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Come tanti appassionati, non mi sono perso nemmeno un secondo della gara SBK di Misano Adriatico: da venerdì mattina a domenica sera ho seguito in diretta sul web i tempi delle libere, ho letto su Moto.it commenti e interviste, ho seguito tutto quello trasmesso in TV da Italia1, affascinato dalla nuova sfida di Max Biaggi, tornato in pista a quasi 44 anni (li compirà il prossimo 26 giugno), 986 giorni dopo l’ultima gara da pilota a tempo pieno. Nel sondaggio promosso alla vigilia da Moto.it, avevo votato Biaggi sul podio, convinto che potesse addirittura vincere, perché ritengo Max nettamente più forte di tutti gli attuali protagonisti della SBK. Ho sbagliato pronostico, ma quanto fatto dal campione dell’Aprilia è stato comunque straordinario e mi permette di fare qualche considerazione, pensando anche a quanto ottenuto da un altro fuoriclasse, Troy Bayliss, nelle due gare disputate in Australia e Thailandia a inizio campionato.
Luca Cadalora, tre volte campione del mondo e grande conoscitore di tutti gli aspetti del motociclismo, l’aveva predetto nella puntata di “DopoGP” dedicata al GP della Catalunya. «Biaggi sarà velocissimo in prova, ma in gara farà più fatica». E così è stato. Primo in entrambi i turni del venerdì, Max ha chiuso la Superpole al quinto posto, a soli 37 millesimi dalla seconda posizione, ma in Gara1 ha faticato a prendere il ritmo. Normale che sia così: in partenza Biaggi ha pagato la mancanza di abitudine al contatto ravvicinato con gli avversari e anche nel finale, pur avendone di più del compagno di Marca Leon Haslam, non ha mai affondato la staccata, come avrebbe invece fatto in passato, rimanendo alle sue spalle pur avendo la possibilità di conquistare il quinto posto.
«Da quando provo questa moto non sono mai caduto una volta. A volte cadere, fare una scivolata, non è proprio un male, perché ti aiuta a capire dove sia il limite tuo e della moto. Io non ho cercato il limite mio e della moto. Non sono più un pilota professionista che corre stabilmente nel Mondiale e quindi ho spinto certamente al massimo, come tutti i miei avversari, ma probabilmente non al limite» ha dichiarato Max nell’intervista pubblicata domenica da Carlo Baldi. Ed è così: Biaggi è certamente più forte di Haslam, ma l’abitudine a fare certe cose, a prendere certi rischi inevitabilmente la perdi, anche se ti chiami Max Biaggi e hai conquistato sei titoli mondiali.
Non a caso, Biaggi è andato molto meglio in gara2. Allenato com’è, non ha subito minimamente la fatica di un’altra manche a due ore di distanza dalla prima, piuttosto ha potuto “sfruttare” l’esperienza fatta in precedenza, è stato più aggressivo, si è “ricordato” di automatismi che non puoi ritrovare girando da solo in prova, anche se conosci a memoria ogni centimetro dell’asfalto di Misano. Il distacco dal vincitore – 5”911, più che dimezzato rispetto a Gara1 - rappresenta un dato di grandissimo valore, che la dice lunga sulle qualità del fuoriclasse dell’Aprilia, che patisce inevitabilmente nella sfida ravvicinata, ma che per tutto il resto ha ancora molto da insegnare a (quasi) tutti i suoi avversari.
Se, effettivamente, Biaggi correrà nuovamente in Malesia, probabilmente andrà ancora più forte di quanto non abbia già fatto domenica scorsa. Per il momento, però, la SBK deve ringraziare Max, per mille motivi, anche per il risultato ottenuto: se Biaggi fosse salito sul podio, sarebbe stato un ulteriore smacco per una SBK già agonizzante. Con i due sesti posti, invece, il livello del campionato è per così dire salvo e l’attenzione mediatica ottenuta grazie a Biaggi è stata di gran lunga superiore a quella avuta dall’intero campionato da molto tempo a questa parte.
Quanto fatto da Biaggi mi ha fatto pensare a cosa avrebbe potuto fare Casey Stoner se avesse corso in MotoGP in Texas e in Argentina al posto dell’infortunato Dani Pedrosa sulla Honda RC213V. Io credo che avrebbe ottenuto più o meno lo stesso risultato ottenuto da Max: sarebbe stato velocissimo in prova, avrebbe conquistato un posto nelle prime due file, ma in gara avrebbe probabilmente fatto più fatica. D’accordo, Casey è un talento straordinario, forse il più grande fenomeno espresso dal motociclismo moderno, ma in gara avrebbe avuto a che fare con campioni come Rossi, Lorenzo, Marquez, Dovizioso, Iannone, sicuramente più forti di Rea, Sykes, Giugliano, Haslam, Torres: Stoner, come Biaggi, avrebbe inevitabilmente pagato la mancanza di abitudine a lottare per 45 minuti a un ritmo indiavolato con questi fenomeni. Purtroppo manca – e mancherà – la controprova, ma credo che quanto visto a Misano con Biaggi sarebbe successo anche in MotoGP con Stoner.