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Abbiamo approfittato della presenza di Carmelo Ezpeleta a Losail, in occasione dell’ultimo round del campionato mondiale Superbike, per incontrare l’uomo che ha nelle proprie mani l’organizzazione dei più importanti campionati motociclistici mondiali. E non ci riferiamo solo alla GP e alla Superbike, ma anche al CEV, che negli ultimi anni ha assunto un’importanza sempre maggiore, e all’AMA Superbike, acquisito da Dorna per essere rilanciato e per diventare il campionato di riferimento dei due continenti americani, dove le competizioni motociclistiche su pista sono in netta ascesa, tanto che il prossimo anno vedremo in azione in Superbike un team nato a Santo Domingo (il team JR gestito da Troy Corser).
Ci aspettavamo una persona seria, resa quasi brusca da un impegno senza dubbio gravoso e dalle critiche, che non mancano mai quando si parla di Dorna. Invece quella che doveva essere un’intervista di pochi minuti si è protratta oltre il previsto, grazie alla sua disponibilità, ed è emersa una persona appassionata del proprio lavoro e fiera della propria azienda.
Da due anni Dorna gestisce il campionato mondiale Superbike. Può fare un consuntivo del lavoro svolto? E’ soddisfatto di quanto avete fatto?
«Il bilancio di questi due anni è senza dubbio positivo. Quando abbiamo acquisito la Superbike eravamo ben consci di quello che ci aspettava e non abbiamo avuto sorprese particolari. Abbiamo trovato quello che ci aspettavamo. Il nostro obiettivo primario era ed è ancora quello di differenziare i due campionati, la MotoGP e la Superbike. Ho sempre affermato, e ne sono convinto, che esista lo spazio per due campionati motociclistici a condizione che uno sia riservato alle moto derivate dalla serie e l’altro ai prototipi. Senza questa differenziazione i due campionati non avrebbero ragione di esistere. Nonostante la crisi economica mondiale ritengo che in questi due anni abbiamo iniziato un percorso che consentirà alla Superbike di avere un futuro e di averlo sempre migliore».
Esiste lo spazio per due campionati motociclistici, a condizione che uno sia riservato alle moto derivate dalla serie e l’altro ai prototipi. Senza questa differenziazione i due campionati non avrebbero ragione di esistere
Quali obiettivi si pone ora Dorna per quanto riguarda la Superbike?
«In queste due stagioni abbiamo cercato innanzitutto di stabilire degli accordi ben definiti tra tutte le parti in causa. Un dialogo che ci permetterà di costruire una griglia più folta di moto, competitive e più vicine alla serie. Più moto competitive significa più spettacolo in pista e tutto questo senza mai dimenticare la ricerca della diminuzione dei costi. Stiamo lavorando in questa direzione e siamo felici di constatare che siamo già ad un buon punto. Stiamo anche cercando di valorizzare quelli che sono i lati positivi ed unici del mondiale Superbike, dando valore alla sua formula vincente che ci consente di vedere gareggiare in pista le moto derivate dalla serie. Infine stiamo sfruttando le sinergie che ci derivano dal gestire i due più importanti campionati motociclistici a favore della Superbike, che con le sole proprie forze farebbe maggiormente fatica».
In queste due stagioni uno dei punti dolenti è stato il calendario Superbike, spesso modificato con alcune gare addirittura cancellate.
«Nel confrontarci con le società che gestiscono gli autodromi di tutto il mondo abbiamo preferito mostrare loro quella che è la realtà del campionato. Di conseguenza abbiamo trovato chi l’ha accettata, ma anche chi invece riteneva che la Superbike potesse portare pubblico e sponsor pari o addirittura superiori a quelli della GP. Con questi ultimi ovviamente non è stato possibile trovare un accordo. Ci siamo trovati spesso a dover fare i conti con accordi già stabiliti, che però erano vincolati a numeri ed impegni che non rispecchiavano la realtà della Superbike. Questo ha reso davvero difficile stilare un calendario. Riteniamo comunque che siano pochi gli sport che possono garantire il pubblico e il ritorno mediatico della Superbike e su questo ci siamo basati per trattare con i nostri possibili partner. Purtroppo ci sono stati anche problemi contingenti, come quelli che hanno riguardato la Russia e che ci hanno obbligato ad annullare il round moscovita. Noi abbiamo cercato sino all’ultimo di rispettare il calendario, ma a volte non è stato possibile. Per il prossimo anno siamo certi di poter stilare un calendario con un minimo di 14 gare che siano però certe. Abbiamo già confermato l’ingresso della Thailandia e stiamo anche trattando con un autodromo del Cile. Stiamo cercando anche di correre in India, un mercato interessantissimo che vanta oltre 15 milioni di moto vedute all’anno, ma sino ad ora non siamo riusciti a trovare un partner affidabile. Posso comunque affermare che nell’arco di qualche settimana renderemo pubblico il calendario 2015 e che stiamo lavorando per far si che lo stesso sia definitivo e non debba essere modificato».
