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Che tra Rea e Sykes non scorresse buon sangue lo si sapeva. La loro convivenza è stata sempre difficile, e solo il grande gesto di Rea a Losail nel 2016 aveva portato un po' di pace tra i due. Ma il “sacrificio” di Johnny, che aveva regalato il secondo posto a Sykes sia in gara che in campionato, è stato ben presto dimenticato, e l’atmosfera nel box della Kawasaki è tornato ad essere teso già l’anno successivo.
Certo, per Tom non deve essere stato facile ritrovarsi in casa questo “cannibale” che non solo gli ha portato via tante vittorie, ma anche la leadership nella squadra. Venerdì abbiamo chiesto a Sykes come mai, pur avendo a disposizione quella che è probabilmente la miglior moto del lotto, lui stia pensando di lasciare la Kawasaki: la risposta è stata che nel suo team si sono dimenticati che è stato lui ad aver sviluppato da zero ed aver reso vincente la Ninja. E in effetti il dinoccolato pilota inglese era stato la prima guida della Casa di Akashi sino al 2015, anno dell’arrivo di Rea nel team KRT. Prima di quella stagione Tom non solo aveva reso competitiva la ZX-10RR, ma l’aveva anche portata a vincere un titolo mondiale nel 2013, dopo averlo sfiorato l’anno precedente, quando Biaggi prevalse per mezzo punto.
Ma Rea ha subito e drasticamente spostato l’ago della bilancia a proprio favore, e Sykes si è di colpo trovato ad essere una seconda guida. Inizialmente ha cercato di riprendersi lo scettro di miglior pilota Kawasaki, ma la superiorità di Johnny è sempre stata schiacciante. Quando Tom ha potuto contendere la vittoria al suo scomodo compagno di squadra lo ha fatto in modo aggressivo, quasi rabbioso: come a Buriram, in Gara-2 nel 2017, o nel 2016 a Donington, quando replicò a tutti gli attacchi di Rea sino a convincerlo ad alzare bandiera bianca e a non rischiare una caduta che per il nordirlandese avrebbe potuto avere conseguenze nella lotta per il titolo. Lotta dalla quale Sykes è stato quasi sempre escluso.
A Losail i due hanno firmato un armistizio che è però durato molto poco. I due non si piacciono e non si stimano, e a stento si scambiano un cenno di saluto. Che la situazione non fosse idilliaca era emerso anche in questa stagione, ma quanto accaduto oggi a Brno è stato come una scintilla che ha riacceso un fuoco in realtà mai spento.
Siamo al terzo giro di Gara-2. In testa alla gara c’è Alex Lowes, alle sue spalle VdMark, Sykes, Laverty e Rea. Il campione del mondo, contrariamente a quanto fa di solito, non si è gettato all’attacco sin dal primo giro (l’assurda inversione della griglia lo ha fatto partire dalla nona posizione), tanto da far pensare che la sua moto potesse avere qualche problema. Ma non è così, la Ninja di Johnny va benissimo, è l’arma letale di sempre: come lui stesso affermerà nel dopo gara, aveva aspettato un po' troppo ad attaccare, ma nel terzo giro decide che è venuto il momento di farlo. Supera Laverty, e alla curva 12 passa all’esterno di Sykes: Tom se ne accorge, ma ovviamente non chiude il gas. Percorre la sua curva e cerca di resistere al sorpasso, con il risultato che le traiettorie si incrociano e ad avere la peggio è Johnny, che cade nella sabbia della via di fuga.
Un normale incidente, come ne capitano spesso nelle gare motociclistiche. Ma questo, in particolare, coinvolge Rea e Sykes, il quale coglie l’occasione per riaccendere una rivalità mai sopita. “Qualcuno nel team mi ha accusato di aver fatto cadere Johnny – ci ha dichiarato dopo la gara – ma è molto chiaro che invece è stato lui a sbagliare. Io ho fatto la mia curva come sempre, è lui che mi è venuto addosso”.
L’interpretazione di Tom fa strabuzzare gli occhi a Rea: “Quel ragazzo a volte proprio non lo capisco – è la sua risposta –. Chiunque lo può superare senza che lui accenni ad una reazione, ma se lo faccio io nella curva successiva lui replica subito ed in modo molto aggressivo. Chiunque abbia un poco di sale in zucca può capire come sono andate le cose. Io l’ avevo superato, ma lui è arrivato da dietro, mi ha colpito e buttato fuori. Sono cose che nelle corse possono capitare, ma non accetto che si dica che è colpa mia. Dalla sua camera on board si vede benissimo cosa sia effettivamente successo”.
E’ l’inizio di una nuova guerra fredda, fatta di battute sarcastiche, velate accuse e qualche scorrettezza in pista. Difficile entrare nel merito e capire chi abbia torto e chi ragione. Da parte mia li conosco e li intervisto da quasi dieci anni, da quando arrivarono in Superbike provenienti dal BSB. Hanno due caratteri completamente diversi: all’apparenza Tom è più bonaccione e tollerante, ma se attaccato reagisce con rabbia ed in modo a volte scomposto. Rea è più intelligente, più furbo, a volte quasi subdolo, e sa approfittare delle debolezze del suo “avversario”. Non potranno mai andare d’accordo, e questo lo hanno capito anche i vertici del team KRT, per cui difficilmente il prossimo anno rivedremo i due nello stesso box.
Che Sykes stia trattando con la Yamaha è cosa certa, ma come abbiamo scritto non è il solo, e quindi non esiste la matematica sicurezza di vederlo il prossimo anno su una R1. Per quanto riguarda Rea, sabato ha affermato che tra pochi giorni conosceremo quale sarà il suo futuro. Nel frattempo, i due continueranno sino a fine campionato da separati... nel box.