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La chiamata ad Oldrati ieri, è arrivata in giornata, ma non è stato facile approntare il tutto: "Anzi, direi che è stato difficile ma molte persone hanno dimostrato la buona volontà e siamo riusciti a portare a termine il progetto. Ne approfitto perchè voglio davvero ringraziare tutti quelli che hanno contribuito- prosegue Gualdi. - Li ringrazio personalmente per come hanno affrontato e risolto il problema.
In mezza giornata Oldrati stesso, Chicco Piana, Angelo Crippa ed i vertici della Husaberg sono riusciti a trovare un accordo e a far sì che il tutto si tramutasse in realtà".
Thomas Oldrati dunque, entrerà a far parte della squadra Junior perchè nonostante abbia già 23 anni, è anche vero che li ha compiuti quest'anno e quindi, siccome vale l'anno solare, può ancora correre nella Under 23.
Circa?
«Bè sicuramente siamo oltre le trenta edizioni, ma oltre oltre...Se pensiamo che ho fatto la prima nel 1974 a Camerino, da pilota, e l'ultima, sempre da pilota, nell'89 e poi ho iniziato da Commissario Tecnico.... Ne ho saltate due: una perchè correvo con Cagiva e loro non avevano interesse a partecipare alla Sei Giorni ed un'altra volta invece perchè ci fermarono a Tarvisio perchè era il periodo della Guerra Fredda, noi eravamo Fiamme Oro – la squadra ed io con loro - e non ci lasciarono andare. Io ero già commissario tecnico, e con noi c'era Marco Rossi e non ci lasciarono passare: c'era una situazione delicata e il ministero non ci diede l'autorizzazione, per questioni di sicurezza...sai com'è l'Italia avrebbe comunque avuto dei poliziotti in un Paese ...pensa che Marinoni era già arrivato lì e lo fecero rientrare in aereo...».
In definitiva saranno più di 30 edizioni...?
«Credo 37 più o meno, troppe, vabbè però sono divise, da pilota e da commissario e coordinatore, quindi sembrano di meno...».
Troppe hai detto, non vorrà mica dire che sei stufo?
«Mah, diciamo che cominciano ad essere un po' pesanti. Questi ultimi 15 giorni - per esempio - ora cominciano a pesarmi perchè si sta via per tanti giorni, ma tutto sommato mi piace ancora, lo faccio volentieri. Certo l'entusiasmo che uno può avere a 20 o 30 anni va scemando, ma c'è ancora la voglia di esserci. Come tutte le persone non hai più quella carica che avevi all'inizio, da giovane, però mi piace ancora».
E poi comunque ogni anno conosci o scopri persone nuove, piloti nuovi con cui lavorare, ci sono ancora delle incognite in questo tuo lavoro?
«Bè il discorso qui si fa ampio. Lo sport serve proprio per queste cose: da un lato ci sono le amicizie di 30, 40 anni fa dall'altro conosci anche persone nuove. Devi cercare di capire – e sottolineo molto cercare – la mentalità dei ragazzi che oggi fanno sport. Dico cercare perchè diventa davvero complicatissimo capirli, ma è normale, probabilmente quando avevo io vent'anni quello di 50 non mi capiva e viceversa, però, detto questo, credo che lo sport aiuti ed avvicini le diverse generazioni. Si è tutti lì per ottenere il massimo dei risultati, che non significa per forza vincere ma significa ottenere il miglior risultato possibile. Nello sport credo che questo sia determinante e un'altra cosa importante è parlare dello sport a squadre, delle nazionali...».
In che senso? Questo discorso mi incuriosisce e nello stesso tempo mi coinvolge molto.
«Bè, io credo che in questo momento lo sport nazionale, di squadra, stia attraversando un momento difficile perchè ha perso un po'. Il fascino del tricolore si è un po' perso, indossare la maglia azzurra non è più così appetibile, sta perdendo molto...mi auguro che sia una cosa passeggera però si nota, lo vedo un problema, in tanti sport, non solo nel nostro. Però, è anche vero che rientriamo in un momento del mondo in cui non tutte le cose vanno come dovrebbero e questo ne fa parte...».
C'è meno innamoramento nei confronti della patria? Sempre per colpa di questa crisi secondo te?
«Mah, diciamo che il momento ti porta a questo...ne senti di tutti i colori. Senti dire che il mondo fa, la patria fa... e ad un certo punto uno dice, 'vabbè, io penso solo per me stesso', può capitare...».
Ma davvero? Sai che invece secondo me stiamo recuperando questa cosa? Penso alle Olimpiadi – che sono la massima dimostrazione di squadra, anche se le medaglie sono individuali.- Penso alla commozione, alle lacrime degli atleti.
«E' vero...secondo me adesso si sta ripartendo con un'inversione di tendenza. Abbiamo toccato il fondo, se così si può dire, e quindi adesso stiamo riattaccandoci alla maglia azzurra. E forse proprio le Olimpiadi ci hanno aperto gli occhi. Soprattutto le Paraolimpiadi, chi le ha viste non può non essersi innamorato della maglia: basta pensare che fino a due edizioni fa non sapevamo quasi che esistessero. Invece dall'edizione 2008 a quella di quest'anno le abbiamo scoperte ed amate, hanno avuto un successo quasi maggiore delle Olimpiadi, paragonando i due eventi. Credo che forse un ragazzo, un giovane sportivo, possa riflettere guardando il lavoro che stanno facendo questi para-atleti e capire cosa vuol dire la maglia, non perchè devono darne conto alla Federazione – nel nostro caso - ma proprio e solo per il fatto di indossare la maglia e rappresentare la Nazione insieme agli altri piloti...questo è lo scopo delle gare internazionali».
