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Carlos Checa è in pensione ormai da qualche anno, ma gli appassionati se lo ricordano ancora molto bene. Ultimo iridato con Ducati in Superbike, nel 2011, per la sua simpatia e umanità è ancora uno dei personaggi più amati del panorama mondiale.
Protagonista per anni del Motomondiale in sella alle 500 e MotoGP Honda, Yamaha e Ducati, conta nel suo palmarès con i prototipi due vittorie e ventiquattro podi. Gli appassionati però lo ricordano meglio per le ottime prestazioni in Superbike, dove è andato sempre molto forte e ha regalato alla Ducati, e al team Althea di Genesio Bevilacqua, un meraviglioso titolo mondiale nel 2011 con cui la 1198 ha salutato le scene mondiali.
Ancora legato al mondo del motociclismo, in quanto ancora giovane ed in forma - anche lontano dai circuiti iridati non ha mai smesso di "dare il gas" - è stato ospite del padiglione del Kuwait presso EXPO, per il legame di amicizia e riconoscenza che ancora lo avvicina ad Alberto Vergani, suo manager e sponsor attraverso Nolan/X-Lite per buona parte della sua carriera. In questa occasione, Carlos ha potuto conoscere meglio la realtà e la storia di questo paese, regalando un suo casco replica autografato per l'occasione.
Naturalmente non ci siamo lasciati scappare la possibilità di intervistarlo, scoprendo – senza troppe sorprese – un amore per la moto ancora vivo e un’attenzione al mondo delle competizioni che ci permette di considerarlo ancora un illustre esperto a cui chiedere qualche opinione di prima mano.
Sei in pensione, ma non hai certo rinunciato alla moto. Hai corso sugli sterrati del Rally di Sardegna, e partecipi come istruttore alle giornate in pista Ducati. Cos’altro c’è nei tuoi programmi nel prossimo futuro?
«Parteciperò al Merzouga Rally, per cui partirò mercoledì la prossima settimana. E’ una gara che mi piace molto. Al ritorno sarò impegnato in qualche test per la Ducati Superbike a Valencia. Ma ho anche fatto la Madrid-Lisbona ciclistica con un po’ di amici, fra cui Lucas Cruz, il copilota di Carlos Sainz, e ci siamo divertiti molto. Unisco un po’ di sport con un po’ di ozio e finalmente mi posso permettere tutte le cose che prima non avevo tempo di fare. Ho preso anche il brevetto di volo, specialità in cui unisco il divertimento al fascino di apprendere una disciplina nuova. E poi adesso, con l’arrivo dell’inverno, mi dedicherò allo sci, che mi è sempre piaciuto moltissimo».
«Naturalmente ci sono anche tanti impegni legati al mondo della moto, che vivo magari in maniera meno attiva, più da lontano, ma mi prende ancora tantissimo. Diciamo che mi tengo allenato su altri terreni, come il fuoristrada, attraverso i rally, ma seguo sempre le altre gare. Sarò sicuramente a Valencia per l’ultimo appuntamento della MotoGP, e seguo tutte le gare in TV. Insomma, non mi sono allontanato dall’ambiente delle competizioni».
Insomma, vivi ancora la moto per diletto personale. Ti diverti di più adesso a guidarla o quando correvi?
«Mi diverto ancora molto, ho una Ducati Multistrada con cui ho fatto tanti chilometri, e mi piace girare anche per strada oltre che in fuoristrada e nel Trial. Le gare sono ovviamente un’altra cosa – non si andrebbe mai al limite a cui ti portano le competizioni se non fossi in gara. Ci vuole lo stimolo della competizione per trovare queste motivazioni, la lotta contro gli avversari è quello che ti fa superare i tuoi limiti. E’ molto bello, ma allo stesso tempo è un impegno importante, molto intenso, e lo puoi fare per un po’ di tempo».
«Alla lunga ti logora: io ho corso per tanto tempo, e anche adesso non spingo più così forte anche se partecipo ad alcuni Rally. Il mio approccio è di imparare, divertirmi, conoscere un mondo nuovo e basta, non ho più prospettive competitive come avevo invece prima. Ma è stato tutto molto bello: avere la possibilità di correre in moto e puntare alla vittoria per me era un sogno d’infanzia diventato realtà. E’ stato un periodo bellissimo, ma è arrivato il momento di godermi la moto in un’altra maniera».
Un giudizio da esperto sul Mondiale Superbike di quest’anno?
