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Il round di Imola disputato ad inizio Ottobre ha laureato i Campioni Italiani 2022 delle classi Superbike e Supersport. Riviviamo la stagione delle due categorie maggiori del CIV e dei piloti che hanno lottato per il titolo sino all’ultima gara.
Cambiano le regole, cambiano gli avversari, ma alla fine il Campione è sempre lui: Michele Pirro. Questa volta però il pilota del Barni Spark Racing Team ci ha messo molto del suo per tenere aperto il campionato sino all’ultima gara, nella quale per la prima volta lo abbiamo visto gestire il risultato ed accontentarsi di un quinto posto, che gli ha permesso di superare per 11 punti Alessandro Delbianco.
Troppe le cadute e gli errori di Pirro, forse perché non si sente più così superiore alla concorrenza, ma anche perché il nuovo regolamento ha livellato le prestazioni delle moto. C’è anche da dire che la concorrenza è aumentata con l’arrivo di piloti del calibro di Niccolò Canepa e di Randy Krummenacher, oltre alla maturazione di Alessandro Delbianco, Andrea Mantovani e di Luca Vitali, ai quali a Imola si è aggiunto Lorenzo Zanetti, che è stato bello rivedere in pista dopo il brutto incidente di Misano.
La classifica finale però dice che il più temibile avversario di Pirro è stato Delbianco, che si può mangiare le mani per la caduta in gara1 nel penultimo round del Mugello, avvenuta pochi minuti dopo quella del pilota del team Barni. Se il giovane pilota dell’Aprilia avesse vinto quella gara il campionato avrebbe preso tutta un’altra piega. Un errore imperdonabile, superiore a tutti quelli commessi dal collaudatore Ducati. Il Delbianco di questa stagione ha mostrato senza dubbio una buona crescita, ma senza ancora difettare nella gestione della gara. Nel fare la cosa giusta al momento giusto.
Canepa è stato il grande assente degli ultimi tre round (causa concomitanze). La sua costanza di rendimento, che lo ha fatto salire sul podio in tutte e sei le gare alle quali ha partecipato, avrebbe reso la vita molto difficile sia a Pirro che a Delbianco. Il suo compagno di squadra Randy Krummenacher ha iniziato in sordina, ancora convalescente per i postumi del covid19, ma è cresciuto alla distanza, raccogliendo la sua prima vittoria al CIV e la bellezza di 45 punti nel penultimo round di settembre al Mugello.
Luca Vitali sembra giunto alla sua piena maturità sportiva, ma è forse frenato da una moto non all’altezza (e mi riferisco alla CBR, non al suo team). Andrea Mantovani è sempre sulle montagne russe. Il suo talento meriterebbe risultati migliori, ma non si possono raccogliere 26 punti nelle prime quattro gare e poi 40 nell’ultimo round di Imola. Se avesse la costanza e la caparbietà di Vitali o di Zanetti potrebbe lottare per il titolo.
La Superbike 2023 resterà quella di quest’anno. Così ha voluto la FMI ed i team che non hanno richiesto cambiamenti. La categoria è stata rivoluzionata due anni fa dall’introduzione della centralina unica, che avrebbe dovuto dare ossigeno ad una classe morente, che aveva toccato il fondo nell’ultima gara di Vallelunga con 11 partenti e 8 piloti al traguardo. Il nuovo regolamento ha senza dubbio resuscitato la SBK del CIV, ma a Imola sono partiti in 15 ed hanno tagliato il traguardo in 11.
Se questi sono i numeri che stanno bene alla FMI allora lo scopo è raggiunto, ma la nostra Federazione si è sempre distinta per aver perseguito la propria missione di ampliamento della base dei partecipanti al CIV. Un numero maggiore di piloti in un campionato di alto livello qual è il nostro CIV non può che incrementare anche il numero di piloti che possono mostrare il proprio talento e iniziare la scalata che porta ai mondiali. Un obiettivo che purtroppo non è stato raggiunto in Superbike. La FMI ha deciso di proseguire sulla strada intrapresa e di dare altro tempo alle nuove regole per dare i frutti sperati.
Personalmente ritengo invece che sarebbe più consono introdurre quella categoria Stock 1000 che tanto manca al mondiale Superbike, e che negli anni lanciò un numero incredibile di piloti.
Moto di serie, rese più sicure dall’elettronica unica e da pneumatici che assicurino prestazioni e durata.
