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E’ scomparso all’età di 79 anni Alberto Pagani, pilota milanese degli anni Sessanta/Settanta e figlio di Nello, il campione del mondo del 1949 per la classe 125. Alberto aveva gareggiato un po’ in tutte le cilindrate fin dal 1959, Ducati Paton e Aermacchi furono le più utilizzate, per Schiranna fu anche il collaudatore; e quando passò in 500 saltò in sella prima alla Norton poi alla Linto di Lino Tonti, alla Bianchi e infine alle MV Agusta a fianco di Ago.
Era un gran bel tipo, intelligente e spiritoso come era stato del resto anche Nello. Lo ricordo al GP delle Nazioni del ’69, una delle mie prime gare da “giornalista”: quell’anno invece che a Monza si corse per la prima volta a Imola, il 7 settembre, e il “lombardo” conte Agusta, per dispetto, disertò la gara. Del resto se lo poteva permettere, visto che Giacomo Agostini aveva già aritmeticamente vinto entrambi i titoli, 350 e 500. Alberto vinse la 500 con la bicilindrica Linto, con un minuto di distacco su Milani (eroico con l’Aermacchi Ala d’Oro monocilindrica) e Dodds che aveva la stessa sua moto. Lo vedo ancora sulla linea di partenza, dove scherzava sempre con i colleghi ma non su tutto: quella volta fu il primo pilota della storia del campionato del mondo a usare il casco integrale invece della scodella Cromwell o del jet. Gli inglesi lo prendevano in giro: per loro un pilota doveva portare in faccia i segni delle sue cadute. Lui imperterrito sorrideva divertito.
Pagani fu chiamato a sostituire alla MV il povero Angelo Bergamonti, quando il fortissimo pilota di Gussola morì nella primavera del ’71 dopo una rovinosa caduta sul circuito cittadino di Riccione con troppa pioggia. Lui allora lasciò la Linto e passò sulle moto di Cascina Costa, naturalmente senza mai veramente impensierire sua maestà Agostini. Vinse a Monza il Nazioni (Ago ritirato), ma l’anno dopo fu vice campione del mondo con un successo (Jugoslavia, Ago ancora out) e tanti secondi posti. Alberto, più che alle gare, si dedicava ai collaudi e allo sviluppo delle moto da corsa del conte, su e giù su una pista laterale della Malpensa di una volta. Era molto preparato sul piano tecnico e sempre disponibile. Appeso il casco (integrale) al chiodo, Pagani fu anche apprezzato direttore sportivo prima di lasciare del tutto l’ambiente. Ai familiari il nostro abbraccio più affettuoso.