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Abbiamo incontrato Alex De Angelis in Grecia, in occasione dei track days sul circuito di Serres di Lifemotorcycle, l’organizzazione italo-maltese che ci ha ospitato per tre giorni sul circuito dei Balcani per un corso di guida veloce dove Alex era la guest star, disponibile al confronto, prodigo di consigli autorevoli oltre che velocissimo. In un (raro) momento di pausa ne abbiamo approfittato per rivolgergli qualche domanda riguardo la sua stagione attuale in SBK e… molto altro.
Parliamo subito della tua ultima gara, quella di Misano. Fino ad ora, con la Kawasaki del team Pedercini hai ottenuto risulti al di sotto delle tue possibilità e, tra l’altro, c’è stata anche una caduta nella seconda manche…
«In effetti tutta la stagione è in realtà sotto le mie aspettative, è chiaro che sono in un team privato e non ci si può aspettare di giocarsi il podio o chissà quali posizioni, ma mi aspettavo almeno delle gare nella top ten, cosa che al momento non ci è riuscita, dato che siamo arrivati per tre volte undicesimi. A Misano, in Gara 2, purtroppo fin dal primo giro mi sono accorto che si era staccato l’ammortizzatore di sterzo, nel curvone veloce la moto si è imbizzarrita e la sbacchettata ha fatto in modo che le pasticche dei freni si aprissero e di conseguenza sono arrivato in fondo senza freni… tutto bene perché nonostante tutto la via di fuga abbastanza grande mi ha permesso di buttare la moto per terra senza farmi male e senza demolire la ZX-10RR».
Fortunatamente non ti sei fatto nulla… a proposito: strascichi del tuo drammatico incidente a Motegi?
«Beh… qualche segno… qualche cicatrice (Alex sorride quasi divertito, si capisce che ha mentalmente archiviato tutto n.d.r.)».
Ho visto il tuo braccio destro, in effetti è un po' più sottile dell’altro, ma vai forte ugualmente, quindi nessun problema, o sbaglio?
«Il mio braccio dopo l’intervento ha ricominciato a funzionare abbastanza bene, ma purtroppo per un anno e un mese il bicipite non si è nemmeno mosso e quindi attualmente la circonferenza del braccio destro è inferiore di quattro centimetri e mezzo rispetto al sinistro questa è la realtà dei fatti. Ma la mancanza di forza, dopo avere cambiato un po’ il mio stile di guida, non mi ha penalizzato più di tanto. Il problema è stato invece che negli ultimi tre mesi, dato che uso molto di più l’avambraccio e che il bicipite è piccolo, mi è presa una tendinite e il dolore mi ha dato molto più fastidio della mancanza di forza, specialmente abbinando le due cose. Quella di Misano è stata la prima gara dove sono riuscito a fare un weekend intero senza prendere antidolorifici, è bastato sopportare; ma spero che le due settimane prima di Laguna Seca e il mese di pausa estiva dopo l’America mi aiuteranno a recuperare al 100% per la parte finale del campionato».
Laguna Seca ti piace?
«Laguna Seca penso che sia uno dei circuiti preferiti di tutti i piloti… è bellissimo e molto, molto tecnico. Credo che sia una delle poche piste al mondo piccole ma che piace veramente a tutti, nonostante non sia velocissima: sali e scendi in maniera… robusta e alcune curve peculiari proprio di Laguna Seca sono bellissime».
...il cavatappi… cosa si prova scendendo alle vostre velocità giù per il cavatappi, cosa si vede all’ingresso di curva?
«Niente! Ecco cos’è che vedi! Prendi dei riferimenti che ti dicono “ok, è ora di andare giù” e poi nel momento che vai giù ti si stacca proprio il sedere dalla sella, questo per farti capire com’è veloce la picchiata verso il basso! Poi si prosegue con due curvoni veloci veramente differenti da tutto quello che possiamo trovare negli altri circuiti di tutto il mondo, e che rendono Laguna Seca unica».
A cosa dedicherete maggior attenzione nella messa a punto di questo round?
«Siamo un team privato e abbiamo molti canali elettronici bloccati: mentre gli ufficiali posso intevenire a 360 gradi, noi su alcune cose possiamo intervenire, su altre dobbiamo chiedere a Kawasaki se vogliono/possono intervenire…».
Fammi un esempio...
«Mah… ad esempio ci sono certi canali legati alla potenza dove noi abbiamo delle mappe, ma se quelle che abbiamo non ci bastano, magari solo in certe curve o abbiamo bisogno di un’erogazione differente, dobbiamo chiederlo a Kawasaki proprio perché non possiamo “entrare” e fare l’intera mappatura. Laguna Seca è molto corto, ma anche se la nostra è una moto privata ha pur sempre tanti cavalli: con i rapporti corti si impennerà tantissimo, e saremo costretti a lavorare molto di antiwheeling e traction control; avremo una moto con bassissima potenza e alta guidabilità, è una pista dove, mi auguro, avremo meno gap rispetto alle moto ufficiali».
