo momento, più forti del mondo.
Poca fortuna per Jordi Viladoms che, quinto al termine della tappa d’apertura, è caduto nel corso della prima speciale, “sparendo” in fondo ad un burrone con un perone fratturato. Per fortuna, a sentire la moto che era rimasta accesa, è arrivato Luca Manca, che si è fermato ed ha assistito lo spagnolo sino all’arrivo dei medici di gara.
Una tappa stupenda, la seconda del “SRR11”. Molto tecnica nello “stretto” della speciale “mitica” di Foresta Burgos, più scorrevole nel periplo del Lago di Gusana, con molta “navigazione” e lunghissima, quasi interminabile per l’argentino Lorenzetti, che l’ha conclusa alle 22:51, tra gli applausi dei “colleghi” al “bivacco” di Sa Itria, “intermedio” della tappa marathon. Sa Itria è l’incanto del Sardegna Rally Race. Una serata indimenticabile, la festa del Rally e dei rally. È il baccanale dei malloreddus, dei maialini arrosto, del formaggio e di quel un dito “clandestino” di mirto che aiuterà i piloti, infilati nei loro sacchi a pelo, a lasciar scorrere sotto le stelle quel sogno che vivono di giorno sulle piste del Sardegna Rally Race.