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A poche ore dalla vittoria a Donington di Van Der Mark, che ha riportato dopo sette anni una Yamaha sul gradino più alto del podio in Superbike, siamo andati nel box del team Pata Yamaha Official ad intervistare Andrea Dosoli, Yamaha Road Racing Project Manager.
Lo abbiamo trovato al computer, intento a valutare con i propri tecnici i dati raccolti in gara da VdMark e Lowes. Lo abbiamo intervistato non solo per commentare con lui la vittoria dell’olandese, ma anche per comprendere a che punto è il progetto Yamaha nelle derivate, e soprattutto per avere la conferma o meno delle voci che parlano di quattro Yamaha ufficiali in Superbike nel 2019.
Come potete leggere, Dosoli ha confermato di essere al lavoro per realizzare questo progetto, che punta a schierare altre due R1 per affidarle ai piloti Yamaha che si sono particolarmente messi in evidenza in Supersport in questi ultimi anni. Il pensiero corre ovviamente al campione del mondo Lucas Mahias (anche se non è proprio giovanissimo, visto che ha 29 anni), ma anche a Cortese, e soprattutto al nostro Caricasulo. Il Road Racing Project Manager della Yamaha ovviamente non fa nomi, ma si capisce come i piloti destinati alle nuove R1 debbano uscire da questa ristretta cerchia.
Per quanto riguarda invece le voci che raccontano di un Tom Sykes sempre più vicino alla Casa dei tre diapason, Dosoli non conferma (e non lo può fare, visto che la trattativa è ancora alle fasi iniziali), ma nemmeno smentisce e tanto ci basta per comprendere come ci siano molte possibilità di assistere ad un ritorno di Tom in Yamaha, la Casa con la quale l’inglese debuttò in Superbike nel 2009, in squadra con Ben Spies.
Infine abbiamo affrontato lo spinoso problema della classe 300, snaturata quest’anno dall’ingresso della Kawasaki 400 e della KTM 390.
La vittoria di Van Der Mark qui a Donington è la conferma del lavoro che avete fatto in questi anni...
«La moto, la squadra ed i piloti sono cresciuti molto. Già alla fine dello scorso anno eravamo convinti che in questa stagione avremmo avuto una moto in grado di lottare per la vittoria. La conferma l’abbiamo avuto anche a Imola, dove lo scorso anno eravamo molto in difficoltà mentre questa volta siamo stati competitivi, ed è stata l’ennesima dimostrazione che il nostro sviluppo stava andando nella direzione corretta. Qui a Donington nelle FP4 di sabato mattina Michael ha tenuto un ritmo che ci faceva presagire qualcosa di buono. Poi in gara non solo è riuscito a stare assieme alle Kawasaki, ma le ha anche superate e staccate. Se poi consideriamo che su questa pista le Kawasaki avevano vinto le ultime dieci gare, il nostro successo assume un’importanza ancora maggiore».
Ho spesso sostenuto che al tuo team mancasse un pilota esperto
«Posso capire che ci fosse qualche dubbio riguardante la scelta dei nostri piloti per la Superbike, però dobbiamo capire come si articola il progetto di Yamaha Motor Europe, che punta a portare i giovani piloti dalla 300 sino alla Superbike, con squadre e moto vincenti. Un pilota di esperienza avrebbe senza dubbio velocizzato lo sviluppo della nostra moto e forse saremmo arrivati prima alla vittoria, ma siamo molto orgogliosi di aver dimostrato oggi che la strada che abbiamo scelto sia stata vincente».
Si parla di quattro Yamaha ufficiali in Superbike nel 2018
«Il prossimo anno ci piacerebbe molto dare la possibilità ai nostri migliori ragazzi della Supersport di passare in Superbike. E’ un progetto al quale stiamo lavorando per trovare il budget necessario, ma se ci riusciremo andremo a chiudere quel cerchio di cui ti parlavo prima, con ragazzi che crescono sulle nostre moto e passano di classe in classe sino al top: la Superbike. Porteremo i nostri migliori piloti dalla 300 alla 600 e dalla 600 alla Superbike, che rappresenta la vetta di una piramide dove la base sono i campionati nazionali. E’ questo il reale motivo della nostra presenza nei campionati delle derivate dalla serie».
Questo progetto sembra escludere la possibilità di un vostro interessamento a piloti esperti come potrebbe essere Sykes, che si dice stia trattando con Yamaha.
«Noi siamo contenti dei nostri piloti e non ti nego che vorremmo continuare con loro. Nello stesso tempo però siamo aperti a qualsiasi possibilità, e sarà poi l’azienda a valutare le scelte da compiere. E’ chiaro che non siamo qui per partecipare, ma per vincere e per vivere dei momenti come quello attuale, da dividere con tutti i ragazzi che in questi anni hanno lavorato tanto per arrivare a rendere competitiva la nostra moto ed il nostro team».
Cosa ci puoi dire dell’attuale situazione che vi vede in difficoltà in Supersport 300?
«Come dicevo, la classe 300 è una delle basi del nostro progetto. Questa categoria ha un enorme importanza nei Paesi emergenti e noi ci teniamo molto a mettere i nostri giovani nelle migliori condizioni di poter competere ad armi pari con i loro avversari. Qui non si tratta di avere la moto migliore, ma di dare la possibilità ai giovani di esprimere il loro talento in una categoria che rappresenta l’entry class del motociclismo. Di conseguenza è indispensabile che tutte le moto che partecipano siano competitive. E’ scritto nero su bianco sul regolamento di questo campionato. Se questo non succede allora entra in discussione la valenza stessa della categoria. Stiamo ovviamente discutendo sia con Dorna che con gli altri costruttori affinché questo accada».