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Carlo Baldi, una vita tra moto, caschi e Superbike Baldi, quasi 70 anni, è la voce della Superbike per Moto.it. In questa intervista ha condiviso il suo straordinario percorso professionale e personale.
Questo video è stato realizzato a Fuerteventura, dove Baldi risiede ormai da dieci anni, quando non è in Toscana (a Castiglione della Pescaia) o nei circuiti di tutto il mondo.
Nato il 31 luglio 1955 in Lombardia, Baldi ha trascorso parte della sua infanzia e adolescenza in Somalia, posto che ha definito "un paradiso terrestre" e che gli ha lasciato un permanente "mal d'Africa". Dopo aver seguito le orme paterne nel settore della telefonia, ha lavorato per periodi significativi in Arabia Saudita, prima di approdare al mondo dei caschi motociclistici.
"La moto è sempre stata il filo conduttore della mia vita - ha raccontato Baldi, che ha posseduto 44 moto diverse e per il quale la Honda 50 di Mogadiscio, la Suzuki TS 350 e la BMW 100 RT rimangono le più significative -. Per me la moto è libertà e viaggio. In moto scopri veramente i luoghi, conosci le persone. In macchina mi sembra di essere chiuso in una scatola".
Nel 1988 è entrato in Vemar, azienda di caschi allora agli inizi: "Sono arrivato quando eravamo in cinque persone e ho visto nascere il casco dal progetto fino alla consegna", ha ricordato. Questa esperienza lo ha portato a scrivere un manuale tecnico sul casco, opera particolarmente apprezzata anche dal compianto Pierluigi Nava, considerato il genio del settore.
L'incontro con Ippolito Fassati di Moto.it ha segnato l'inizio della sua carriera giornalistica: "All'inizio eravamo solo in due giornalisti del web e ci guardavano con sufficienza. Ora è esattamente l'opposto - ha osservato con un sorriso, ricordando come il giornalismo digitale non fosse considerato - vero giornalismo".
Quest'anno Baldi celebra il suo diciottesimo anno come cronista del mondiale Superbike, un percorso iniziato nel 2008 dopo aver lavorato come ufficio stampa per un team.
Nel racconto della sua vita, spazio anche per il ricordo della moglie Alessandra, scomparsa nel 2019: "La persona più importante della mia vita, che mi ha seguito sempre e mi ha dato fiducia in me stesso. Senza di lei, non avrei potuto fare questa vita".
Tra un racconto e l'altro, Baldi ha osservato che per i motociclisti, diversamente dai tifosi di calcio, c'è un elemento unificante: "Se sei appassionato di calcio non sei un calciatore. Se sei un motociclista, sei un motociclista. Vai in moto, e questo crea un legame speciale". Sul mondo Superbike: "È un paesotto che si muove. In Superbike tu puoi uscire dal box della Kawasaki ed entrare in quello Ducati, nessuno ti chiude la porta" ha raccontato il giornalista Baldi, che ha seguito il campionato per anni. Ha spiegato che anche i piloti vivono questa atmosfera: Toprak, ora in BMW, ha partecipato alla presentazione della R9 nell'hospitality Yamaha, mentre Jonathan Rea continua a frequentare l'hospitality Puccetti nonostante corra per un altro team.
Carlos Checa è stato descritto come "un gentleman, un signore", una persona colta e preparata con cui si era instaurato un rapporto di amicizia. Di Max Biaggi ha parlato invece di un rapporto di "amore e odio", descrivendolo come "una persona difficile" ma "indubbiamente un campione meticoloso". Il momento più toccante dell'intervista è arrivato quando ha raccontato la morte di Andrea Antonelli a Mosca, definendolo senza dubbio "il momento peggiore" della sua carriera. "Mi chiamava Carletto" ha ricordato con commozione Carlo, descrivendo il loro rapporto di amicizia e l'ultimo incontro il giorno prima della tragedia.
La Superbike, secondo Baldi, ha mantenuto nel tempo un legame più autentico con le moto di serie, a differenza della MotoGP che "con questi abbassatori ed elettronica invasiva sta diventando come la Formula 1".