Cosa pensi di quello che è accaduto con gli pneumatici forati in gara? Pirelli sta facendo le sue verifiche, ma sembra si sia un po’ tirata fuori dalle responsabilità dirette…
«E’ assolutamente giusto che Pirelli faccia tutte le considerazioni del caso; se si sono tirati fuori vuol dire che hanno controllato e verificato che le loro gomme sono a posto, quindi qualcuno ha fatto qualche “esperimento”; senza fare nomi e cognomi, questo qualcuno che ha avuto problemi era davanti, quindi quello che hanno trovato facendo esperimenti era qualcosa che favoriva la prestazione pura a discapito della sicurezza del pilota, e anche a discapito di Pirelli, che ci mette la faccia. Pirelli secondo me sta facendo un ottimo lavoro, le loro gomme sono sempre più prestanti sia sul tempo sul giro che per la costanza di rendimento, che forse è quello che mancava rispetto alle MotoGP: ora anche noi in SBK facciamo giri veloci alla fine delle gare».
Anzi, Pirelli sembra in questo momento più costante rispetto a Michelin in MotoGP…
«Sicuramente tra una gara e un altra lo è, poi magari nello specifico Gran Premio non è scontato. Nella media stagionale, le Pirelli vanno sempre bene in tutti circuiti, mentre le Michelin in certe gare fanno magari dei record superando i tempi fatti dalle Bridgestone, in altre gare fanno un disastro…».
Sono anche delle categorie differenti… quali sono le differenze, a grandi linee, tra una MotoGp privata e una SBK privata?
«La cosa più evidente è il peso. Anche un amatore salendo su una MotoGP si accorge subito della differenza a favore dei prototipi, dopodiché vengono i freni in carbonio: peso ridicolo che migliora l’agilità, frenata assurda e una costanza di rendimento che nessun altro materiale ti può dare. Stranamente, una cosa a favore della SBK è l’elettronica! In SBK l’elettronica è libera, in MotoGp invece c’è la centralina unica, e questo restringe il divario ed è la ragione per la quale spero che la centralina unica arrivi presto pure in Superbike: sono convinto che se faranno un regolamento che riesca a ricompattare i distacchi potremo ritornare a vedere un campionato veramente bellissimo, perché i piloti, le moto, e tutto il campionato SBK sono predisposti allo show!».
Cambiamo argomento, e parliamo dell’impegno per la sicurezza che stai trasmettendo in questo corso organizzato da Lifemotorcycle qui a Serres. Con gli allievi hai parlato della necessità di indossare l’airbag.
«Sì, lo uso da due anni grazie a Macna, che mi fornisce le tute: non ho preso in considerazione nessuna offerta che non potesse dare l’utilizzo dell’airbag! Dopo che, ahimè, ho visto quanto in realtà sia importante nelle cadute l'essere protetti dall’airbag, mi chiedo perché non renderlo obbligatorio come il casco chissà quanti “mila” anni fa…».
Era l’86…
«...io sono dell’84… (ride, n.d.r.); mi auguro, e comunque combatterò affinché sia innanzitutto obbligatorio per le corse, dopodiché spero che si arrivi ad un costo accettabile e alla portata di qualsiasi utente stradale; anche gli scooter oramai vanno forte, e vediamo purtroppo tanti incidenti, anche brutti. L’airbag deve diventare una cosa alla quale tutti possano accedere».
C’è chi si spaventa del fastidio di averlo dentro la tuta o dentro il giubbotto...
«Io penso che non solo non dia fastidio, ma che dia una sicurezza che permette di guidare più sereni e, se in pista, veloci. Questo è quello che cerco di spiegare anche ai miei allievi».
Quali sono gli errori più frequenti che vedi che vedi commettere ai tuoi allievi?
«La cosa che salta all’occhio è la posizione di guida. L’utente stradale non ha bisogno di spostarsi sulla moto, mentre invece in pista è importante portare la testa e la gamba verso l’interno della curva per aiutare la moto a girare. Le traiettorie, in secondo luogo: mi rendo conto che per me è facile, ma anche io quando ho iniziato a correre, a quattordici anni, ho iniziato semplicemente a seguire quelli che andavano più forte di me, purtroppo non ho avuto istruttori che mi aiutassero ad accorciare i tempi di apprendimento: seguivo chi andava più forte, e cercavo di capire. Quando poi vedo che l’allievo mette in pratica i miei consigli per conoscere la moto, la pista e se stesso, mi sento carico! E’ chiaro che i consigli sono adatti all’allievo che li riceve, non posso dirgli “se fino ad adesso frenavi a duecento metri, dal prossimo giro frena a cento”, assolutamente no. Consiglio di fare dei tentativi, senza pensare al cronometro, di seguire le mie indicazioni, e poi quando siamo ai box ne parliamo, ci confrontiamo e cerchiamo di capire come migliorare ancora: questa è una cosa che mi dà particolare soddisfazione».