Questi sono campionati per moto derivate dalla serie e dobbiamo quindi prende atto dei cambiamenti dei mercati, che non richiedono più le grosse cilindrate, ma moto da 300 a 500 cc
La tendenza è quella di rivolgersi ai mercati emergenti extraeuropei, ma questo come si concilia con la necessaria riduzione dei costi per i team?
«L’unico modo per permettere al mondiale Superbike di correre le gare extraeuropee è quello di aiutare economicamente le squadre e noi lo faremo. In caso contrario avremmo ridotto i round al di fuori dell’Europa anziché aumentarli. I mercati emergenti sono ovviamente molto interessanti sia per i team che per i produttori ed è quindi indispensabile portarci la Superbike, che ne trarrà senza dubbio un grande beneficio in termini di visibilità e di sponsor».
La Dorna detiene di fatto il monopolio delle gare motociclistiche mondiali. Una grande soddisfazione, ma anche impegno gravoso.
«Il ruolo di Dorna è sempre stato quello di organizzare gare motociclistiche. La nostra missione e quella di organizzare le corse e di mostrale al mondo attraverso le televisioni. Lo sappiamo fare e vogliamo farlo sempre nel modo migliore e sui circuiti più sicuri.
Quasi ogni domenica la nostra società organizza almeno due gare di livello mondiale. Ad esempio mentre la Superbike corre qui in Qatar, noi stiamo organizzando anche una tappa del CEV a Portimao ed abbiamo persone che stanno già lavorando all’ultima gara della MotoGP di Valencia tra sette giorni. Alla Superbike, alla GP ed al CEV abbiamo recentemente aggiunto il campionato AMA Superbike che abbiamo intenzione di rilanciare. Inoltre nei nostri programmi futuri figura anche un campionato promozionale nel Nord e nel Sud America. Questo anche perché riteniamo che sia la GP che la SBK abbiano bisogno di essere alimentate da un motociclismo presente in tutto il mondo. I due campionati maggiori potranno così sfruttare le sinergie che potremo mettere in campo visto che organizziamo gare in tutto il mondo».
La Stock 600 prepara i futuri piloti Superbike così come il CEV Moto3 li prepara alla GP
Il CEV ormai non è più un campionato nazionale, bensì l’unica realtà che prepara i piloti al mondiale. Di fatto è un campionato europeo che si affianca a quello della Stock 600.
«Esatto. La Stock 600 correndo con il campionato mondiale Superbike ha un’ottima visibilità e corre sui circuiti di tutta Europa. Il CEV è diventato un campionato europeo a tutti gli effetti solo da alcuni anni (ora corre anche in vari in circuiti al di fuori della Spagna - ndr). Questi due campionati rappresentano l’anello di congiunzione tra i campionati nazionali e quelli mondiali. La Stock 600 prepara i futuri piloti Superbike così come il CEV Moto3 li prepara alla GP. La nostra intenzione è quella di valorizzare entrambi, in accordo con la FMI. E parlando delle categorie cosiddette “minori” stiamo tenendo sotto osservazione la Stock 1000. Probabilmente in futuro le Superbike e le Stock 1000 saranno sempre più simili e quindi queste ultime potrebbero essere sostituite da un altro campionato. Come abbiamo sempre affermato, questi sono campionati per moto derivate dalla serie e dobbiamo quindi prende atto dei cambiamenti dei mercati, che non richiedono più le grosse cilindrate, ma moto da 300 a 500 cc. L’interesse dei maggiori produttori mondiali si sta rivolgendo verso queste cilindrate ed è quindi un dovere per Dorna pensare per un futuro prossimo ad un campionato promozionale, dedicato ai giovani, con moto di questa cilindrata».