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C’è grande rammarico per l’infortunio di Giugliano che potrebbe compromettere la sua stagione.
«Noi riteniamo che Davide sia in assoluto uno dei piloti più veloci che ci siano in Superbike. Purtroppo non ha ancora dimostrato in gara una consistenza che gli abbia consentito di vincere, ma sono pochi i piloti veloci come lui. Questa stagione avrebbe potuto rappresentare, ma non è detto che non lo possa ancora essere, la sua definitiva consacrazione tra i protagonisti di questa categoria. Penso che quando Giugliano riuscirà a vincere la sua prima gara acquisirà una maggiore consapevolezza della sua forza e delle sue capacità. Avrebbe potuto farlo magari qui a Phillip Island, una pista che gli piace molto, ma purtroppo la sfortuna ci ha messo lo zampino”.
Davide è già rientrato in Italia.
«Si e si sottoporrà ad ulteriori controlli per vedere se gli specialisti italiani confermeranno o forse, come speriamo, diminuiranno i giorni di prognosi. Ovviamente visto che stiamo parlando di fratture vertebrali, l’infortunio va trattato con la massima attenzione e cautela. Quando sapremo di preciso per quanto tempo Giugliano dovrà stare lontano dalle piste, potremo decidere se e come sostituirlo. Al momento il candidato più probabile appare Michele Pirro».
C’erano voci che davano la Ducati come favorita dai nuovi regolamenti, mentre invece in Australia la Panigale ha accusato qualche problema tecnico.
«Noi non abbiamo mai ritenuto di essere stati favoriti dai nuovi regolamenti della Superbike, ed è buffo come si creino delle presunte certezze, partendo magari solo dal risultato di qualche test. La nostra moto non è cambiata molto rispetto a quella dello scorso anno, mentre altri hanno dovuto adattare i propri mezzi ai nuovi regolamenti. Per questo hanno avuto bisogno di un poco più di tempo. I valori che stanno emergendo qui in Australia sono quelli che ci aspettavamo. Noi abbiamo avuto qualche problema di affidabilità meccanica e si tratterà quindi di comprenderne a fondo le ragioni. Utilizziamo materiali di serie e quindi dobbiamo fare delle valutazioni per individuare quali siano i componenti che hanno causato questi problemi».
Possiamo affermare che per Ducati, dopo qualche anno buio, il mondiale Superbike sia tornato ad assumere una notevole importanza?
«Alla fine del 2013 Ducati ha deciso di riprendere la gestione diretta della parte tecnica della Superbike. Con l’arrivo di Dall’Igna abbiamo stabilito di integrare il lavoro degli ingegneri impegnati nella Superbike con tutto il lavoro di Ducati Corse. Ducati ha un passato di grandi successi in Superbike e su questo campionato ha costruito la propria immagine vincente. La Panigale è una moto splendida che però non ha ancora vinto e quindi il nostro obiettivo è quello di portarla alla vittoria. Per farlo abbiamo ritenuto fosse necessaria una gestione diretta della parte tecnica ed appoggiarsi ad una struttura collaudata come quella di Feel Racing, con la quale abbiamo vinto molti titoli mondiali. Abbiamo scelto due piloti in grado di lottare per la vittoria e da quest’anno siamo affiancati da un partner e da uno sponsor importante come Aruba.it, con il quale abbiamo un contratto di tre anni. La Superbike è per noi un obiettivo primario e vogliamo vincere. Non avrebbe senso per noi partecipare se non avessimo questo scopo. Non sarà facile, ma ci proveremo sino alla fine e saremo certamente protagonisti».
Dopo qualche anno difficile, per risalire la china è stato necessario richiamare la vecchia guardia. Persone che, come te e Tardozzi, hanno la Ducati nel proprio DNA.
«Il 2013 è stato un anno molto difficile per noi. In GP correvamo con la GP12, una moto figlia dei tanti cambiamenti e dei tentativi di mettere Rossi in condizione di guidare quella moto. Non era una moto in grado di lottare ad alti livelli ed abbiamo concluso alcune gare anche ad oltre 40 secondi dal primo. Anche in Superbike non sono stati momenti facili, visto che l’accordo con Batta ed il team Alstare non ha funzionato come speravamo. Non è stato facile tenere dritta la barra del timone e mantenere le persone motivate. In seguito con l’arrivo di Dall’Igna abbiamo definito un chiaro programma di sviluppo tecnico sia per la MotoGP che per la Superbike, mentre Tardozzi, con il quale ho condiviso anni di Superbike, ha fornito l’esperienza e la capacità necessarie per tenere unito il gruppo. La situazione è decisamente migliorata e anche grazie a risultati positivi, a volte inaspettati come quello di Austin o le pole position di Dovizioso a Motegi, ci hanno aiutato a riprendere la strada giusta ed a cementare un gruppo compatto e coeso, che lavora nella stessa direzione».
Penso sia una moto che ci permetterà di fare ciò che abbiamo dichiarato: vincere almeno una gara nel 2015
Cosa ci puoi dire della nuova GP15 ?
«L’abbiamo presentata lunedì scorso. E’ un progetto completamente nuovo, con un motore sempre a 90 gradi e distribuzione desmodromica, ma molto più compatto dei motori precedenti. E’ un progetto che muove ora i primi passi in pista. Abbiamo fatto una prima prova con Pirro prima di spedirla a Sepang. Penso sia una moto che ci permetterà di fare ciò che abbiamo dichiarato: vincere almeno una gara nel 2015. Un obiettivo ambiziosissimo perché significa battere Honda e Yamaha, Marquez, Valentino, Lorenzo e Pedrosa. Pensiamo di avere due piloti che possono vincere e combattere ad armi pari con questi quattro piloti e riteniamo che la moto, non certo nell’immediato visto che è completamente nuova, possa consentire alla Ducati di tornare a vincere. Lo abbiamo già fatto in passato e lo faremo ancora».