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Le tre vittorie di Álvaro Bautista a Phillip Island stanno facendo discutere, soprattutto per come sono state ottenute. Nemmeno il miglior Rea, negli anni del suo dominio incontrastato, riusciva a tagliare il traguardo con tanti di secondi di vantaggio quanti ne ha accumulati Bautista nelle gare australiane.
Ancor prima che scendesse in pista per il primo round del mondiale, la Panigale V4 era già nell’occhio del ciclone. C’è chi la accusa di essere stata favorita dai regolamenti, che gli hanno permesso di utilizzare un motore con 2.000 giri in più rispetto ai suoi avversari.
In realtà, come afferma l’ing. Dall’Igna in questa intervista realizzata in Qatar, dove si stanno svolgendo le prove della MotoGP, la nuova arma letale della Ducati è stata progettata e realizzata per rientrare nei regolamenti tecnici vigenti, che stabiliscono che i giri motore consentiti derivino da quelli della moto di serie, con un incremento del 3%. Nulla di “fuorilegge” quindi e nessun “aiutino” nei confronti della Casa italiana.
Il problema va caso mai considerato da un diverso punto di vista: c’è da chiedersi, infatti, se sia corretto permettere ad una moto che ha un costo al pubblico di oltre 40.000 euro, di competere in pista con altre moto che costano la metà.
Il calo delle vendite delle moto ipersportive ha fatto si che ormai le stesse vengano progettate considerando soprattutto il loro utilizzo in pista più che su strada. Le tre sportive più vendute in Europa sono la Ducati Panigale, la S1000RR BMW e la CBR Fireblade Honda. Per nessuna delle tre le vendite superano le 2.000 unità annue. Sono cifre che non hanno alcun peso nel bilancio delle aziende e che non coprono nemmeno i costi di progettazione. E’ chiaro quindi che il loro valore sia più di immagine che non commerciale. Una volta si diceva ”vinci la domenica e vendi il lunedì”. Ora non è più così e forse sarebbe meglio dire “vinci la domenica, aumenta il tuo prestigio e dimostra il valore della tua tecnologia legata alle moto di serie”.
Ed è proprio questo il motivo per cui BMW e Honda hanno deciso di rientrare ufficialmente in Superbike. Nessuno può più permettersi il lusso di competere nelle parti basse della classifica in un campionato mondiale.
Come afferma Dall’Igna in questa intervista, la storia sportiva della Ducati affonda le sue radici nella Superbike, ma è dal 2011 che una rossa non vince il titolo. Troppi. Ne va non solo del prestigio della Casa italiana, ma anche degli accordi con uno sponsor prezioso (sotto molti punti di vista) come Aruba, ormai stufo di investire milioni di euro per arrivare sempre dietro a Rea.
E allora ecco il progetto V4, che trasferisce su di una moto di serie la tecnologia raggiunta in MotoGP. “Questa moto è una GP stradale” ha affermato domenica sera Bautista, e lo stesso Dall’Igna lo ammette nell’intervista.
"Produciamo una moto a quattro cilindri sfruttando la tecnologia acquisita in MotoGP, e mettiamoci sopra un pilota forse sottovalutato, ma con un indubbio talento, che già conosce le nostre moto e che è arrivato quarto nella gara GP di Phillip Island corsa solo qualche mese fa". Questo è quanto devono aver pensato a Borgo Panigale.
Ducati ha alzato l’asticella in Superbike, portandola dove nessuno sino ad ora era mai arrivato e restando nei regolamenti. Ora la palla passa ai suoi avversari. Come reagiranno le Case giapponesi? Cercheranno di cambiare le regole o risponderanno con mezzi in grado di competere con la V4 italiana?
E infine: se non si metterà un freno a questa corsa alle alte prestazioni e all’alta tecnologia, non si correrà il rischio di avere due campionati dove corrono praticamente le stesse moto?
Ecco l’intervista al Direttore di Ducati Corse
Ti aspettavi che Bautista potesse esordire così in Superbike?
«Ho sempre pensato che Bautista sia un grande talento. Ho lavorato con lui per tanti anni in 125 ed in 250 e mi sono sempre chiesto come mai in MotoGP non sia riuscito a mettere a frutto il suo talento, che è uno dei più grandi che io abbia mai avuto modo di incontrare».
Ducati in Australia ha dominato. Che campionato ci aspetta?
«Siamo solo alla prima gara. Il progetto è completamente nuovo, così come lo è la nostra moto, quindi sinceramente non so cosa aspettarmi dalle prossime gare. In Australia abbiamo capito di avere dei punti di forza che potrebbero essere importanti, ma sicuramente abbiamo anche delle lacune da colmare, che in qualche circuito ci potranno creare dei problemi».
Le vittorie di Bautista ridimensionano i piloti della Superbike?
«Assolutamente no. Io credo che il livello della Superbike sia molto alto. Jonathan Rea è uno dei migliori piloti al mondo».
Hai già avuto modo di sentirti con Bautista?
«Ci siamo sentiti dopo l’ultima gara. Era molto contento, ma ci siamo detti che bisogna fare finta di niente e continuare a lavorare come se avessimo perso tutte e tre le gare».
Cosa ne pensi delle critiche che accusano la Ducati di avere 2.000 giri in più rispetto alle altre Superbike?
«C’è un regolamento tecnico e si lavora in base a quello. Ci sono delle regole chiare su quali debbano essere i giri motore delle moto in Superbike, e tra l’altro questo regolamento è entrato in vigore solo l’anno scorso, perché prima non era stato fissato nessun limite. Io come sempre quando devo preparare una moto da corsa leggo i regolamenti, e poi cerco di interpretarli per ottenere le migliori prestazioni possibili. E’ stato così anche per la V4».
Pensa che ora i vostri competitor cercheranno di limitarvi?
«Ho letto dei commenti da parte di Kawasaki, prima delle gare di Phillip Island, che affermavano che la nostra moto non era nulla di così speciale e quindi non so cosa pensare. Come ripeto, le gare australiane hanno evidenziato i nostri punti di forza, ma hanno anche messo in luce alcuni aspetti negativi, che in futuro potrebbero crearci dei problemi. Teniamo i piedi per terra, continuiamo a lavorare e vediamo cosa succede».
Ducati ha costruito la sua fama sportiva in Superbike. Al momento quanto è importante questo campionato per la vostra azienda?
«Il nostro obiettivo primario resta la vittoria in MotoGP. La storia di Ducati non può prescindere dalla Superbike, e poi noi dobbiamo vendere moto di serie, per cui il campionato delle derivate resta una competizione molto importante per Ducati. Però non dimentichiamo che la Panigale V4 è una moto derivata dalla nostra MotoGP, e questo sta a significare che la nostra tecnologia viene sviluppata soprattutto nella GP».
Bautista ha dominato, ma gli altri piloti Ducati in Australia hanno fatto tanta fatica.
«Álvaro è senza dubbio quello che ha interpretato meglio di tutti la moto e la pista, ma Davies purtroppo ha trascorso un inverno difficile e travagliato a causa delle sue condizioni fisiche: non è mai riuscito ad andare forte sulla sua moto proprio perché non stava bene, quindi se non riesci a spingere forte e ad essere veloce non puoi trovare un setup competitivo e a capire davvero la tua moto. C’è ancora tanto lavoro da fare con Chaz, ma ci aspettiamo di poterlo fare a partire dalle prossime gare».
Ducati
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