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Toprak Razgatlioglu è uno di quei piloti ai quali mi lega un rapporto particolare, conseguenza di una conoscenza quasi decennale. Ero a Magny Cours nel 2014 quando debuttò in Stock 600, e mi stupì subito questo ragazzino turco che vinse senza aver mai visto prima pista, squadra e moto.
Vissi da vicino la sua stagione successiva quando nella stessa categoria assistemmo ad una bellissima sfida tra gli allora giovanissimi Federico Caricasulo, Michael Ruben Rinaldi, Augusto Fernandez e lo stesso Toprak, che vinse a mani basse laureandosi campione con due round di anticipo (su sei).
In seguito ne ho seguito la crescita nel Team di Manuel Puccetti e se Kenan Sofuoglu è il “padre” che lo ha adottato, Manuel è senza dubbio lo zio che l’ha cresciuto, come lui stesso dichiara in questa intervista. Oltre all’affetto nei confronti del manager emiliano parlando con Toprak emerge chiaramente la grande stima ed il rispetto che nutre nei confronti di Jonathan Rea, quello che lui considera il suo vero rivale. Sia Razgatlioglu che Sofuoglu sono molto legati ai valori morali e se quanto accadde alla 8 ore di Suzuka fu fondamentale per il suo passaggio dalla Kawasaki alla Yamaha, così il test di Jerez con la M1GP lo è stato per la sua decisione di lasciare la casa di Iwata per passare in BMW. Una grande sfida, un capitolo tutto nuovo della sua carriera, tutto da scrivere.
Fai un consuntivo di questa prima parte del campionato
Non è una stagione completamente soddisfacente per me. Le Ducati sono più forti quest’anno, sono migliorate molto e Bautista è un pilota davvero veloce. In generale io sto cercando di dare il massimo ed il mio obiettivo è sempre quello di vincere, ma quest’anno è davvero difficile. Ho riguardato in televisione le gare di Donington e devo dire che dal video si vede che Bautista mi sorpassa ma dal mio punto di vista, all’interno della pista, vi assicuro che la potenza e l’erogazione della V4 sono incredibili.
Coma sai bene la velocità in rettilineo dipende molto dalla velocità con la quale esci dalla curva precedente.
Si certo, e proprio per questo sia io che Rea in curva rischiamo molto, cercando la massima velocità possibile in percorrenza, in modo da uscire con la massima velocità, mentre Bautista si comporta diversamente. Lui guida più “stop and go”, stacca forte e poi apre il gas il prima possibile per sfruttare tutta l’accelerazione della sua moto. In questo modo esce forte dalle curve e consuma meno le gomme. Noi stiamo dando il 100%, ma non è sufficiente per contrastare Bautista.
Però quest’anno gli hanno già tolto 500 giri.
Penso che per penalizzare davvero le Panigale V4 le dovrebbero togliere 1.000 giri, allora si vedrebbe qualche differenza.
Nella Superpole Race la situazione migliora
Si nella sprint race sia io che Jonny spesso riusciamo a mettere in difficoltà Bautista. Sono sempre stupito di come vada forte Jonny nella Superpole Race. Tiene un ritmo davvero incredibile e penso che prima o poi riuscirà a vincerne una. Io ne ho vinte due, ma il mio obiettivo è la gara lunga.
Imola ti piace?
Questa è stata la mia prima volta con la Yamaha e devo dire che per me rappresentava un po un’incognita, però alla fine è andata bene, proprio perché questa pista mi piace molto.
Su questo tracciato Bautista ha vinto 1 sola gara, tu 2 e Rea 9, ma Jonny ora appare in difficoltà.
Ho un grande rispetto per Jonny. La sua Kawasaki quest’anno non è migliorata. Lui lotta sempre con grande determinazione ma la sua moto sembra essere inferiore alle altre.
La tua moto è migliorata rispetto all’anno passato?
La mia Yamaha è migliorata solo in alcuni aspetti. Il problema principale resta la scarsa potenza del motore, che è lo stesso del 2022. La R1 curva bene, ma su alcune piste dove il grip è scarso facciamo tanta fatica ad essere competitivi, soprattutto nei confronti delle Ducati.
E’ solo una questione di potenza?
No, Alvaro è favorito anche dal suo scarso peso. Se mettiamo assieme la potenza e le caratteristiche della V4, l’ottimo lavoro della sua squadra, le grandi doti di guida di Bautista ed il suo peso, ne esce un pacchetto quasi imbattibile.
MotoGP. Un capitolo chiuso?