Squadra che vince si cambia. Da sempre la classe intermedia del CIV è stata garanzia di spettacolo ed incertezza del risultato. Gare che ho sempre definito “vietate ai deboli di cuore”, caratterizzate da quello scontro generazionale che ha messo in competizione piloti esperti ed affermati con giovani talenti, che sfruttavano il confronto per maturare e crescere agonisticamente.
Le nuove regole introdotte alla fine del 2021 dalla Federazione Internazionale avrebbero potuto sconvolgere e rovinare un panorama che sembrava perfetto, ma per fortuna così non è stato.
In molti storcevano il naso al pensiero di veder correre insieme quattro cilindri di 600 cc con bicilindrici da quasi 1000 cc. ma contrariamente alle pessimistiche previsioni abbiamo assistito ad una stagione spettacolare che ha assegnato il titolo Italiano solo all’ultima gara.
L’arrivo delle Ducati V2 e la nuova conformazione mondiale delle quattro cilindri ha reso ancora più interessante e combattuta questa categoria che alla fine ha visto prevalere un giovane: Nicholas Spinelli.
Il due volte Campione Italiano Moto3 si è dimostrato non solo un ottimo pilota, ma ha mostrato una maturità non certo facile da trovare in un ragazzo di 21 anni. Merito anche del team Barni che lo scorso anno lo iscrisse al National Supersport per fare esperienza e per sviluppare la Panigale V2.
Confermando lo scontro generazionale di cui sopra, Spinelli ha preceduto di soli 9 punti il sei volte Campione Italiano Supersport Massimo Roccoli.
Un nome una garanzia. Dopo aver tenuto a battesimo piloti come Federico Caricasulo e Luca Bernardi, ora Massimo ha dovuto cedere a Spinelli, ma questo non toglie nulla ad un pilota che con grande umiltà si migliora costantemente. Il terzo classificato Matteo Ferrari non è più una rivelazione, ma pur essendo già un ex Campione del Mondo MotoE ha solo 25 anni. Ha pagato lo sviluppo della sua Panigale V2, ma grazie alle sue prestazioni negli ultimi due round si è inserito nella lotta per il titolo, cedendo a Roccoli di soli 17 punti.
Roberto Mercandelli ha fatto di tutto per prendersi la rivincita e conquistare quel titolo italiano che lo scorso anno gli è sfuggito per un solo piazzamento, ma la sua è stata una stagione in salita, a causa die due zero punti raccolti nella prima di Misano e a Vallelunga. La fantastica doppietta di Misano2 lo ha riproiettato nelle zone alte della classifica, ma i 9 punti del Mugello a settembre gli hanno definitivamente tagliato le gambe.
Matteo Patacca si può considerare la rivelazione del CIV 2022. La sua è stata una stagione alterna, come è lecito attendersi da un pilota di 18 anni. E’ iniziata con il secondo posto di Vallelunga e si è conclusa con la vittoria di Imola, ma per puntare al titolo ci vuole ancora un poco più di esperienza. Il sesto ed il settimo posto stanno certamente stretti a Stefano Valtulini e Luca Ottaviani, partiti con ben altre ambizioni. Positivo il campionato del vincitore del National Trophy SS 2021 Matteo Ciprietti, mentre per il Campione Italiano uscente Davide Stirpe il 2022 è stato un anno da dimenticare, a causa della sua acerba MV 800.
La categoria CIV 600 (con le moto nella stessa conformazione del 2021) è vissuta inizialmente sul duello tra l’esperto Marco Bussolotti ed il più giovane Kevin Zannoni. Il round che ha fatto da spartiacque è stato quello di fine luglio a Misano, dove Bussolotti ha raccolto 45 punti contro i 13 di Zannoni. La doppia vittoria di Imola ha suggellato un titolo italiano che Marco avrebbe meritato di conquistare anni addietro, ma che speriamo lo spronino a proseguire una brillante carriera.
L’alternanza di risultati ha penalizzato il due volte Campione Italiano Moto3 anche avrà modo di rifarsi, vista la sua giovane età. Nel finale del campionato è emerso anche Emanuele Pusceddu, ma il suo incidente in Gara2 al Mugello (oltre a tenere tutti con il fiato sospeso) gli ha precluso la possibilità di conquistare la terza posizione in campionato, che è andata ad un costante Andrea Pontone, a punti in tutte le gare. Al di là della caratura dei piloti che vi hanno preso parte e del loro grande impegno, la categoria CIV 600 non ha più ragione di essere.
Giusto dare ai team la possibilità di sfruttare ancora per un anno le moto degli anni precedenti, ma per il 2023 speriamo in una categoria unica.