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Mentre i team del mondiale Superbike si apprestano a concludere la lunghissima pausa estiva e a riaccendere i motori all’autodromo International do Algarve di Portimão, in Portogallo, per disputare due giornate di prove sabato e domenica, il mercato continua a tenere banco e le formazioni 2020 iniziano a prendere corpo.
Come sappiamo, Bautista ha rifiutato l’offerta di rinnovo presentatagli dalla Ducati. Al momento non ci risulta abbia già firmato un accordo con la Honda, che sembra comunque essere la più seria candidata ad accogliere lo spagnolo nella squadra che potrà disporre della nuova Fireblade per puntare a quel titolo mondiale che il maggior produttore di moto al mondo non vince dal 2007 ( con James Toseland).
Dopo il gran rifiuto di Álvaro si è scatenato il “toto sostituto” che ha visto coinvolti molti piloti, da Laverty (poi finito al team ufficiale BMW) a Zarco, ma il nome più attendibile è certamente quello di Scott Redding, attualmente impegnato con una Ducati V4 nel British Superbike, dove ha già accumulato 6 vittorie, 10 podi, 3 pole position e 3 giri veloci in gara.
Nel caso fosse proprio l’inglese il sostituto di Bautista, abbiamo analizzato le carriere dei due piloti ed i loro risultati, per valutare i pro ed i contro di questa possibile sostituzione.
Redding è nato nel 1993 ed ha quindi 26 anni. Dopo due anni trascorsi nel CEV 125 (secondo in classifica nel 2007) Scott ha gareggiato per due stagioni nel mondiale 125 (11° e 15°) per poi passare alla Moto2, dove ha disputato ben 4 stagioni.
Nell’ultima del 2013 ha conquistato la seconda posizione nella classifica generale, con 3 vittorie e 7 podi. Risultati che gli hanno aperto le porte della MotoGP, prima con il team Gresini (12° al termine della stagione) e successivamente con il team VDS (13°), con Octo Pramac (14°) per poi far ritorno nel team Gresini Aprilia lo scorso anno, quando ha concluso il campionato al 21° posto con 20 punti in carniere.
Una carriera abbastanza rapida, che lo ha visto passare nell’arco di 4 anni dalla 125 alla MotoGP, dove però non ha mai brillato, tanto da dover poi far ritorno in patria nel BSB. Nel campionato nazionale Redding non ha grandi avversari, e dall’alto della sua esperienza sta dominando il campionato.
Bautista è nato nel 1984, e a Novembre compirà 34 anni. Ha iniziato nel 1999, quando Alberto Puig lo scelse per farlo partecipare a quella Movistar Cup dalla quale sono usciti moltissimi campioni.
Nel 2001 ha corso nel CEV 125, e dopo due sole stagioni nel campionato nazionale (2° nel 2002) ha debuttato nel mondiale 125.
E’ rimasto nella categoria della minima cilindrata sino al 2006, quando ha vinto il titolo mondiale ed è passato alla 250.
Ha corso per tre anni nella quarto di litro (2° nel 2008) per poi accedere alla MotoGP, dove è rimasto per ben 8 anni. Ha iniziato nel team Rizla Suzuki (13° sia nel 2010 che nel 2011) per poi essere scelto da Gresini nel team San Carlo Honda. Quella del 2012 è stata la sua migliore stagione in MotoGP, conclusa al quinto posto con 178 punti, 2 podi ed una pole position.
Nei due anni successivi resta con la squadra italiana (6° ed 11°), che nel 2015 passa all’Aprilia. Con la moto di Noale Álvaro è 16° nella prima stagione e 12° nella seconda, ma nel 2017 decide di passare al team Ducati di Aspar Martínez con il quale disputa due campionati (due volte 12° nella generale).
A Phillip Island la Ducati fa salire Álvaro sulla moto ufficiale in sostituzione dell’infortunato Jorge Lorenzo, e lui risponde alla grande terminando la gara al quarto posto. E alla fine del campionato gli propone un'altra moto ufficiale : la nuova V4 Superbike.
Il resto è storia ben nota. Dopo 11 vittorie consecutive ed un titolo che molti considerano già conquistato, qualcosa si rompe in quella che era sembrata una simbiosi invincibile tra lo spagnolo e la moto italiana. Al termine della Superpole Race di Jerez Bautista ha 61 punti di vantaggio su Jonathan Rea, ma nelle successive 10 gare il pilota della Ducati cade quattro volte, si infortuna alla spalla e torna da Laguna Seca con 81 punti da recuperare al quattro volte campione del mondo.
Il rapporto tra Álvaro e la Casa italiana si incrina e si arriva ad una rottura nelle trattative per il rinnovo del contratto, complice anche l’interesse della Honda per l’ex pilota MotoGP.
E’ indubbio che perdendo Bautista la Ducati deve rinunciare all’unico pilota che sino ad ora (fatta eccezione per Gara-2 a Laguna Seca, vinta da Davies) ha vinto con la V4 nel mondiale Superbike.
Álvaro si è dimostrato un grande professionista, che ha affrontato il campionato delle derivate con la giusta mentalità, e ha dimostrato di poter mettere a frutto una grande esperienza che gli deriva non solo dai suoi trascorsi in MotoGP, ma anche dai campionati corsi (e vinti) in 125 e 250. Di certo, nelle ultime gare le troppe cadute avevano compromesso non solo il suo feeling con la V4, ma anche con i vertici Ducati, che hanno sempre parlato di errori del pilota e mai dei problemi della nuova Panigale, sui quali Bautista aveva puntato l’indice da subito, anche dopo le prime gare del campionato dominate con largo margine.
Stabilito che non sarà certo facile sostituire lo spagnolo, potrebbe essere Redding la soluzione migliore?
Per quanto riguarda la mentalità e l’approccio dell’inglese alla Superbike, visto che proviene dal BSB non pensiamo che il pilota di Gloucester affronterebbe l’avventura mondiale a cuor leggero, ma sarebbe al contrario ben cosciente della difficoltà dell’impegno.
Pur disponendo di un curriculum inferiore rispetto a quello di Bautista, specialmente nelle classi “minori”, Scott avrà certamente altissime motivazioni per cercare di sfruttare la grande possibilità che gli potrebbe venir offerta dal team Aruba.it Racing Ducati.
A soli 26 anni questo potrebbe essere un nuovo punto di partenza per Redding, con una Casa ufficiale che potrebbe anche offrirgli in futuro un posto in MotoGP. La sua esperienza nella classe regina dovrebbe permettergli di adattarsi in fretta ad una moto che è ben diversa da quella che sta utilizzando attualmente, soprattutto per quanto riguarda la parte elettronica, che nel campionato d’oltremanica è molto limitata.
Avrebbe comunque a propria disposizione tanti test invernali per imparare a sfruttare il potenziale della V4 ufficiale e per portarla al limite. Quel limite che è stato proprio il tallone d’Achille di Bautista.