A proposito di squadra, parliamo un po' dei ragazzi di quest'anno.
«Sappiamo un po' come sono andate le convocazioni quest'anno, ma d'altra parte riconosco che la nostra è una disciplina difficile. Non devi convocare solo il pilota, ma comunque anche un team e non sempre tutti hanno lo stesso obiettivo. Per questo motivo un pilota si trova a dover rinunciare perchè un team dice no, o viceversa...La storia è complicatissima e ci sono stati dei problemi... per cui io considero – come già accaduto – che la squadra che rappresenta l'Italia sia la squadra migliore che è stato possibile mettere in pista. E' una buona squadra e sicuramente dovrà riscattarsi dal risultato dell'anno scorso (undicesimi !) che è stato negativo, non tanto per il valore quanto perchè le cose non sono girate nel senso giusto. Io non lo nascondo, abbiamo vinto delle Sei Giorni laddove non eravamo la squadra più forte, ma eravamo la più organizzata, ma è vero anche che ci sono, poi, dei momenti in cui oltre a non essere la squadra più forte ti va anche tutto male...Tra l'altro è una squadra molto giovane, anche se abbiamo dei nomi 'vecchi' perchè li sentiamo da anni, per esempio Micheluz, che comunque ha solo 29 anni. Non ne sono sicuro, dovrei informarmi meglio, ma non so se abbiamo mai portato una Nazionale alla Sei Giorni senza neanche un elemento di trent'anni! E' anche una squadra giovane, insomma».
... un bel risultato ci può stare. Sei giorni sono tanti...è una squadra che può fare un bel risultato
Secondo te pesa su di loro questa polemica che si è innescata sul fatto che non sia una squadra di prima scelta?
«C'è solo da far capire che la squadra è questa. Loro sono comunque consapevoli del fatto che qualcuno sia entrato in squadra perchè gli altri non hanno accettato – fra virgolette – la convocazione. Ma si deve reagire a questo, anzi. E' proprio l'occasione per dire: anche se sono stato scelto all'ultimo momento io vi dimostro che comunque, ho meritato questa chiamata in extremis ed anzi, sono andato anche più forte di quello che pensavate !».
E la squadra junior, che ne pensi?
«Bè adesso il problema più grosso è la sostituzione di Bresolin che non può partecipare perchè ha la spalla malconcia – si è fatto male domenica. A questo punto i tecnici hanno deciso di spostare Gianluca Martini nello Junior e Jacopo Cerutti è stato ripescato e correrà nel club. Adesso però è un tour de force perchè manca l'abbigliamento, manca la moto...però Cerutti ha dato la disponibilità e questo ci fa molto piacere...Ora dobbiamo aspettare di risolvere altri due o tre problemi con altri piloti ma mi auguro che rientri il tutto».
E a questo primo problema ora si è aggiunto anche quello di Conforti e ci sono meno di due giorni per trovare una soluzione. Speriamo bene, dai, comunque è una buona squadra.
«Sì è una squadra buona.. Ripeto, certe volte l'Italia è partita con i migliori piloti e l'unico risultato possibile era il primo, con la squadra di oggi invece, arrivare quinti sarà un ottimo risultato e se poi arriviamo terzi sono contentissimo. - Ci pensa un attimo e aggiunge - E' chiaro che possiamo anche vincere, se i nostri vanno fortissimo e gli altri hanno qualche problemino...non dico che non vinceremo mai».
Bè, non dimentichiamo che arriviamo da un Europeo in cui abbiamo vinto tutto quello che c'era da vincere.
«Appunto, secondo me un bel risultato ci può stare. Sei giorni sono tanti...è una squadra che può fare un bel risultato...».
Come li vedi insieme? Mi sembrano affiatati, un bel gruppo e lo dico mentre li vedo che si stanno sfidando a calcetto, dentro il bar, giocando una partita all'ultimo sangue.
«Bè, è un po' presto per dirlo...anche se sì, è un bel gruppo, ma il gruppo vero si vede dopo una settimana di permanenza sulla gara perchè convivere 15 giorni, in squadra, non è facile. Ci sono delle regole, perchè quando si è in squadra è così, ci sono orari da rispettare e dopo una settimana cominci a capire se c'è questa amicizia. Il bello è anche divertirsi, certo che c'è la gara e che è una cosa seria, però si devono anche divertire insieme, specie nei giorni che precedono la gara».
Sapete cosa vi aspetta a livello meteo, e come terreni di gara?
«Sembra che ci siano stati problemi con gli ambientalisti e quindi hanno dovuto ritoccare alcuni tratti del percorso. Forse rendendoli più semplici. Se piove diventano difficili, ma se si vedono costretti a deviarli, magari sull'asfalto per non creare danni ed evitare le proteste degli ecologisti, allora diventa un pochino più facile, ma ancora non si sa esattamente. Però le prove speciali dovrebbero essere molto belle, ed anche molto difficili, vedremo».
Ultima domanda: un pronostico? Chi vincerà?
«Mah, io voglio dire...il pronostico per noi è il podio, se poi arriva il gradino più alto benissimo, ma sappiamo che ci sono squadre più forti di noi. Arrivare nei primi cinque sarebbe un ottimo risultato !».
Elisabetta Caracciolo