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Dopo aver vinto il mondiale 250 ed essere stato per alcuni anni uno dei protagonisti della MotoGP, Marco Melandri è passato in Superbike nel 2011 e ci è rimasto sino al 2019, quando ha annunciato il proprio ritiro, salvo poi tornare a correre l’anno successivo nel Barni Racing Team per poi ritirarsi definitivamente. O almeno così sembra.
Una volta appeso il casco al fatidico chiodo, il ravennate ha commentato le gare della GP per una nota televisione ma ha anche rilasciato molte dichiarazioni raccolte da alcuni media, alcune delle quali hanno fatto clamore come l’ultima, scatenata dai nostri cugini di MOW, nella quale ha affermato di aver contratto volutamente il covid, solo per poter ottenere il green pass. Lo stesso green pass al quale è sempre stato contrario, dichiarandolo anche recentemente a Milano, nel corso di una manifestazione “no green pass” alla quale è intervenuto, con tanto di discorso dal palco. La sua dichiarazione di essersi contagiato volontariamente, è stata definita dal Sottosegretario agli interni Carlo Sibilia “indegna e pericolosa” e sembra che sulla questione possa intervenire anche l’Autorità Giudiziaria. “Userò il green pass solo per lavorare e per mia figlia” ed è per lo meno singolare che un padre si contagi volontariamente, senza pensare alle conseguenze che una simile decisione potrebbe avere proprio sulla salute della figlia.
Al di la di questa sua ultima uscita, non è certo la prima volta che Melandri rilascia dichiarazioni discutibili e controverse. Quando era in procinto di passare in Superbike intervenne ad un evento a Misano denominato “DediKato”, in onore dello scomparso pilota giapponese. In quell’occasione attaccò frontalmente ed in maniera inaspettata uno stupito Loris Capirossi, accusandolo di correre senza più ambizioni e chiedendogli se avrebbe utilizzato il passamontagna per incassare il suo ingaggio. Il pilota romagnolo gli rispose con una profezia. “Tu ora vai in Superbike, ma se non vincerai sarai finito”. Come sappiamo, pur avendo corso nelle squadre ufficiali di Yamaha, BMW, Aprilia e Ducati per Melandri il titolo non è mai arrivato, ed alla fine è arrivato il ritiro. Anzi due.
Una volta approdato al mondiale delle derivate le sue interviste non hanno smesso di creare stupore, come quando a Mosca, commentando la tragedia di Andrea Antonelli, disse che la gara della Supersport non avrebbe dovuto prendere il via su una pista pericolosa come quella russa, aggiungendo che lui era passato in Superbike anche perché in GP non c’era abbastanza sicurezza. Tutto questo dopo aver vinto poche ore prima gara1 SBK correndo sul bagnato con gomme slick, rischiando ovviamente moltissimo, senza mai rientrare al box per montare le rain come avevano invece fatto quasi tutti i suoi avversari.
Comportamenti contrastanti anche a Magny Cours nel 2014 quando correva con l’Aprilia. In gara1, rispettando gli ordini di scuderia, Melandri si fece superare dal suo compagno di squadra Sylvain Guintoli, che andò a vincere. Il francese era in lotta per il titolo mentre Marco era ormai escluso dalla battaglia per la vittoria finale. In gara2 la storia sembrava ripetersi, ma Melandri stupì tutti non curandosi delle indicazioni della propria squadra e relegando il suo compagno di squadra al secondo posto. Per fortuna dell’Aprilia Guintoli riuscì comunque a vincere il campionato nel successivo round di Losail, precedendo Tom Sykes di sei punti.
Passato alla Ducati il ravennate non riuscì a trovare un buon feeling con la Panigale V2, tanto che in due anni ottenne solo tre vittorie. Quando il team ufficiale Aruba.it Racing Ducati decise di sostituirlo con Alvaro Bautista, Melandri accusò i vertici delle due aziende di non avergli mai comunicato la loro decisione, se non tramite il comunicato ufficiale. Accuse che vennero poi smentite dai diretti interessati, che rivelarono come la loro decisione fosse stata motivata anche dall’essere venuti a conoscenza di una trattativa in essere tra Melandri e la Yamaha, che infatti lo ingaggiò l’anno successivo, nel 2019. E proprio nel luglio di quell’anno il ravennate comunicò la sua decisione di ritirarsi dalle corse. “Si è abbassata la fiamma” – questa la sua dichiarazione - “bisogna capire quando è il momento di smettere. Adesso senza pensieri finirò meglio la stagione. Voglio altri podi, non ho mai pensato di fermarmi ora”. Negli ultimi cinque appuntamenti che mancavano alla fine del campionato, Melandri raccolse in tutto 53 punti, ed il suo miglior risultato fu un sesto posto a Magny Cours.
Il ravennate si smentì da solo l’anno successivo, quando tornò alle competizioni con il team Barni Racing Ducati, in sostituzione dell’infortunato Leon Camier. “È come se il destino avesse scelto per me – affermò convinto – Questo periodo di stop mi ha rigenerato e ha cancellato tutte le cose negative. E’ bastato tornare in pista per riscoprire tutte le sensazioni positive che solo una moto può dare”.
Nonostante le sue buone intenzioni ed il grande lavoro della squadra lombarda, che fece di tutto per assecondarlo, l’avventura di “Melandri2 il ritorno” durò solamente quattro round, nei quali racimolò 23 punti, prima di annunciare per la seconda volta il suo ritiro. “Ero tornato con un grande entusiasmo – affermò – che però si è spento quando mi sono reso conto che le mie caratteristiche non si sposano con questa moto”.
Insomma il pilota di Ravenna non ha mai brillato per attendibilità e coerenza, e a quanto pare continua su questa strada. È stato un pilota di moto ed un campione del mondo (2002) e forse l’errore è chiedergli di più.