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Iker lecuona è senza dubbio il pilota rivelazione di quest’anno in Superbike.
A soli 22 anni lo spagnolo ha già alle spalle esperienze in Moto2 ed in MotoGP, e la Honda lo ha scelto per tornare a vincere in Superbike. Il suo numero di gara è il 7 perché il suo idolo è stato Carlos Checa, e spera di ripeterne i successi nelle derivate. E’ felice della scelta fatta a fine 2021, quando avrebbe potuto restare in GP o tornare in Moto2, ma ha scelto di diventare un pilota ufficiale Honda in Superbike.
La casa alata vuole vincere e se sino ad ora non l’ha fatto (oltre ai problemi contingenti derivati dal Covid) è stato a causa dei limiti di una moto studiata per la strada ed adattata alla pista. Per questo Lecuona è convinto che presto la Honda metterà in produzione una nuova Fireblade, proprio per risolvere i problemi riscontrati in questi tre anni dal team HRC e dai suoi piloti.
A differenza della maggior parte dei piloti spagnoli tu non hai iniziato dalla Moto3
«E’ vero. La mia carriera sino ad ora è stata abbastanza particolare. Ho iniziato con le pit-bike ed ho proseguito con le supermoto, perché mi divertivo moltissimo. Nel 2014 mi sono rotto una gamba e quando sono guarito come regalo di Natale e di compleanno (è nato il 6 gennaio 2000) i miei genitori mi hanno regalato una motard 450 e mi sono iscritto al campionato spagnolo. Nella prima gara ha conquistato due secondi posti e poi ho vinto il campionato nella mia categoria. Nello stesso anno mi è stato proposto di provare una Moto2 e chiaramente ho accettato subito.
Nel 2015 e nel 2016 ho corso nel CEV Moto2 ed era un campionato particolarmente competitivo. Con me c’erano Philipp Oettl, Luca Marini Testuta Nagashima, Dominque Aegerter ed altri ancora. Nel 2016 ho anche debuttato nel mondiale Moto2 a Misano, ma purtroppo in gara sono caduto. Sono rimasto in questa categoria sino al 2019 conquistando in tutto due podi, a Valencia e a Buriram».
E sempre nel 2019 hai debuttato in MotoGP. Deve essere stato un bel salto dalla Moto2.
«Assolutamente si. E’ completamente diverso guidare una GP e non è facile perché la Moto2 non ti prepara. Lo stile di guida e la potenza sono del tutto differenti. La categoria che si avvicina di più alla GP è la Superbike, ma anche in questo caso parliamo di due moto molto diverse».
In cosa sono diverse?
«In Superbike devi imparare a guidare con la moto che si muove molto, devi convivere con questa caratteristica. In GP la moto è più stabile. In Superbike hai un maggior margine di errore. Puoi sbagliare qualcosa perché hai tempo e modo di recuperare, mentre in GP se commetti un errore la tua gara è finita».
E tu che cosa preferisci guidare?
«Come ho detto sono due cose diverse. Ovviamente tutti i piloti vogliono guidare una MotoGP. Nel mio primo anno con la KTM su alcune piste mi sono divertito tanto. Mi sentivo a mio agio sulla moto e pensavo di poter battere chiunque. La seconda stagione invece è stata alquanto difficile. Quando sono arrivato in Superbike ho ritrovato il mio stile di guida.
Io vengo dal motard e quindi mi piace se la moto si muove, mi piace controllare le derapate e sfruttarle per andare ancora più forte. Entrare a gas aperto nei curvoni di Assen e sentire la moto che scivola è una sensazione unica. In Superbike difficilmente devi chiudere il gas, perché puoi sempre controllare la tua moto».
Possiamo dire che in SBK il pilota conti di più rispetto alla GP?
