Nico Cereghini: "La SBK ha già i personaggi"

Nico Cereghini: "La SBK ha già i personaggi"
Sento dire che in SBK mancano i personaggi, ma se dovesse continuare il livello di competitività e di spettacolo visto in Australia, sono sicuro che Rea, Melandri, Davies e tanti altri sapranno entrare eccome nel cuore del pubblico
27 febbraio 2018

Punti chiave

Ciao a tutti! Sono molto felice per come è partito il mondiale SBK in Australia, per la doppietta di Melandri e della Ducati, e anche per lo spettacolo che soprattutto la gara di domenica ci ha regalato. Si può discutere all'infinito sulla validità delle nuove regole, si può criticare la scelta (non così limpida e convincente) di spezzare la seconda gara in due batterie, ma alla fine ciò che tutti vogliamo è la battaglia. E se finalmente Ducati e Kawasaki non saranno più sole a giocarsi la vittoria, allora ancora meglio per la formula: questa Superbike ha perso smalto nelle ultime stagioni, e merita un forte rilancio.


Spesso sento fare un discorso che non mi piace. Sento affermare che la SBK non potrà veramente decollare se non arriveranno dei personaggi degni di questa definizione. Ebbene, questa è per me una stupidaggine: seguo il motociclismo da cinquant'anni, ho conosciuto tutti i personaggi del nostro sport e ho visto nascere il mito di Agostini e quello di Valentino, credo che la relazione tra il successo di una formula e la qualità dei suoi personaggi non possa essere risolta con una equazione così banale.


I personaggi, per ciò che ho visto, nascono soprattutto dai grandi duelli. In Superbike penso a Fogarty, Edwards, Bayliss, Haga, Falappa e pochi altri. Piloti che nei confronti più accesi hanno espresso una loro straordinarietà. Oppure, ma è molto più raro, i personaggi nascono da soli perché sono molto speciali: come Agostini e Valentino, talento, intelligenza, personalità, comunicativa, e naturalmente la storicità, cioè la fortuna di arrivare esattamente al momento giusto. Quando sono emersi personaggi così eccezionali, allora il motociclismo ha guadagnato moltissima visibilità, in un certo senso anche troppa.
 

Quando il grande Ago era alla fine della sua carriera, i giornalisti italiani si interrogavano preoccupati: ci manderanno ancora in giro per il mondo a seguire un motomondiale in rovina? Tutti erano sicuri che senza il campionissimo, addio, non ci sarebbe stato un futuro. Invece, anche restando nei confini nazionali e nella sola classe 500, in pochi anni spuntarono i talenti di Lucchinelli, Ferrari, Uncini, e la gente non si disamorò affatto del motociclismo e arrivarono in tempi rapidi due titoli mondiali, e le dirette televisive per tutti i GP e le prime pagine sui quotidiani. Invece di calare, in pochissimi anni il motociclismo crebbe, e io sono abbastanza sicuro che quando Valentino attaccherà il casco al chiodo non ci sarà il deserto che i pessimisti dipingono. Un po' si sentirà, va bene, perché i tempi sono diversi, tutto è ingigantito dal progresso dei mezzi di comunicazione e Rossi è stato un catalizzatore potentissimo, ma presto spunteranno altri talenti e altri personaggi, probabilmente non così speciali, ma sufficienti a tenere in alto il nostro sport. E nemmeno si può escludere che un nuovo Rossi sia già in circolazione.


Quello che serve, alla fine, non sono gli Agostini e i Valentini, ma la qualità della competizione. Se il campionato Superbike procederà su questo livello di spettacolarità, allora io credo che ci ritroveremo automaticamente con tanti personaggi a disposizione. Perché sono già lì. Non è particolare il carattere di uno come Rea? Non è entusiasmante la guida di un Davies o quella di un Camier? Non sono interessanti le carriere di Savadori, di Forés o del turco Ratza? Non sarebbe bellissima la storia di uno come Melandri, se da rompiscatole un po' noioso si trasformasse nel radioso dominatore della Superbike?

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