SBK 2020. Scott Redding: “Mi piacciono le moto nervose, è più facile portarle al limite”

SBK 2020. Scott Redding: “Mi piacciono le moto nervose, è più facile portarle al limite”
Anche a Imola Redding si è confermato un personaggio spontaneo, che dice esattamente quello che pensa. Ecco cosa ci ha detto di Bautista, della Superbike e della sua attuale moto
12 febbraio 2020

Dopo la presentazione del team Aruba.it Racing Ducati abbiamo avuto modo di intervistare Scott Redding. Lo avevamo già fatto nei test di Jerez, e anche qui a Imola il ragazzone inglese ha dimostrato di essere senza dubbio un personaggio, con una personalità forte e senza troppi peli sulla lingua. Al contrario di altri, Scott non è mai banale e “politically correct”: dice quello che pensa, e lo fa in modo pacato quanto deciso. 

Un bel caratterino insomma, un pilota che mancava a questa Superbike dove alcuni suoi colleghi sono sembrati spesso rassegnati a subire lo strapotere di Rea. Di certo Redding non ha nessun timore reverenziale nei confronti del cinque volte campione del mondo, e dopo averlo conosciuto siamo certi che per Johnny quest’anno la vita sarà meno facile di quanto lo sia stato negli anni precedenti.  
 

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Cosa significa per te correre in SBK?
"Mentalmente mi sta coinvolgendo molto e sta cambiando la mia vita. Ho corso per alcuni anni in MotoGP, e poi sono andato nel BSB, dove sapevo sin dall’inizio di essere il pilota favorito, obbligato in qualche modo a “dover” vincere, anche perché avevo una grande moto ed un ottimo team. Qui in Superbike ho una moto ed un team ufficiali, sono nelle migliori condizioni per poter vincere il campionato. Non so se lo vincerò, perché è un campionato di alto livello e sarà sicuramente una stagione lunga e difficile, ma se non dovesse succedere sarò comunque in pace con me stesso, perché avrò dato il 110%".

Cosa ti aspetti dalle gare di Phillip Island? 
"Faremo i test ad inizio settimana e per me saranno molto importanti, perché avrò modo di prendere ulteriore confidenza con la moto e con le gomme. Quella australiana è una pista che conosco, ma non dimentichiamoci che quest’anno dovrò imparare la maggior parte delle altre piste". 

Nei mesi scorsi hai potuto iniziare a vivere l’atmosfera della Superbike. Ti piace l’ambiente o, come hai detto tempo fa in un’intervista, la Superbike non è il tuo campionato preferito?
"Penso che le mie parole siano state fraintese. Io non ho detto che non mi piaceva la Superbike, ma solo che in quel determinato periodo le gare erano noiose, e che quindi non era un campionato che attirava la mia attenzione. Ti posso dire invece che mi trovo molto bene. Ho un contratto da pilota ufficiale, per cui non posso fare proprio tutto quello che vorrei nel paddock, ma mi diverto molto e mi trovo bene con gli altri piloti. Apprezzo inoltre il fatto che il pubblico possa aver accesso al paddock e stare vicino a noi piloti".

 

Parlando della tua moto, su quale aspetto pensi di dover ancora lavorare? 
"Sinceramente non ritengo che la mia moto abbia punti deboli sui quali dover intervenire. Naturalmente bisognerà adattarla ai vari circuiti ed alle diverse condizioni, ma non penso che abbiamo nulla da invidiare alle altre moto. Dovremo essere molto costanti per poter competere per il titolo contro le Kawasaki e le Yamaha, che sono veloci su tutte le piste, ma abbiamo i mezzi e la moto per farlo". 

Qual è il tuo parere su quanto è accaduto lo scorso anno a Bautista?
"
Penso che sia stato Bautista ad avere dei problemi. Lui pensava di poter dominare il campionato e lo ha fatto nelle prime 11 gare. Correva con una moto molto competitiva ed aveva dalla sua l’aerodinamica ed il peso, oltre al suo indubbio talento. Johnny è stato molto intelligente e furbo a mettergli sempre pressione e a non mollare mai. Quando Álvaro è caduto per la prima volta a Jerez ha smesso di dominare. Nella gara successiva ha pensato che si fosse trattato solo di un banale incidente, ed era ancora convinto di poter dominare, ma è caduto una seconda volta. A quel punto Rea ha iniziato a rimontare in classifica e Bautista ha perso fiducia in se stesso, ha continuato a cadere e ha perso tutto il vantaggio che aveva nei confronti di Johnny. Quindi penso che sia stato lui a perdere il campionato. Quando vinci con 15 secondi di vantaggio credi che nessuno ti possa battere e non pensi solo a vincere, ma a dominare anche le gare successive. Questo ti fa perdere la concentrazione sull’obiettivo principale, che è quello di vincere le gare e il campionato".

Parlando della tua moto, hai chiesto qualcosa in particolare alla Ducati dopo i test? 
"Sì, ho chiesto di mettere olio e benzina per poter dare più gas possibile. A parte gli scherzi, a me piacciono le moto nervose, che si muovono e che mi fanno capire come guidarle al limite. Sto usando il serbatoio e la sella di serie. La moto mi piace così com’è. Non c’è nulla da cambiare". 

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