Una notte a Le Mans per la 24 Heurs Moto

Una notte a Le Mans per la 24 Heurs Moto
Qui si seguito troverete tanti validi motivi per assistere alla 24 Heurs Moto di Le Mans, una delle competizioni motociclistiche più estreme, colorate ed affascinanti al mondo
11 settembre 2012

 

Le Mans – Andare ad assistere ad una gara endurance di 24 ore è già di per sé un’esperienza unica. Se ci aggiungete poi che la corsa si svolge sul glorioso Circuit de la Sarthe di Le Mans e che le protagoniste della competizione non sono auto (la 24 Ore delle quattro ruote si corre a giugno infatti), ma moto derivate dalla serie guidate da piloti del calibro di David Checa, John McGuinness, Kenny Foray, Steve Martin, gente disposta e ormai più che abituata a guidare in pista per tutta la notte avvolti unicamente dal buio, potete stare certi di vivere una giornata assolutamente emozionante e coinvolgente, che difficilmente dimenticherete.

Anche solo per respirare l’atmosfera tutta particolare che sprigiona il circuito di Le Mans vale la pena di affrontare il viaggio - magari in moto, come fanno ogni anno migliaia di appassionati francesi - per partecipare da spettatori alla 24 Heurs Moto. Mentre si cammina all’interno del Circuit de la Sarthe, nei paddock, sulle tribune o magari in pit lane infatti è possibile sentire più viva che mai la più autentica passione per il mondo dei motori, evocata dalle strutture di una pista che nei suoi quasi 90 anni di storia (fu inaugurato nel 1923, e già quell’anno vi si corse la prima 24 ore automobilistica) ha visto sfidarsi i piloti più leggendari, in quella che viene considerata comunemente una delle gare più impegnative del mondo.


Il tramonto accende l'emozione


Il momento più affascinante di una gara lunga 24 ore ha inizio senza dubbio quando sulle curve del circuito inizia a calare il sole. Non appena scende la notte, la competizione cambia completamente volto divenendo

Si sente spesso dire che i piloti che vi partecipano conoscano il tracciato a memoria, tanto da poterlo affrontare anche ad occhi chiusi

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minuto dopo minuto sempre più coinvolgente. Ci si immedesima infatti con i piloti che continuano a girare in pista facendo segnare tempi sul giro inferiori solo di qualche secondo rispetto a quelli ottenuti durante il giorno, potendo contare esclusivamente sulla luce dei loro fari anteriori e quindi sulla loro grande esperienza. Non è un caso, infatti, se si sente spesso dire che i piloti che vi partecipano conoscano il tracciato a memoria, tanto da poterlo affrontare anche ad occhi chiusi…


Il lavoro ai Box


A rendere così coinvolgente la notte a Le Mans non sono solamente il coraggio, la professionalità e l’audacia dei piloti in pista, ma anche tutto il mondo che continua a girare come un orologio preciso e puntuale intorno a loro. Il lavoro dei team ai box è regolato da dinamiche rigidissime e collaudate, perché il tempo speso ai pit stop in un gara così lunga può veramente fare la differenza. Ogni meccanico sa esattamente cosa deve fare e in quanto tempo, nessuno deve intralciare con il suo lavoro quello degli altri, tutto deve funzionare come in un meccanismo perfetto.

 

Stessa cosa quando avviene un pit stop perfetto, senza errori, effettuato in un tempo record: tutti i meccanici applaudono, complimentandosi l’un con l’altro. Siamo stati testimoni di una scena

Motore della Yamaha FZ1
Motore della Yamaha FZ1

indimenticabile, nel box di un team che stranamente utilizzava in gara una Yamaha FZ1 (unica naked delle 55 moto partenti quest’anno), il cui motore aveva lasciato a piedi il pilota: ci mostrano il pistone responsabile del guasto, seriamente danneggiato e bruciacchiato. In pratica, si era fuso il motore, inconveniente non da poco, ma il team non si è dato assolutamente per vinto. In un clima addirittura festoso i meccanici hanno tirato giù il quattro cilindri e l’hanno smontato e rimontato completamente, riparandolo così bene che la FZ1 alla fine è riuscita tranquillamente a tagliare il traguardo alle 15:00 della domenica. Quello che ci ha sorpreso è l’atteggiamento con cui i meccanici hanno affrontato il grave guasto: nel box si sentiva ridere e scherzare, mentre la moto veniva riparata rapidamente e, naturalmente, con grande professionalità, mentre qualcuno di loro ha anche speso del tempo prezioso per parlare simpaticamente con noi, spiegandoci nei dettagli tutto quello che stava succedendo.


Grandi e piccoli team


Curioso inoltre osservare le differenze tra i team maggiori e più importanti e quelli dei privati, che naturalmente hanno meno mezzi e meccanici meno preparati, e di conseguenza si trovano a sostare più lungamente ai box. Abbiamo partecipato con entusiasmo, per esempio, al drammatico pit stop di una Aprilia RSV4 di un team privato. Il pilota, arrivato ai box, non ha trovato nessuno dei meccanici pronto sulla pit lane. Tutti erano tranquillamente dentro al box ma nessuno si era accorto che nel frattempo il pilota era rientrato per il cambio gomme e il pieno... Appena resisi conto di cosa stava succedendo, si è ovviamente scatenato un parapiglia generale nel quale è stato effettuato uno dei pit stop più anomali e curiosi a cui abbiamo mai assistito. Del resto, la 24 Ore di Le Mans è anche questo: riuscire a venire a stretto contatto con l’umanità del mondo delle corse, solitamente celata agli occhi del pubblico nelle competizioni delle categorie

più blasonate.


Fuori di... pista


A onor di cronaca, occorre infine almeno fare un accenno allo strano e colorato mondo che popola i numerosi campeggi che circondano la pista, dove abbiamo trovato un universo di moto e motociclisti di ogni tipo. Moto parcheggiate di fianco alle tende, musica e festa per tutta la notte, motori che ruggivano da tutte le parti portati al limitatore, ci hanno regalato alcuni momenti veramente indimenticabili.

di Matteo Valenti

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