Ernesto Marinelli, “Tante condivisioni fra MotoGP e Superbike”

Ernesto Marinelli, “Tante condivisioni fra MotoGP e Superbike”
Il responsabile del Progetto Superbike di Borgo Panigale ci offre il suo punto di vista sul livello di competitività del team Aruba-Ducati e sull’attività della Casa madre
3 febbraio 2015

Punti chiave

La presentazione del Team ufficiale Ducati Aruba, nello spettacolare centro dati aretino del colosso della connettività, è stata l’occasione per intervistare i protagonisti di questa stagione 2015 ormai alle porte.

Iniziamo da Ernesto Marinelli. L’ingegnere modenese, responsabile del progetto Superbike Ducati dal 2010 è in forze alla Casa bolognese dal 1995. Entrato in Ducati ancora all’università, durante lo sviluppo della sua tesi di laurea, si è occupato brevemente di produzione per poi passare alle gare: dal 1998 al 2000 sui circuiti statunitensi dell’AMA, poi, tornato in Europa al seguito di Ben Bostrom, nel Mondiale Superbike. Prima come tecnico, poi con competenza su tutta l’attività Ducati nelle derivate di serie.

Facciamo il punto: come valuti l’attuale competitività della Panigale con il nuovo regolamento?

«Direi che siamo a posto, partiamo bene. Siamo stati forse i primi ad introdurre la moto 2015 durante l’ultima parte dello scorso campionato, uscita per la prima volta al Mugello lo scorso settembre e protagonista di diverse uscite anche nei due mesi successivi, quindi abbiamo iniziato a lavorare per tempo sulla nuova piattaforma. Possiamo anche contare su una certa continuità dall’anno scorso: è vero che è cambiato il regolamento, ma la base della moto resta quella, sia pure evoluta e sviluppata durante tutto il 2014 soprattutto nella fase di transizione di cui vi parlavo».

La Ducati Panigale di Chaz Davies
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«A livello di elettronica, uno degli aspetti maggiormente cambiati dal nuovo regolamento, abbiamo un nuovo sistema che in effetti costa un terzo rispetto a quello dello scorso anno. Fortunatamente abbiamo una sensoristica di serie molto evoluta – sono rimasto anch’io sorpreso dalle componenti automotive di serie, dall’elevata qualità dei segnali che arrivano da sensori di serie rispetto ad unità racing che arrivano a costare oltre mille euro ciascuno. Questo ci ha consentito di mantenere una piattaforma che ha dato l’impressione al pilota di non essere cambiata, anzi, di essersi evoluta a livello di tarature, strategie e tutto quello che riusciamo a migliorare dopo ogni uscita in pista»

Anche il motore non è però rimasto invariato.

«Il regolamento per le bicilindriche applicava già diverse restrizioni rispetto alle quattro cilindri – a livello di bielle e pistoni, ad esempio – quindi le novità ci hanno toccato di meno rispetto ad altri. Abbiamo comunque una nuova evoluzione della nostra Panigale R, di per sé un’ottima base, su cui abbiamo visto che al netto di qualche variazione in termini di regime massimo le prestazioni sono rimaste in linea con quelle 2014. Stiamo ancora lavorando molto, al momento soprattutto sullo scarico che ci ha già consentito di guadagnare qualche cavallo ma abbiamo comunque diverse cose nella nostra coda di sviluppo».

Facciamo un passo indietro e parliamo di strategie. A parte l’ovvio impegno in MotoGP, Ducati è da sempre legatissima alla Superbike. Quanto conta, in questo 2015, il Mondiale riservato alle derivate di serie per i risvolti tecnici e commerciali che comporta?

Adesso Ducati Corse funziona molto meglio, in maniera molto più fluida, e con tante condivisioni fra le due specialità

«Credo che la presentazione di oggi sia la miglior risposta. Siamo una delle poche case, se non l’unica, impegnata ufficialmente su entrambi i fronti. Gigi (Dall’Igna, NdR) ha lavorato molto sul collegamento fra i gruppi che lavorano in pista e a casa, ma anche sulla coesione fra i team MotoGP e Superbike; effettivamente adesso Ducati Corse funziona molto meglio, in maniera molto più fluida, e con tante condivisioni fra le due specialità. E’ vero che cambiano gomme, freni, tipo di veicolo, ma le moto restano moto. La tecnologia è quella, le basi restano simili, lo sviluppo tecnologico va nella stessa direzione: avere una struttura coesa ed unificata dal punto di vista organizzativo ci offre un ulteriore vantaggio in termini di rapidità di sviluppo di nuove componenti condividendo le informazioni fra due mondi diversi, ma in fondo non poi così tanto».

Guido Cavallini

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