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Le Mans – Andare ad assistere ad una gara endurance di 24 ore è già di per sé un’esperienza unica. Se ci aggiungete poi che la corsa si svolge sul glorioso Circuit de la Sarthe di Le Mans e che le protagoniste della competizione non sono auto (la 24 Ore delle quattro ruote si corre a giugno infatti), ma moto derivate dalla serie guidate da piloti del calibro di David Checa, John McGuinness, Kenny Foray, Steve Martin, gente disposta e ormai più che abituata a guidare in pista per tutta la notte avvolti unicamente dal buio, potete stare certi di vivere una giornata assolutamente emozionante e coinvolgente, che difficilmente dimenticherete.
Anche solo per respirare l’atmosfera tutta particolare che sprigiona il circuito di Le Mans vale la pena di affrontare il viaggio - magari in moto, come fanno ogni anno migliaia di appassionati francesi - per partecipare da spettatori alla 24 Heurs Moto. Mentre si cammina all’interno del Circuit de la Sarthe, nei paddock, sulle tribune o magari in pit lane infatti è possibile sentire più viva che mai la più autentica passione per il mondo dei motori, evocata dalle strutture di una pista che nei suoi quasi 90 anni di storia (fu inaugurato nel 1923, e già quell’anno vi si corse la prima 24 ore automobilistica) ha visto sfidarsi i piloti più leggendari, in quella che viene considerata comunemente una delle gare più impegnative del mondo.
Si sente spesso dire che i piloti che vi partecipano conoscano il tracciato a memoria, tanto da poterlo affrontare anche ad occhi chiusi
minuto dopo minuto sempre più coinvolgente. Ci si immedesima infatti con i piloti che continuano a girare in pista facendo segnare tempi sul giro inferiori solo di qualche secondo rispetto a quelli ottenuti durante il giorno, potendo contare esclusivamente sulla luce dei loro fari anteriori e quindi sulla loro grande esperienza. Non è un caso, infatti, se si sente spesso dire che i piloti che vi partecipano conoscano il tracciato a memoria, tanto da poterlo affrontare anche ad occhi chiusi…
Stessa cosa quando avviene un pit stop perfetto, senza errori, effettuato in un tempo record: tutti i meccanici applaudono, complimentandosi l’un con l’altro. Siamo stati testimoni di una scena
indimenticabile, nel box di un team che stranamente utilizzava in gara una Yamaha FZ1 (unica naked delle 55 moto partenti quest’anno), il cui motore aveva lasciato a piedi il pilota: ci mostrano il pistone responsabile del guasto, seriamente danneggiato e bruciacchiato. In pratica, si era fuso il motore, inconveniente non da poco, ma il team non si è dato assolutamente per vinto. In un clima addirittura festoso i meccanici hanno tirato giù il quattro cilindri e l’hanno smontato e rimontato completamente, riparandolo così bene che la FZ1 alla fine è riuscita tranquillamente a tagliare il traguardo alle 15:00 della domenica. Quello che ci ha sorpreso è l’atteggiamento con cui i meccanici hanno affrontato il grave guasto: nel box si sentiva ridere e scherzare, mentre la moto veniva riparata rapidamente e, naturalmente, con grande professionalità, mentre qualcuno di loro ha anche speso del tempo prezioso per parlare simpaticamente con noi, spiegandoci nei dettagli tutto quello che stava succedendo.
più blasonate.