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Dopo quanto successo in gara1 ci aspettavamo di trovare un Jonathan Rea arrabbiatissimo, che avrebbe detto peste e corna di Tom Sykes, che a suo dire lo avrebbe colpito e fatto cadere.
Invece il Cannibale ha parlato con calma, e pur lanciando qualche frecciatina al suo ex compagno di squadra, ha molto filosoficamente dichiarato che “queste sono le corse”. Oltre che della sua gara, Johnny ci ha parlato anche del suo rapporto con la Kawasaki e della MotoGP.
Cosa ci puoi dire della nuova Kawasaki che verrà prodotta nel 2021?
"Non ne so nulla. Ci dobbiamo incontrare con Kawasaki nei prossimi giorni e sono ansioso di conoscere i programmi della casa di Akashi, ma per il momento non ne so niente".
In Kawasaki ci hanno detto che sanno di doverti convincere che il loro progetto è migliore rispetto a quello di Honda o Ducati.
"Sì, è vero".
E cosa ci puoi dire invece della MotoGP? Nessun contatto?
"La MotoGP è il campionato tecnologicamente più avanzato al mondo, ma non spetta a me decidere se andarci o meno. I piloti non decidono dove andare. Non è che domani uno si alza la mattina e decide 'ora vado a correre con il team Repsol Honda o con il team Monster Yamaha'. Ci deve essere l’opportunità di poterlo fare.
Per quanto mi riguarda ci sono state molte parole, tanti discorsi, ma nessuno mi ha mai messo davanti un contratto da firmare. Nemmeno un team privato. Solo chiacchiere. La realtà è che io qui ho un team molto competitivo, composto da grandi professionisti. Se qualcuno mi dovesse proporre qualcosa di meglio rispetto a quello che ho io ora, la prenderò in considerazione, ma al momento questa è per me la migliore opportunità".
Sei ancora giovane, ma oltre la soglia dei trenta anni. Se un team della MotoGP ti proponesse una moto ufficiale tu saresti disposto ad accettare, pur sapendo che, con ogni probabilità, ci vorrebbero una se non due stagioni prima che tu possa essere competitivo in un campionato per te completamente nuovo?
"Non sono mai stato pronto come ora a raccogliere una possibilità del genere. Perché dovrei dire di no? Però al momento questa opportunità non mi è stata proposta. Ora come ora io ho la possibilità di vincere con questa squadra. Mi ritengo fortunato di far parte di questo team, che è supportato direttamente da una casa produttrice che sta investendo tanto in Superbike.
Marquez è l’uomo simbolo della Honda, Dovizioso lo è per la Ducati e io lo sono per la Kawasaki, che è una grande azienda. Ci sono stato a Dicembre e mi sono sentito parte di una famiglia. Stanno elaborando dei progetti puntando su di me e questa è una cosa molto gratificante".
Parlando di quanto accaduto oggi cosa ci puoi dire della tua caduta?
"Non so bene cosa sia successo perché Sykes è arrivato da dietro e mi ha colpito sulla gamba. Non è la prima volta che succede, ma spero che sia l’ultima. Comunque queste sono le corse. A volte sei fortunato e altre volte sei sfortunato. Di certo non ha fatto apposta a colpirmi".
E poi hai spinto forte cercando di recuperare.
"Ho trovato un buon ritmo e in poco tempo ho ripreso il gruppo che mi precedeva. Stavo pensando di superare Rinaldi quando la moto ha sbandato, ho perso aderenza all’anteriore e sono caduto. Sono stato davvero sfortunato. L’incidente con Sykes ha compromesso tutta la mia gara, perché anche se non fossi caduto avrei dovuto stressare le gomme per recuperare il terreno perduto. Forse avrei potuto chiudere nei primi cinque o sei. Ma è andata così".
Hai visto la gara sui monitor?
"No, perché ho dovuto andare al centro medico per curare una ferita alla gamba destra. Niente di grave, ma ho dovuto ricorrere alle cure dei medici. Per quel poco che ho visto il ritmo non è stato altissimo".