Mauro Pellegrini (Evan Bros Yamaha): “Il punto fisso della nostra moto è l’olio”

Mauro Pellegrini (Evan Bros Yamaha): “Il punto fisso della nostra moto è l’olio”
L’esperienza del team due volte iridato: non tutti gli oli sono uguali. Anzi, uno in particolare fa la differenza, tanto da diventare un punto focale dello sviluppo
7 maggio 2021

Se seguite il Mondiale Superbike non potete non conoscere il team Evan Bros. La squadra di Paolo e Fabio Evangelista si è aggiudicata gli ultimi due titoli iridati della Supersport con la Yamaha R6. Nel 2019, con Randy Krummenacher e Federico Caricasulo, segna una magnifica doppietta. Nel 2020 vince il titolo con Andrea Locatelli, e per il 2021 punta a ripetersi con Steven Odendaal.

Il team ravennate è quindi diventato rapidamente un punto di riferimento della classe cadetta. Classe molto impegnativa da un punto di vista tecnico, perché date le restrizioni regolamentari, che non consentono troppi voli pindarici in termini di preparazione, il lavoro dei preparatori sta nell’ottimizzare con precisione e meticolosità maniacali il funzionamento di ogni componente, limitando attriti e perdite in ogni minimo dettaglio.

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Una ricerca capeggiata, nel team Evan Bros, dal capotecnico Mauro Pellegrini, con il quale abbiamo parlato per capire meglio quanto, in questa lotta, pesi un materiale di consumo che molti sottovalutano come il lubrificante utilizzato nel motore. Un elemento misconosciuto, la cui funzionalità viene spesso sottovalutata: un olio di qualità contribuisce invece in maniera determinante a preservare le componenti del motore, regala prestazioni ma anche affidabilità e regolarità di funzionamento.

“Con il nostro attuale partner c’è un rapporto personale che risale a ben prima dell’accordo di sponsorizzazione” spiega Pellegrini, “E se anche le loro priorità di budget dovessero cambiare, ora che hanno iniziato un impegno nella MotoGP (con il team Ducati/SkyVR46, NdA) non credo che cambierei abitudine se anche non facesse più parte dei nostri sponsor tecnici. Posso tranquillamente dire che uno dei punti fissi, per non dire il punto fisso, della nostra moto è sicuramente l’olio.”

 

La decisione non è stata presa alla cieca, tutt’altro. Anzi, sia nel corso di test “personali” che nel processo di sviluppo con il partner, la Yamaha R6 di Evan Bros ha girato al banco con diversi prodotti della concorrenza.

“Si, nel processo di sviluppo abbiamo provato davvero di tutto. Ma l’ultimo prodotto di Bardahl è davvero ottimo, a livello di prestazioni ma anche di temperature, che restano molto più basse rispetto ad altri prodotti. E soprattutto, la frizione non si usura precocemente, come invece può succedere con altri prodotti molto prestazionali.”

 

Proviamo ad andare un po’ più a fondo nella questione: un propulsore Supersport “tira fuori” circa 140 cavalli. Spannometricamente, quanto si può guadagnare con un olio, come ha detto Pellegrini, molto prestazionale?

“Si arriva a guadagnare un cavallo, che può sembrare poco ma in una categoria equilibratissima come la Supersport è molto rilevante. Ma il punto non è solo la potenza: guadagni simili li abbiamo rilevati anche con altri prodotti. Il problema sono gli stress imposti al propulsore: con Bardahl restiamo quasi sempre attorno ai 90°, con prodotti della concorrenza abbiamo rilevato temperature dell’olio addirittura anche di 130°. Così il motore ne risente.”

 

Quanto spesso si cambia l’olio motore in una Supersport?

“Dipende dal numero di partenze, in realtà. Al di fuori delle gare, senza stressare la frizione, abbiamo effettuato prove di chilometraggio con risultati quasi imbarazzanti - in positivo, s’intende - ma in gara la faccenda cambia: in partenza la frizione si usura tantissimo, e consumandosi tende a sporcare l’olio. Quindi lo sostituiamo una volta a gara.”

 

Quindi tante ripercussioni anche sulla trasmissione: un olio di qualità fa la differenza.

“È il discorso che facevamo prima: alcuni lubrificanti vengono arricchiti di additivi anti-attrito; il risultato è che il motore gira benissimo, ma i dischi frizione tendono a slittare. Il problema nasce ovviamente perché sulle moto cambio e frizione vengono lubrificati dallo stesso olio del motore - sulle auto il problema non si pone, quindi oli sviluppati pensando solo a quel mercato non offrono gli stessi risultati sulle moto.”

“Con Bardahl il problema non si è mai posto. Tra l’altro, il cambio della nostra moto continua a funzionare a meraviglia anche alle alte temperature: quando fa molto caldo arriviamo a vedere 110° ma non abbiamo problemi mentre con altri prodotti l’olio, che diventa troppo fluido, causa indurimenti, usure, e - cosa non secondaria - fatica al pilota”

 

Insomma, soddisfazione a 360°.

“Dopo i nostri test al banco, svolti con i chimici di Bardahl per fare sviluppo, siamo arrivati alla conclusione che il prodotto è ancora al top. Non c’è bisogno di sviluppare nulla, almeno non per ora…”

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