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Ciao a tutti! Contenti di Max Biaggi? Io certamente sì: sulla carta gli davo il quinto posto e lui c'è andato vicinissimo due volte, e poi in gara 2 ha fatto un gran lavoro chiudendo a meno di sei secondi dal vincitore Rea. Meglio di così era difficile fare, forse gli sarebbe servita in entrambe le corse una partenza più aggressiva, ma le prime curve non sono mai state il suo maggior punto di forza in SBK, e poi tre anni senza il contatto diretto con gli avversari devono avere il loro peso. Un po' di circospezione, quando hai 44 anni e ti trovi ruota a ruota con tanti giovani affamati, mi sembra sana.
Mi è piaciuto Biaggi, mi sono piaciuti moltissimo Sykes, Rea, Davies e soprattutto Davide Giugliano. Trepidavo per il 34 della Ducati, e per tanti motivi. Intanto avevo passato qualche ora con lui a Brescia, nel nuovo D-Store Dainese, il sabato precedente a Misano. E lì lo avevo trovato come sempre molto gradevole e carico il giusto, deciso a regalarci finalmente una vittoria. Poi lo avevo studiato a distanza: le sue dichiarazioni della vigilia quando reclamava la stessa considerazione mediatica riservata a Max, le due cadute del venerdì, le conseguenze fisiche pesanti, le preoccupazioni per la domenica. Vederlo lì davanti a lottare per vincere mi ha scaldato il cuore, e il suo secondo posto in gara 2 ha dato un senso compiuto alla sua domenica. Davide mi piace perché é tosto, ha del fegato, e poi perché mi pare che abbia fatto un gran lavoro per crescere: da pilota velocissimo ma sciupone, sta diventando del tutto affidabile. E il violento high-side australiano di inizio stagione, che lo ha tenuto fermo a lungo, proprio non ci voleva.
Ma voglio soffermarmi su quel fastidio per la presenza ingombrante di Max Biaggi, fastidio che solo Giugliano ha esternato ma che probabilmente era piuttosto diffuso tra i piloti del mondiale SBK. Tutte le considerazioni sull'interesse che il rientro di Max ha suscitato e sul ritorno che il campionato avrà magari nel prossimo futuro, tutte le chiacchiere che abbiamo fatto intorno al fascino dei grandi rientri da Hailwood in avanti, non potevano certo soffocare il sentimento di gelosia che i colleghi devono aver provato. Un sentimento naturale, e che Davide ha saputo trasformare in energia positiva correndo al di sopra del dolore fisico.
Quanto a tutte quelle telecamere puntate sul numero 3, che sono sembrate troppe anche a qualche nostro lettore, permettete che dica la mia. Si è trattato di una bella pagina di motociclismo ma anche di un grande evento mediatico, utile a Max, alla SBK e a Mediaset. Una bella convergenza di interessi che andava colta ed è stata trattata molto bene. Questi sono i nostri tempi e così si fa. Lo spettacolo mi è piaciuto anche se forse serviva un po' di leggerezza in più, e però devo dirvi che ho provato la stessa piccola amarezza che mi disturbava quando seguivo in prima persona la Dakar per Italia1: l'occhio della telecamera qualche volta é invadente e spesso, purtroppo, banalizza i fatti e soffoca la magia. Penso a Mike Hailwood al TT del 1978, quando tornò in moto dopo dieci anni e trionfò con la Ducati. Sono circolate poche immagini, non c'erano dichiarazioni pre, post e durante, e del testimone e grande tecnico Franco Farné non ricordo commenti ma solo gli occhi lucidi. Tu potevi soltanto immaginare, ma l'immaginazione é straordinariamente potente. E così é nata la leggenda.