«Credo che quest’anno fosse chiaro come in Superbike Kawasaki fosse la moto più a posto – sono quelli che hanno lavorato di più e meglio, gli altri per un motivo o per l’altro non sono stati a loro livello tecnico. Ducati si è avvicinata un po’ con Chaz Davies, e alla fine il Mondiale è stato un affare fra due piloti. Tom Sykes non è stato sicuramente al meglio della sua forma, ma Jonathan (Rea, NdR) ha invece sfruttato molto bene il potenziale di team e moto, e non ce n’è stato per nessuno».
«E’ stato bello vedere la crescita della Ducati, che è riuscita a portare Davies al punto di poter lottare per la seconda posizione del Mondiale, mentre il resto degli avversari non ha avuto reali possibilità di competere. Ha fatto qualcosa Aprilia, che è salita sul podio con Leon Haslam, ma a parte quello non abbiamo visto molto. Speriamo che l’anno prossimo, con il ritorno di Yamaha, spunti fuori qualche nuovo protagonista – spero anche che Marco (Melandri, NdR) riesca a trovare una moto per stare davanti, magari con altri piloti di provenienza MotoGP. Serve altri nuovi ingredienti per creare un campionato più attraente, magari con qualche altra Casa che riesca a portarsi al livello di Kawasaki e Ducati».
Un altro ingrediente potremmo avercelo davanti. Bayliss e Biaggi sono tornati per qualche fugace apparizione. Tu non hai voglia di tornare come wild card?
«No, grazie...»
La possibilità invece di crearti una seconda carriera in altre specialità ti attira?
«In moto mi sto divertendo tanto, come vi ho detto, ma la competizione l’ho già vissuta e onestamente non ho più molta voglia di tornare a viverla. E’ una parte della mia vita ormai conclusa, quello che ho voglia di fare ora è più personale. Lottare contro il cronometro, scoprire il limite mio e della moto, è una sfida affascinante che ora però non mi attira più di tanto. Riesco a fare altre cose meno impegnative ma allo stesso tempo più divertenti, senza dover dare il 100% come richiedono le competizioni. Magari anche in auto, ma a parte il Rally è meno divertente che sulle moto. Per adesso no – faccio tante attività che mi piacciono quando voglio, senza dovermi concentrare come richiede un progetto molto importante».
Parliamo di evoluzione. Hai praticamente tenuto a battesimo il progetto Panigale. Come vedi l’evoluzione che ha avuto la Superbike Ducati?
«Ha fatto un bel salto. Noi abbiamo iniziato in un periodo in cui la moto non era pronta, e non siamo riusciti a svilupparla come avremmo potuto e voluto. Ci è capitato un po’ di tutto, compresi alcuni problemi logistici con il team: prima si sarebbe dovuto partire con il team di Genesio Bevilacqua, poi con quello di Batta, con cui però c’è stato un diverbio e alla fine ci si è trovati con una moto a cui mancava soprattutto potenza. Però credo che abbiamo fatto un lavoro che sta dando i suoi frutti ancora oggi: la base della moto è ancora quella attuale, hanno trovato la potenza necessaria, e credo che anche a livello elettronico abbiano fatto molti progressi».
«La Panigale è una moto competitiva nel Mondiale, ha vinto più gare negli ultimi tre GP: credo che l’anno prossimo diventerà una pretendente al titolo iridato. Credo che sia cresciuta moltissimo, è bellissima, e adesso che va anche forte: è perfetta. Vedremo come finirà il campionato, ma sicuramente il pilota con più possibilità di lottare per il titolo 2016 contro le Kawasaki sarà Davies con la Ducati».
Come pensi che debba evolvere il regolamento Superbike per il futuro? Cosa ti è piaciuto, o meno, delle recenti modifiche?
«Credo che la moto unica sia stata un passo indietro. Qualche idea ce l’ho, ma sostanzialmente credo che il punto sia aumentare il numero di piloti, legare un po’ di più alla partecipazione le marche e poi rimettere la possibilità di correre con due moto. La manovra della moto unica era nata per ridurre i costi, ma per come la vedo io non ha ridotto per niente le spese dei team, mentre aumentano i rischi, soprattutto per il pilota».
Chi sono i giovani più promettenti in Superbike e MotoGP?
«Non lo so (ride). Si vedrà, ma faccio fatica a capire bene – i nomi sono quelli che girano su tutti, ma capire chi di loro sarà in grado di arrivare al livello dei top in ogni categoria è davvero difficile da dire. In questo momento quelli che possono lottare per la vittoria nei campionati sono sempre i soliti. E poi c’è sempre spazio per le sorprese: chi avrebbe mai detto che Zarco in Moto2 avrebbe disputato una stagione come quella di quest’anno? A volte un pilota fa un salto qualitativo inatteso rispetto agli altri…»