Nico Cereghini: “Il tifo può cambiare il risultato”

Nico Cereghini: “Il tifo può cambiare il risultato”
Qualche volta succede, ed è successo domenica in Supersport. Tutto il pubblico tifava per l’idolo locale Wilairot, che era secondo. Poi, sul finale, un guasto ha appiedato il leader della corsa…
24 marzo 2015

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Ciao a tutti! Non è mai facile, per un campione del mondo, accettare una secca sconfitta nella stagione successiva a quella del suo titolo. Cosa che fatalmente succede, prima o poi, a quasi tutti i campioni di ogni sport. Questo era il primo pensiero domenica scorsa nel vedere Guintoli che arrancava sulla Honda mentre Rea, che proprio dalla Honda è appena sceso, andava a centrare la doppietta in sella alla ZX-10R. Ha ragione Bernardelle: per la Honda vincere non sembra prioritario, almeno in SBK e da anni. Quanto a Jonathan non è una novità che lui guidi benissimo, inedita invece è la capacità di martellare con costanza e mettere un sacco di pressione a tutti, a cominciare dal compagno di squadra Tom Sykes. Ma tutto può sempre cambiare.
 

Come si fa, mi sono domandato, a contrastare la gigantesca gufata di decine di migliaia di persone che indirizzano tutta la loro energia contro una moto e un pilota?

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Quello che non può più cambiare, che resterà sui libri per sempre, è il paginone di storia e di nazionalismo vissuto in Supersport con la strepitosa vittoria di Wilairot. Tra le 600 la Honda va forte, ma il successo è arrivato con un bel po’ di fortuna dopo il ritiro di Cluzel per guasto meccanico della sua MV Agusta. E mi è parso di vederli, quelli di MV che seguivano da casa la bellissima corsa del loro francese. Pareva fatta, mancavano tre giri al meritatissimo trionfo, ormai scontata la seconda vittoria successiva nella categoria, quando il leader della corsa si è rialzato da sotto la carena, annichilito dal cedimento meccanico. E contemporaneamente esplodeva sulle tribune l’entusiasmo del pubblico, già riscaldato a puntino dall’ottimo secondo posto che pareva nelle mani del pilota di casa. Non c’era nessuno, sugli affollati spalti del Chang International Circuit, che non tifasse per il bravo Ratthapark, ancora a secco di vittorie internazionali. Nessuno che non saltasse per aria all’improvviso quando la MV ha rallentato ammutolita e si è capito che a vincere sarebbe stato il secondo.


Preciso che il pilota tailandese si merita tutto, la sua è una grande famiglia di motociclisti, in dieci anni di carriera tra duemmezzo e Moto2 si è fatto apprezzare ed è sempre cresciuto, e poi è uscito con coraggio da un brutto incidente stradale nel dicembre 2010. E infine si vince, si perde, è lo sport. Ma come si fa, mi sono domandato, a contrastare la gigantesca gufata di decine di migliaia di persone che indirizzano tutta la loro energia contro una moto e un pilota? Avete idea della tremenda forza che possono sprigionare cinquantamila o più persone che hanno un solo pensiero nella testa? Non certo “adesso cadi, cadi, cadi”, penso a “rompi il motore, rompi, rompi”. A me, da qui in Europa, è sembrato di sentire i moccoli lanciati in riva al lago di Varese. Piuttosto energici anche quelli.
 

Il tifo può cambiare il risultato

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