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Toprak Razgatlıoğlu è senza dubbio quello che si può definire "un personaggio". Il suo carattere è riservato ma deciso, educato ma risoluto. Pur non avendo ancora compiuto 23 anni, il pilota del Turkish Puccetti Racing ha le idee ben chiare sul proprio futuro, e soprattutto non ha grilli per la testa. Punta diritto alla meta senza tanti fronzoli. Non parla ancora benissimo in inglese, e per questo spesso il suo modo di esprimersi è laconico, essenziale: ma in poche parole Toprak sa esprimere benissimo il proprio pensiero.
Quando lo scorso anno, dopo il secondo posto di Donington, gli chiesi se si era reso conto di aver superato il campione del mondo Rea all’ultimo giro, mi rispose: “Andava piano”. Quest’anno, a Imola, dopo il suo quinto posto nelle libere, gli chiesi cosa avrebbe chiesto al suo team per il giorno successivo, e lui mi disse testualmente: “Moto good. No touch”. Più chiaro di così...
Il suo talento non si discute, così come il suo coraggio e la sua determinazione, che lo portano a lottare contro piloti più esperti ed affermati senza alcun timore reverenziale. Manuel Puccetti e Kenan Sofuoğlu stanno facendo un ottimo lavoro e lo stanno curando come un figlio. Lui ha l’intelligenza di ascoltarli e di credere in loro. Toprak sta proseguendo il cammino verso la piena maturità, che lo porterà con ogni probabilità a far parte del team ufficiale Kawasaki, forse già il prossimo anno. La Casa di Akashi crede molto in lui, tanto da averlo inserito nella squadra ufficiale alla prossima 8 Ore di Suzuka 2019, che partirà sabato 27 luglio.
Come è iniziata la tua carriera di pilota?
"Ho iniziato a dieci anni con una Yamaha PW50, poi sono passato su una 80, sempre fuoristrada. L’anno successivo ho iniziato a correre il campionato turco offroad, ed ho vinto sia nella 50 che nella 80 cc. La mia carriera di pilota sembrava inizialmente rivolta al fuoristrada, ma poi a 11 anni ho provato in pista una Honda 600. Al termine della giornata non ero ancora riuscito a mettere il ginocchio per terra, e allora un mio amico convinse il gestore della pista a concedermi ancora 20 minuti, riaprendo la pista solo per me. Non volevo tornare a casa senza aver sporcato le saponette e finalmente ci sono riuscito!"
La pista ti è piaciuta più dell’offroad...
"Assolutamente sì, tanto che nel 2011 sono andato a correre in Germania nella Yamaha R6 Cup. Ci correva Sofuoğlu e quindi io ci sono andato con lui. Avevo solo 14 anni, e mio padre mi accompagnava nei viaggi e mi seguiva nelle gare, ma senza mai entrare nel box. Il primo anno non fu facile, anche perché non conoscevo le piste. Nella gara del Lausitzring ero in testa da solo, con un vantaggio di sei secondi sul gruppo degli inseguitori, ma nell’ultimo giro sono caduto buttando al vento la mia prima vittoria. Nel box ho pianto per più di un ora. Mi sembrava di aver tradito il lavoro dei miei meccanici e la fiducia di mio padre. L’anno successivo le cose sono migliorate, ma ho dovuto rinunciare alle ultime tre gare perché avevamo finito i soldi. Allora ho fatto i provini per la Rookies Cup e mi hanno preso. Ci ho corso per due anni collezionando alcuni podi."
Da quando Sofuoğlu è diventato il tuo mentore?
"Nel finale di stagione del secondo anno nella Rookies Cup il mio rapporto con Kenan è diventato più amichevole, e ha iniziato a darmi dei consigli su quello che avrei dovuto fare per proseguire la mia carriera di pilota. Mi ha consigliato di correre nella Stock 600, e per farmi prendere confidenza con la categoria mi ha detto che avrei dovuto partecipare come wild card all’ultima gara del campionato, a Magny Cours. Non conoscevo la moto e nemmeno la pista, ma naturalmente ho accettato di buon grado. Conclusa la gara di Aragón della Rookies Cup ho preso l’aereo, ed arrivato ad Istanbul ho trovato Kenan, che mi ha fatto salire sulla sua auto e siamo partiti alla volta di Magny Cours."
In automobile?
"Sì. E’ stato un viaggio lunghissimo, di oltre due giorni. A Kenan piace viaggiare in automobile, così abbiamo potuto parlare e conoscerci meglio. Nonostante una moto …… poco competitiva, per usare un eufemismo, sono riuscito a vincere la gara. Era il 2014, e l’anno successivo ho corso per la prima volta con il team Puccetti, collezionando cinque vittorie che mi hanno consentito di vincere il titolo. Ho lottato spesso con Rinaldi e con Caricasulo, conquistando il mio primo campionato internazionale. Il mio sogno era di salire di categoria e di correre nel mondiale Supersport, proprio come Sofuoğlu, ma fu proprio lui a dirmi che il mio futuro doveva invece essere nelle 1000, prima nella Stock e poi in Superbike. Al momento non ero per nulla d’accordo, ma l’ho ascoltato, ed ora posso dire che aveva ragione."
In Stock 1000 però non hai vinto il titolo...
"La mia prima stagione nella Superstock 1000 è stata al di sotto delle aspettative, soprattutto a causa del fatto che la Kawasaki non era molto competitiva. Ho chiuso quinto, con due podi ma nessuna vittoria. E’ stato un anno difficile, ma che mi ha insegnato come si guida una 1000. Nel 2017 la mia moto era più competitiva ed ero in lotta per il titolo con Rinaldi, quando in una caduta mi sono lussato una spalla, e il mio campionato in pratica si è concluso li. Ho terminato al secondo posto, a soli 8 punti da Rinaldi, disputando una gara in meno. Forse senza il problema alla spalla avrei vinto io, ma con i “se” ed i “ma” non si va da nessuna parte. Nel 2018 ho fatto il grande salto in Superbike, che ritengo sia la categoria più adatta a me ed al mio stile di guida. "
Un esordio niente male, con due podi...
"Sì, ho fatto secondo a Donington e terzo a Villicum, in Argentina. I podi avrebbero potuti essere tre se non avessero annullato Gara-2 in Qatar. Domenica mattina ero stato il più veloce nel warm up, ma poi è arrivata la pioggia che ha allagato tutto."
E quest’anno?
"Ad essere sincero ero convinto di poter fare più podi, ma non ho mai trovato il set up giusto per la mia Ninja. Rispetto allo scorso anno la moto è migliorata, ma faccio molta fatica a trovare un set up che mi permetta di guidare come piace a me. E’ successo a Imola e sono salito sul podio in Gara-1, ed avrei potuto farlo probabilmente anche nella sprint race, se non avessi sbagliato la scelta della gomma posteriore. Per me la moto deve curvare bene e frenare forte, se no non riesco a spingere al massimo. Ci manca anche un poco di accelerazione in uscita di curva, ma l’assetto ed il feeling sono più importanti."
Qualcuno ti vede già nel team ufficiale Kawasaki con Rea...
"Non ne so niente. Vedremo. L’importante per me è restare in Superbike."
Sei stato convocato dalla Kawasaki per la 8 Ore di Suzuka...
"Sì. Dopo la gara Superbike di Misano andrò in Giappone per i test, assieme a Rea e Haslam. Loro hanno già provato la moto pochi giorni fa. Ne abbiamo parlato e non mi hanno detto molto, ma ho capito che sono contenti. Non contentissimi, ma contenti".