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Il paddock di Jerez è un forno, ma Marco Barnabò è nel box della sua squadra, impegnata a preparare la moto di Melandri. Disponibile e gentile come sempre il bergamasco ci racconta di questa strana stagione 2020 e delle sue speranze legate a Marco Melandri.
E’ una stagione iniziata in modo difficile.
Si, prima di tutto per la pandemia che ha colpito l’Italia e la mia terra in particolare e poi per aver dovuto sostituire Camier. Mi dispiace molto per Leon. Non era certo nelle nostre intenzioni interrompere la nostra collaborazione, ma siamo stati costretti dalle sue condizioni fisiche. Sono certo che avremmo potuto fare una grande stagione insieme, ma alla resa dei conti siamo riusciti solo a fare solo qualche giro di pista. Gli auguro di guarire al più presto e di tornare a correre quanto prima.
Siete stati presenti in tutti i test, ma arrivate a Jerez con un pilota nuovo, che non ha mai guidato la vostra V4.
E’ vero. Siamo stati presenti a tutti i test prima e dopo la pausa, ma con piloti sempre diversi: Cortese, Pirro, Camier e Krummenacher. Alla fine arriviamo a questo secondo round con Melandri, che è salito sulla nostra moto solo a Cremona, dove siamo riusciti appena a definire la sua posizione in sella.
A proposito di Krummenacher, ad un certo punto sembrava potesse essere lui a sostituire Camier.
Anche io ho letto qualcosa in questo senso, ma in realtà non c’è mai stato nulla di concreto. Dopo il test che ha svolto con noi, avevamo parlato per il 2021. Considerando che era andato bene e che si era trovato a proprio agio sulla nostra moto, eravamo rimasti d’accordo di risentirci alla fine della stagione. Niente altro.
Allora non pensavi ancora a Melandri.
Assolutamente no. Poi un giorno Alberto Vergani, il manager di Marco, mi ha chiamato per parlarmi di un possibile pilota per l’anno prossimo, ed io scherzando gli ho detto che in realtà il pilota mi serviva per quest’anno, non per il 2021. Entrambi abbiamo pensato alla stessa persona, ed il passo successivo è stato quello di chiamare Melandri. In poche ore abbiamo deciso tutto.
Ma Melandri non aveva smesso?
Si, ma quando ci siamo parlati mi ha confidato di non aver terminato la sua carriera come avrebbe voluto. Inoltre stando per un po di tempo lontano dalle piste, si è accorto di avere ancora tanta voglia di correre. Il fatto che abbiamo trovato un accordo nell’arco di pochi minuti sta a significare che ha davvero voglia di tornare in pista.
Solitamente nelle prime gare del mondiale Marco va molto bene. Nel 2018 fece doppietta con la V2 e l’anno scorso è salito sul podio anche con la Yamaha GRT.
Speriamo che la tradizione continui. Alla fine abbiamo girato sempre con piloti diversi e non abbiamo mai iniziato uno sviluppo della moto dedicato ad un pilota. Lo faremo da domani qui a Jerez. A rendere tutto più complicato c’è il fatto che rispetto al 2019 la moto è cambiata molto. Nel forcellone, nella parte elettronica e nel serbatoio.
La V2 di Melandri si muoveva molto al posteriore. Ti aspetti lo stesso problema sulla V4?
Te lo dirò domenica sera. Ovviamente spero di no, ma sono fiducioso anche perché noi utilizziamo sospensioni Showa, che non sono quelle che utilizzano le moto ufficiali. A Cremona Marco ci si è trovato bene, ma naturalmente dobbiamo attendere il responso di queste tre gare di Jerez.
Dopo Cremona hai detto che ti è piaciuto molto lavorare con un campione come Melandri.
Melandri può fare la differenza. Senza nulla togliere ai piloti che abbiamo avuto sino ad ora, lui è il più professionale. Non dimentichiamoci che è stato Campione del Mondo e poi basta vedere il report che fa ai suoi tecnici quando scende dalla moto, per capire che siamo di fronte ad un pilota molto esperto, che ha guidato molte moto in categorie diverse, non solo in SBK ma anche in 125,250 e MotoGP. Marco ci può aiutare a crescere.
Avete firmato un contratto di un solo anno?
Sì, certo. Lui ci ha detto che il suo obiettivo è quello che concludere la sua carriera con una buona stagione, e quindi vuol dire che vuole smettere alla fine del 2020. Da parte nostra posso dirti che cercheremo di metterlo talmente a proprio agio da fargli raggiungere il suo obiettivo, ma anche da fargli cambiare idea.