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Ha preso l’avvio nello scorso week end il Campionato mondiale di Trial 2019 nella versione orfana del Promoter inglese Mille, dal quale però la FIM, tornata proprietaria, ha ereditato l’impianto organizzativo e curiosamente, in modo paradossale, ha mantenuto una importante collaborazione logistica: misteri della politica!
Il teatro di questo primo appuntamento è stato il magnifico impianto “Metzeler Off Road Park” di Pietramurata (TN), al suo terzo mandato consecutivo dopo aver chiuso i campionati 2017 e 2018.
Come sempre la famiglia Trentini ha fatto le cose in grande, con un rinnovato percorso di gara e con la solita affascinante qualifica serale del sabato. Solo il meteo ha mancato all’appuntamento con questa importante manifestazione, infatti una pioggia insistente ha rovinato parzialmente l’afflusso del pubblico, meno numeroso rispetto alle precedenti edizioni: un vero peccato, perché la gara è stata molto bella e intensa.
Dopo le drammatiche qualifiche del sabato, condizionate dal maltempo, i 57 piloti selezionati per la partecipazione alle tre classi in gara hanno trovato la domenica un percorso decisamente impegnativo, i numerosi passaggi importanti della categoria Trial GP resi viscidi dalla pioggia presente ad inizio gara hanno reso la competizione durissima; più umane invece le “zone” della Trial 2 e 125 class.
Naturalmente, nell’ecatombe della Trial GP un solo pilota ha letteralmente danzato sulle incredibili difficoltà del percorso: manco a dirlo si tratta del campionissimo Toni Bou, su Honda, che ha praticamente dimezzato i punteggi degli avversari scavando un solco profondo tra sé e Jeroni Fajardo, ottimamente secondo su Gas Gas, e Adam Raga, terzo sulla TRRS, staccati rispettivamente di 28 e 33 punti totali, mentre quarto, il pur bravissimo francese della Beta, Benoit Bincaz, ha accumulato ben 53 penalità di distacco: incredibile!
Molto atteso era l’esordio del giovane spagnolo Jaime Busto, orfano di Gas Gas e da soli dieci giorni alla guida di una Vertigo: la sua gara, terminata al quinto posto, è stata condizionata da una non perfetta condizione fisica, che lo ha rallentato al secondo giro dopo aver chiuso terzo nella prima delle due tornate: pesante anche per lui il distacco dal vertice, ben 58 penalità sono davvero troppe per ritenersi minimamente soddisfatti.
Chiudono i primi dieci l’inossidabile giapponese Fujinami, sesto su Honda con 96 penalità, con Gelabert settimo su Sherco, il fresco vincitore della SSDT James Dabill ottavo su Beta; seguono il campione tedesco Franzi Kadlec su TRRS, e decimo Oriol Noguera su Jotagas.
Esordio complicato per il nostro unico rappresentante in Trial GP, il bergamasco Andrea Riva su TRRS, che coraggiosamente si è onorevolmente battuto su un percorso oggettivamente troppo difficile.
Nella categoria Trial 2 ritroviamo il nostro determinatissimo Matteo Grattarola su Montesa, al vertice della combattutissima categoria che raccoglie giovani e meno giovani su moto a 2 tempi da 250 cc e a 4 tempi da 300 cc.
Il Gratta, su un percorso molto più duro dello standard abituale, ha fatto il Toni Bou della situazione dimezzando i punteggi degli avversari, fissando a 27 penalità la sua prestazione sulle trenta zone. Secondo posto, staccato, è il più giovane dei fratelli Peace, Jack, alla guida della Sherco, mentre al terzo posto sale Toby Martin, per un punto ai danni del nostro Luca Petrella, molto positivo specie al secondo giro, entrambi alla guida delle Beta ufficiali.
Da segnalare, per gli altri italiani presenti, l’ottimo decimo posto di Sergio Piardi su Beta, mentre deludente è il tredicesimo posto di Lorenzo Gandola su Vertigo, dopo aver fatto un buon primo giro. Complicata la prestazione dei due piloti Sherco Petrangeli e Spreafico, rispettivamente ventesimo e ventiduesimo, che chiudono la carrellata degli italiani in Trial 2 class.
Ottimo, nella classe 125, il secondo posto del giovane Carlo Alberto Rabino su Beta, preceduto solo dal francese Kieran Touly, su Scorpa, per soli sette punti. Chiude il podio della categoria il giovane talento spagnolo Alex Canales su Gas Gas, costretto da limiti di età a correre in questa categoria nonostante abitualmente porti con disinvoltura la sua 300 cc.
In definitiva, una bella manifestazione non è stata sufficiente ad attirare il pubblico delle grandi occasioni: certo il meteo non ha aiutato, ma non bisogna fermarsi a questo per giustificare un calo di interesse verso la disciplina più tecnica del motociclismo.
In questo momento il Trial agonistico ha smarrito l’appeal dei tempi migliori, perdendo l’interesse anche tra i suoi più appassionati praticanti.
Gestione dell’evento troppo professionale e poco umana, con troppe limitazioni al libero utilizzo del mezzo durante la manifestazione, fanno da cornice ad un regolamento di gara che è tutto tranne che no-stop come si vorrebbe far credere.
A quando una tavola rotonda tra chi di dovere per risollevare le sorti di questa spettacolare disciplina?