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Quando Alvaro Bautista ha tagliato il traguardo di Gara2 a Mandalika in seconda posizione, laureandosi Campione del Mondo, una delle prime persone che mi sono venute in mente è stato lui: Stefano Cecconi, Amministratore Delegato di Aruba, impegnato dal 2015 con la propria azienda, ma anche in prima persona, nel mondiale Superbike. Lo incontro spesso nel paddock o in griglia, al fianco di Michael Ruben Rinaldi, e non di rado porta con sé la propria famiglia.
Per essere dei validi imprenditori bisogna avere una grande tenacia, un’incrollabile fiducia nel proprio potenziale ed una ferrea volontà di raggiungere gli obiettivi prefissati. Negli anni Stefano ha dimostrato di possedere tutte queste caratteristiche, non solo nella gestione di una grande realtà qual è quella della sua azienda, ma anche nel progetto che riguarda il Team Aruba.it Racing Ducati. Tenacia e fiducia che non sono mai venute meno, anche quando il Cannibale Rea frantumava sistematicamente tutti i progetti ed i sogni di Aruba e Ducati, quando Chaz Davies gettava il proprio Cuor di Leone oltre l’ostacolo, ma si scontrava con un avversario che sembrava invincibile. La delusione maggiore è probabilmente arrivata nel 2019, quando Rea sembrava finalmente sconfitto da una nuova moto e da un nuovo pilota. Invece alla fine, per cause ancora adesso difficili da comprendere, nemmeno in quel caso in Aruba riuscirono a festeggiare una vittoria che avrebbe giustificato anni di sacrifici e di investimenti.Ora però il binomio tutto italiano Aruba-Ducati, formato da due delle più belle realtà industriali del nostro Paese, ha spazzato via non solo il drago verde, ma anche il nuovo e talentuoso avversario turco con la sua Yamaha. Per Cecconi è il momento di festeggiare, ma anche di analizzare il passato e di guardare al futuro.
Stefano, ritengo che tu sia una delle persone che maggiormente debba festeggiare questo titolo mondiale, nel quale hai sempre fermamente creduto.
"È dal 2015 che siamo impegnati nel mondiale Superbike e, per usare un termine forte, non è stato facile accettare di perdere sei mondiali di fila contro la Kawasaki e Jonathan Rea. Sono stati momenti non certo facili, che avrebbero anche potuto demotivarci. Invece su di noi hanno avuto esattamente l’effetto contrario. Più subivamo le vittorie del Cannibale e più saliva la voglia di prenderci una rivincita, e di vincere il titolo mondiale. E’ stata dura anche nel 2019, quando il titolo lo abbiamo davvero sfiorato, ma con il senno di poi potrei dire che non eravamo ancora pronti. Avevamo un grandissimo potenziale, ma non avevamo il controllo della situazione. Moto nuova e pilota al debutto nella categoria. Il potenziale c’era già, ma mancava quella consapevolezza che abbiamo invece avuto quest’anno. Come ha detto lo stesso Bautista: “andavo fortissimo ma non sapevo il perché, e quando ho avuto dei problemi non ho capito il perché”
Nei momenti più difficili ti è mai passata per la mente l’idea di lasciare la Superbike per abbracciare magari la MotoGP o un altro sport con il quale divulgare il marchio Aruba?
"Sinceramente no. Nonostante le difficoltà e le numerose stagioni nelle quali abbiamo faticato di più, sarebbe stato un lavoro incompleto e non sarebbe stato accettabile per noi lasciare le cose a metà. Ovviamente nessuno si aspettava di dover attendere così a lungo per raggiungere il nostro obiettivo, ma eravamo consapevoli del fatto che sarebbe arrivato. Era solo questione di tempo, in quanto il nostro potenziale era li, davanti a tutti. Il problema è stato che pur avendo avuto grandi piloti ed ottime moto, non siamo mai riusciti a concretizzare i nostri programmi. Era un po come l’ideal time. Eravamo forti in tutti i settori ma non riuscivamo a mettere insieme il giro perfetto, che per fortuna è arrivato adesso con Bautista e la V4"
Quanto sarà importante questo titolo per la tua azienda anche dal punto di vista commerciale e dell’immagine.
"Al momento non te lo so dire, perché è un’esperienza completamente nuova. È la prima volta che vinciamo il mondiale. A parte gli scherzi anche io sono curioso di capire e di costatare l’effetto che questa grande vittoria avrà sulla nostra azienda. Mi attendo una certa rilevanza, anche perché è avvenuto nell’anno di gloria della Ducati, con l’azienda bolognese che sta vincendo tutto. Quello che ti posso dire è che già quando eravamo in lotta per il titolo, pur non vincendolo abbiamo sempre avuto un ottimo ritorno d’immagine. Confido quindi che alla conquista del titolo possa fare riscontro un risultato ancora migliore. Te lo saprò dire"
Raggiunto un risultato o ci si getta a capofitto nella ricerca della conferma o ci si ritiene soddisfatti e si molla tutto. Voi che programmi avete?
"Mollare? Mai. Adesso dobbiamo impegnarci ancora di più proprio per confermarci. Dicono tutti che sia più facile vincere che non mantenersi al vertice e quindi prepariamoci adeguatamente. Il nostro team e la nostra collaborazione con Ducati proseguono ed il contratto già stipulato porterà ad un totale di dieci anni la nostra collaborazione con la casa bolognese. Per cui rimbocchiamoci le mani ed andiamo avanti. Il bello deve ancora venire"