«Secondo me sì. In GP la moto fa una grande differenza. Qui in Superbike io guido una Honda ed al momento non possiamo lottare per la vittoria. Abbiamo avuto alcuni problemi che non abbiamo potuto risolvere completamente, ma ho sempre potuto gestire i problemi con la mia guida ed il mio impegno. Ho sempre potuto lottare per la top five, anche se il campionato è ad un livello molto alto. Questo non sarebbe stato possibile in GP, dove se hai dei problemi devi cercare solo di limitare i danni».
Quanto è migliorata la Fireblade da quando la provasti per la prima volta a Jerez lo scorso anno?
«Nei test invernali penso che la moto fosse al 60% del suo potenziale. Abbiamo lavorato e stiamo lavorando molto sul suo sviluppo ed ora penso che siamo arrivati ad un 80%. La moto è migliorata molto, anche grazie ai nuovi materiali che ci arrivano dal Giappone, non solo dalla Honda, ma anche da fornitori come Showa o Nissin. Stiamo lavorando tutti per migliorare la moto, ed ora abbiamo una buona base dalla quale iniziare a lavorare in ogni gara».
I vertici Honda hanno sempre affermato di essere tornati in Superbike per vincere. Secondo te si stanno impegnando davvero per farlo?
«Assolutamente si, al cento per cento. Ascoltano molto quello che diciamo sia io che Vierge, e cercano di comprendere i problemi per aiutarci a guidare meglio e ad essere più competitivi. Ci sono sempre diversi ingegneri giapponesi nel nostro box, e ci affiancano per comprendere come migliorare la moto e su cosa dover poi lavorare in Giappone. Danno il massimo per rendere vincente la nostra CBR».
Rispetto alla MotoGP è più difficile migliorare una moto in Superbike, dove devi rispettare la base della moto di serie.
«Ed è proprio questo il nostro problema maggiore. Moto come la Panigale V4 sono state progettate per la pista ed adattate alla strada, mentre al contrario la Honda produce moto da strada che devono poi essere adattate alla pista.
E’ una filosofia diversa. Ci sono cose che possiamo modificare o cambiare, ma altre che devono restare come sono e questo rende difficile il compito dei nostri ingegneri. La mia impressione è che il prossimo anno la Honda realizzerà un nuovo modello più evoluto della Fireblade, proprio per risolvere alla base alcuni dei problemi che ci stanno limitando».
Che reazione hai avuto quando ti hanno detto che avresti potuto correre in Superbike?
«Il numero 7 che porto in gara è in onore di Carlos Checa che è stato campione SBK nel 2011. Da ragazzo andavo spesso a Valencia a vedere le gare dei mondiali delle derivate, ed avevo molti amici che correvano in Supersport. Ho sempre guardato le gare perché sono spesso molto combattute e questo mi appassiona. Quando con il mio manager abbiamo valutato le possibilità che mi erano state offerte ho saputo che avrei potuto restare in MotoGP, tornare in Moto2 o passare in Superbike. Non ho avuto esitazioni e ora posso dire di essere contento della mia scelta».
Anche perché ti ha permesso di entrare in modo importante nel mondo Honda
«Si, anche per questo. Ho incontrato i manager Honda ed HRC che mi hanno spiegato quali siano i loro programmi, e si possono riepilogare in due parole: vogliamo vincere. Mi hanno garantito tutto il supporto della Honda per raggiungere questo obiettivo e so che hanno tutto il potenziale per poterlo fare. Qui mi sento un pilota ufficiale, apprezzato e stimato dalla casa madre e da tutta la mia squadra. Credono in me e questo mi rende felice. Sono contento e soddisfatto di aver fatto questa scelta».
Cosa ne pensi dell’attuale livello della Superbike?
«E’ un livello molto alto e soprattutto oltre a campioni come Bautista, Rea o Toprak ci sono ci sono molti piloti giovani talenti, come Bassani, Locatelli, Rinaldi, il mio compagno di squadra e Philipp Oettl. Questo significa che il campionato ha un grande futuro. Inoltre so che molti piloti della Moto2 e della GP stanno pensando di passare in Supersport o Superbike, proprio perché il livello qui è molto alto, ma nello stesso tempo l’ambiente è più amichevole e ci si sta davvero bene».