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Quando un team privato sconfigge i team ufficiali si ripete la vittoria di Davide contro Golia, del più debole sul più forte, e tutti ovviamente parteggiano per il primo. Anche per questo motivo la vittoria di Michael Ruben Rinaldi e del team GoEleven ha avuto un sapore particolare, ed è stata accolta con gioia da chi ha assistito alla gara, gli addetti ai lavori qui in circuito ed il pubblico da casa, dalla televisione. Se poi il Golia di turno è un giovane pilota italiano, che sino ad ora non era mai nemmeno salito sul podio della Superbike la vittoria è ancora più clamorosa.
Pur essendosi laureato campione Europeo Stock 1000 e vice Campione Europeo Stock 600, sino allo scorso anno Rinaldi non era certo considerato l’erede di Max Biaggi o di Frankie Chili. Anche perché veniva da un annata opaca, trascorsa nelle fila del team Barni Racing, dove era riuscito ad emergere solo in una gara (un quarto posto a Jerez).
Inoltre l’inizio del campionato 2020 non faceva certo presagire una stagione da protagonista: decimo in gara1, nono nella Superpole Race ed una incolpevole caduta in gara2. Poi la trasformazione. Il bruco diventa farfalla. Da Jerez in poi Michael è sempre nelle prime posizioni, precede spesso i piloti ufficiali, compresi quelli Ducati. Qui al Motorland Aragon il suo podio era nell’aria, ma in pochi speravano che il gradino fosse quello più alto. Assieme alla sua squadra Rinaldi studia una strategia. I big, Rea e Davies su tutti, sono fortissimi alla distanza, nei giri finali. Montiamo la SX al posteriore, la gomma più morbida che si possa utilizzare, spingiamo come dei matti nei primi giri e prendiamo un buon vantaggio. Poi alla fine ci riprenderanno, ma forse saliamo sul podio. E così fanno, solo che il ritmo di Michael è forsennato e i secondi su Rea salgono sino a sei. Il suo vantaggio non cala mai, nemmeno nel finale. Rea e Davies sono lontani e la fuga per il podio si tramuta in una fuga per la vittoria! Davide ha battuto Golia. Il sogno si è avverato.
Michael cosa hai pensato negli ultimi giri, dentro il tuo casco?
"Io sono un sognatore e i sogni mi sono serviti come stimolo e per definire gli obiettivi da raggiungere. Quando mancavano pochi giri alla fine il mio sogno era lì, a portata di mano. Però mi sono sforzato di restare concentrato sulla moto, sulle traiettorie, sul sentire le gomme. Però ti posso dire che l’ultimo giro è stato lunghissimo. Non finiva mai".
Era dal 2012 (Sylvain Guintoli a Magny Cours in gara2) che un pilota privato Ducati non vinceva una gara in Superbike.
"Vincere con una squadra privata è una cosa particolare e bellissima. Farlo in questa stagione che a causa del coronavirus sembrava non potesse nemmeno continuare rende tutto ancora più incredibile. La crisi economica post quarantena ha complicato molto le cose, specialmente per i team privati come il nostro e quindi questa vittoria ci ripaga di tanti sacrifici e momenti difficili. Non dobbiamo poi dimenticare che la mia squadra è passata attraverso la più brutta esperienza che si possa provare, con l’incidente che ci ha tolto Andrea Antonelli. Sono certo che da lassù anche Andrea sta festeggiando la nostra vittoria".
Sei un pilota cresciuto nei campionati delle derivate
"Sì ed è una cosa che mi riempie di soddisfazione. Sono passato attraverso la Stock 600 e la 1000 per poi debuttare in Superbike, prima nelle sole gare Europee e poi in tutto il mondiale. Un lungo percorso che mi ha portato fino a questa vittoria, che per me non rappresenta certamente un punto di arrivo, ma di partenza".
Chi devi ringraziare per aver raggiunto questo obiettivo?
"Devo ringraziare molte persone, ma in special modo quelle che mi sono state vicine nei momenti difficili. Ora che ho vinto ho molte persone attorno a me, ma io non dimentico quelle che mi sono state vicine prima, quando le cose non andavano bene".
Questa vittoria può dare una svolta alla tua carriera. Di certo ti darà ancora maggior fiducia nei tuoi mezzi.
"Non lo so. A dire il vero ancora non mi sono ben reso conto di aver vinto. Mi serve un po di tempo per metabolizzare quello che è successo. Magari ti rispondo domani, dopo le due gare".
Hai già incontrato Gianni Ramello? Cosa ti ha detto?
"Lui niente, ma io mi sono ricordato che avevamo scommesso che se avessi vinto una gara lui avrebbe smesso di fumare. Quando sono sceso dal podio l’ho guardato e gli ho detto: “goditi l’ultima sigaretta”.
Il team GoEleven è la tua seconda famiglia, ma se ti arrivasse una chiamata dal team Aruba Ducati?
"Tu cosa faresti? E chiaro che qualsiasi pilota accetterebbe. Se ti chiama il team ufficiale Ducati non puoi dire di no. Ma ora non ci voglio nemmeno pensare, Voglio godermi questo successo, per poi pensare alle prossime gare ed al team GoEleven. Se qualcuno mi chiamerà vedremo cosa fare, ma sia chiaro che se resterò in questa squadra sarò comunque molto felice".