No, non credo. E’ un capitolo che si è chiuso momentaneamente dopo il test di Jerez. La Yamaha mi aveva detto che sarebbe stato un test vero, migliore rispetto a quello fatto due mesi prima ad Aragon. Sono andato lì con molte speranze, ma c’era una moto sola, non c’erano pneumatici da provare, pochi meccanici. Nell’altro lato del box Crutchlow aveva due moto, varie gomme e uno staff tecnico. Tanto per darti un’idea, ho chiesto se potevo regolare la sella e mi hanno detto di no. Ho provato la moto, ma in quelle condizioni era difficile da guidare, e non mi sono divertito per niente.
Perché pensi che la Yamaha si sia comportata così? Non è stato di certo un atteggiamento intelligente.
Boh... non lo so... però quando ho visto che tipo di test GP ha fatto Bautista allora ho capito che il mio era stato ridicolo. Da li in poi non ho più pensato alla MotoGP e volendo restare in Superbike mi sono detto: “ho bisogno di una nuova grande sfida, di nuovi stimoli”. E per questo che ho cambiato. Però tornando alla GP non penso sia un capitolo chiuso. Chi può dire cosa succederà in futuro? Vedremo. In sha Allah.
Pensi che anche in MotoGP avresti potuto esprimere il tuo talento, il tuo stile di guida?
Penso di si. Se guardi Marc Marquez ad esempio vedrai che la sua guida è spettacolare, fatta di derapate e sbandate. Io penso che anche in MotoGP un pilota possa mantenere il proprio stile di guida. Io sarei stato sempre Toprak anche se fossi andato in GP. Le gomme sono diverse, le moto sono diverse, ma ogni pilota ha un proprio stile e lo deve mantenere. Ricordo che quando sono arrivato in Superbike non ero ancora un pilota completo. Avevo dei punti deboli, ma il mio stile di guida era già definito e l’ho mantenuto anche quando ho risolto i miei problemi, e quando sono diventato campione del mondo. Penso che sarebbe stato lo stesso anche in MotoGP”
Guardando al passato sei felice di quello che hai fatto da quando corri nelle derivate?
Sono passati tanti anni da quando Kenan mi fece salire in macchina e dalla Turchia mi portò a Magny Cour, per correre una gara nella Stock 600. Ricordo tutto con piacere, ma ricordo in particolare gli anni bellissimi trascorsi con Manuel Puccetti. Sono stati quattro anni belli e molto importanti, nei quali ho imparato tanto e sono cresciuto molto, soprattutto nel 2019, in Superbike. Io voglio bene a Manuel. E’ la persona migliore che io conosca nel paddock. Non si atteggia mai, sembra sempre una persona “normale”. Mi trovo sempre bene con lui e spesso vado a mangiare nella sua hospitality per stare un poco con lui, per rivivere l’atmosfera che si respira in casa Puccetti”
Pensi che il prossimo anno (BMW) ti lasceranno mangiare in un hospitality Kawasaki?
Non lo so... non ci avevo pensato... nel caso ci andrò di nascosto (ride). Tornando al mio passato non potrò mai dimenticare la mia prima vittoria in SBK a Magny Cours e penso che nemmeno Puccetti se la dimenticherà mai. Nel 2020 sono passato in Yamaha ed all’inizio non è stato facile. Abituato a stare in un team che era anche la mia famiglia mi sono ritrovato in un ambiente più “freddo”, ma poi mi sono ambientato e nel 2021 è arrivato anche il titolo mondiale.
Come pilota in cosa devi ancora migliorare?
Tutti si devono sempre migliorare ed io non faccio eccezione. Ogni giorno impariamo qualcosa e ci miglioriamo. La mia guida si evolve continuamente e io mi sforzo di guidare sempre in modo diverso. D’altronde ogni anno i tempi sul giro scendono e questo significa che i piloti si migliorano. Io ho corso in varie categorie modificando spesso la mia guida. L’importante è non sentirsi mai arrivati.
Da quando hai vinto il mondiale sei diventato famoso
Si, la gente ormai mi riconosce. Se vado in un ristorante la gente inizia a guardarmi e io mi sento un poco in imbarazzo. Sorrido, ma non so bene cosa si aspettino da me. Sono un personaggio conosciuto, ma io sono il Toprak di sempre a non mi sento a mio agio nei panni della superstar. La mia famiglia mi ha insegnato ad essere umile ed io lo sarò sempre. E’ importante seguire gli insegnamenti della famiglia.