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Max Biaggi ci ha raccontato com’è andato questo suo weekend di Misano, così ricco di emozioni, per lui e per chi ha vissuto con lui quella che definisce una bellissima esperienza. Lo abbiamo incontrato a poche ore dal termine delle due gare, concluse entrambe al sesto posto. E’ sereno e sorridente. Si definisce più volte un ex pilota e si dichiara (giustamente) soddisfatto dei risultati ottenuti, ma poi ricorda spesso quei 37 millesimi che in Superpole gli hanno impedito di ottenere un secondo posto ed una prima fila, che forse gli avrebbero permesso di fare due gare diverse. Non avrà più la sua proverbiale e cinica rabbia agonistica, ma è facile capire che sotto la cenere accumulata in tre anni senza competizioni, arde ancora la voglia di vincere e primeggiare.
Puoi fare un resoconto di questo fine settimana a Misano?
«Ho vissuto tante di quelle emozioni in questo fine settimana che posso campare di rendita per almeno sei mesi. Emozioni piccole e grandi. Ad esempio ho vissuto intensamente la preparazione alla gara, l’indossare la tuta, andare dal motorhome al box dove mi aspettavano i meccanici. Ma senza dubbio l’emozione più forte è stata quella di vedere la mia moto fuori dal box e salirci per entrare in pista. E poi la livrea della mia RSV4 mi ha fatto tornare indietro nel tempo, quando l’Aprilia 250 aveva quegli stessi colori. Chiusa la visiera mi sono sentito solo contro tutti, ma senza quella cattiveria agonistica che mi caratterizzava».
Un esperienza da ripetere?
«Sono contento di averla fatta. E’ stato tutto bello. Super. L’entusiasmo della gente ed il grande ritorno mediatico mi hanno reso strafelice. Sono stato molto contento anche di avere sperimentato una cosa completamente nuova, come quella di aver fatto entrare le telecamere all’interno del mio box, nei momenti solitamente delicati per un pilota che corre un Mondiale. Non è stato facile lasciare spazio ai microfoni ed alle telecamere, nei momenti del pre gara, quando ero nel mio motorhome o mi stavo confrontando con i miei tecnici. Però l’ho fatto per far vivere a tutti le mie stesse emozioni».
Soddisfatto dei risultati ottenuti?
«Direi di sì, anche se penso che la posizione ottenuta in Superpole abbia condizionato molto i miei risultati in gara. In questa pista è difficile superare. Ho effettuato dei sorpassi, ma con molte difficoltà. Alla fine quei 37 millesimi che mi hanno separato dalla seconda posizione in griglia sono stati importanti. Però non conoscevo il limite delle gomme da qualifica e quindi non ho rimpianti. Non potevo fare meglio di quanto ho fatto».
In molti si aspettavano un tuo calo fisico in gara due, invece hai superato Torres proprio nel finale
«Sino a ieri non avevo considerato il fatto che tra le due manche ci sarebbe stata meno di un ora. Quando me ne sono reso conto ho temuto che in gara due avrei potuto avvertire il peso della fatica. Invece non è stato così. Ho lottato sino alla fine. Con Jordi ci siamo superati due o tre volte, ma poi sono riuscito a staccarlo e se ci fosse stato un altro giro probabilmente avrei potuto superare anche Sykes».
Non sono più un pilota professionista che corre stabilmente nel mondiale e quindi ho spinto certamente al massimo ma probabilmente non al limite
In gara hai spinto al limite?
«Da quando provo questa moto non sono mai caduto una volta. A volte cadere, fare una scivolata, non è proprio un male, perché ti aiuta a capire dove sia il limite della moto. Io non ho cercato il limite mio e della moto. Non sono più un pilota professionista che corre stabilmente nel Mondiale e quindi ho spinto certamente al massimo, come tutti i miei avversari, ma probabilmente non al limite».
Dalla pista come hai visto le Kawasaki e le Ducati?
«Le Kawasaki sono delle ottime moto ed hanno un grande equilibrio. Una caratteristica che invece l’Aprilia ha un poco perso, anche a causa del fatto di aver spostato il motore in avanti. Le Ducati sono in grande spolvero. Si vede che si stanno impegnando molto per tornare a vincere. Senza dubbio i nuovi regolamenti gli hanno dato una mano. In Kawasaki invece sono stati bravi ad adattarsi alle nuove regole e a creare una moto equilibrata, facile da guidare, che perdona gli errori. I loro due piloti sono bravissimi, ma quando una squadra domina un campionato è chiaro che la moto assume un ruolo determinante. Al termine delle gare le nostre gomme erano distrutte, mentre quelle delle Kawasaki erano consumate in modo uniforme. Il bilanciamento della loro moto è ottimo e gli consente di sfruttare al meglio le gomme. Le ZX-10R hanno il motore molto compatto e corto e quindi, a parità di interasse, possono utilizzare un forcellone più lungo. Questo di certo li aiuta nello sfruttare i pneumatici».
Senza il contatto iniziale con Guintoli, forse avresti potuto fare meglio in gara 1.
«Non lo so. Ho perso solo due secondi, ma anche il contatto con il gruppo di testa. Forse senza quel problema iniziale avrei potuto arrivare ancora più vicino ai primi, come ho poi fatto nella seconda manche quando ho concluso a meno di sei secondi dal primo. Ma è andata bene lo stesso. Mi sono divertito ed è stato tutto bellissimo. L’importate è questo».
Tua moglie come ha preso la tua decisione di tornare a correre?
«Inizialmente era abbastanza titubante, ma poi quando si avvicinava il momento di tornare in pista ho visto che assecondava questa mia decisione. Però mi ha detto: “ok , fai questa, poi però basta!” (ride)»
Non pensi di poter tornare a correre stabilmente nel Mondiale?
«Questa è stata una bellissima esperienza. Una festa per me, per la Superbike e per tutti gli appassionati. Ho visto che posso ancora correre ad alti livelli e questo mi fa piacere, ma pensare di tornare a fare un intero campionato no. Non è una cosa possibile».
Guidandola in pista hai capito molte altre cose della nuova RSV4. Dove pensi si possa intervenire per renderla più competitiva?
«Innanzitutto bisognerebbe riportare il motore dove era prima (ora è stato abbassato di 5 millimetri). In passato io ho provato le varie posizioni del motore e ogni volta che lo posizionavamo più in basso la moto era più difficile da guidare. Quindi tornerei all’antico. Va detto che i nuovi regolamenti hanno reso meno competitiva la nostra moto. Se si vorrà tornare a lottare per il titolo, così come abbiamo fatto lo scorso anno, si dovrà lavorare molto perché attualmente la Kawasaki è la moto da battere. E’ difficile lottare in un campionato mondiale se non c’è una prospettiva di miglioramento. Probabilmente però si sapeva già che questa sarebbe stata una stagione complicata. La squadra è stata definita poco prima dell’inizio del campionato e anche questo non ha aiutato. Se Aprilia resterà in Superbike e vorrà essere vincente, dovrà iniziare a lavorare molto sin da ora».
Grazie Max e arrivederci a Sepang !