Massimo Rivola, l’Aprilia e la SBK

Massimo Rivola, l’Aprilia e la SBK
Il CEO di Aprilia parla della SBK invoca la categoria stock, ma siamo sicuri che sarebbe la panacea per la SBK?
27 gennaio 2025

Ogni tanto qualche personaggio della MotoGP si interessa al mondiale Superbike, più che altro per sparare sentenze e tracciare quelle che a loro parere sarebbero le soluzioni per risolvere i non ben identificati problemi del mondiale delle derivate.

Tempo fa fu Luca Marini ad interessarsi alla SBK definendo le gare noiose, mentre più di recente, in due diverse occasioni, è stato l’Amministratore Delegato di Aprilia Massimo Rivola ad annunciare quella che a suo parere dovrebbe essere la medicina per un campionato che ha definito “una MotoGP di serie B”: un regolamento stock per moto completamente di serie.

Al di là dei pareri e dei gusti personali cerchiamo di capire se davvero un regolamento stock potrebbe portare dei benefici alla SBK.

Va innanzitutto chiarito che nella classe regina delle derivate corrono al momento ben sei case ufficiali e che le stesse contribuiscono in maniera determinante alla compilazione dei regolamenti tramite la MSMA (Motorcycle Sports Manufacturers’ Association). Ne consegue che evidentemente l’attuale Superbike è ritenuta valida da una gran parte di produttori.

Inoltre il regolamento delle derivate parte sempre dalla produzione di serie, permettendo modifiche che ne implementino le prestazioni, ma anche la sicurezza. E’ innegabile che da quando la SBK ha visto la luce (Donington 1988) le moto di serie siano completamente cambiate. Siamo passati da moto stradali che potevano andare anche in pista, a moto da pista che possono anche essere utilizzate su strada. Tanto che Pirelli, fornitore unico di pneumatici, vende al pubblico esattamente le stesse gomme utilizzate dai piloti della SBK.

Questa nuova filosofia costruttiva è emersa in modo inequivocabile con la Ducati Panigale V4, ed è stata perseguita in seguito dalla BMW e ora dalla Bimota. Siamo arrivati al punto che in alcuni casi le moto di serie vengono limitate per poter gareggiare in SBK (vedi i giri motore della stessa V4). Se torniamo agli anni 80 togliere specchietti e targa per andare in pista aveva un senso, ma ora la situazione è completamente diversa e, soprattutto pensando alla sicurezza dei piloti, le moto di serie devono essere modificate per poter correre in pista. Non è la Superbike che ha alzato le prestazioni delle moto, ma sono le case produttrici che progettano moto sempre più estreme.

Vista la situazione attuale se davvero si passasse ad un regolamento completamente stock, in griglia vedremo molto probabilmente una ventina di Ducati, qualche BMW e qualche Bimota. Una specie di monomarca che non interesserebbe a nessuno.

E’ curioso che la richiesta di un ritorno alle moto strettamente di serie venga dall’Aprilia, che nel 2016 si ritirò ufficialmente dalla Superbike in completo disaccordo con il nuovo regolamento EVO, che richiedeva moto molto vicine a quelle di produzione. Una categoria che visse una sola stagione proprio perché non incontrò il benestare delle case.

Altrettanto singolare che la casa di Noale parli di Superbike per voce del suo CEO, pur non disponendo di una moto che possa rientrare nei parametri della categoria, essendo la RSV4 dotata di un propulsore di 1.100cc mentre la cilindrata massima consentita è di 1.000cc.

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