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Come era prevedibile il decimo round del WorldSBK che si è disputato a San Juan Villicum è stato importante, ma non determinante, anche perché restano ancora da disputare altri due round e ci sono in palio 124 punti. Quello che non era prevedibile era che in Argentina i due principali avversari di Bautista nella lotta per il titolo commettessero dei gravi errori. Quando si avvicina la fine del campionato i magnifici tre sono ovviamente sotto pressione, ma l’unico che non ha sbagliato niente e si è dimostrato molto forte anche mentalmente è stato proprio lo spagnolo della Ducati, il pilota che nel 2019 aveva dominato la prima parte di stagione per poi crollare anche emotivamente. Ma questo è un altro Bautista e questa è un’altra Panigale V4. Sono entrambi più maturi e pronti ad affrontare tutte le difficoltà, tutte le piste.
A mostrare i propri limiti sono stati prima Jonathan Rea, stranamente incline all’errore, ed in Argentina anche Toprak Razgatlioglu ha sbagliato, mostrandosi stranamente nervoso. Se si esclude Gara1 dove la caduta del turco ha sconvolto la classifica, i primi tre piloti del campionato hanno monopolizzato sia le prime tre posizioni della Superpole che tutti gli altri podi. Ducati, Yamaha e Kawasaki hanno dominato anche a San Juan, dove però abbiamo visto una sorprendete Honda, in grado di lottare per le posizioni che contano con entrambi i propri piloti, a conferma che è la moto ad essere migliorata. Solo un fuoco di paglia? Lo vedremo negli ultimi due round di Indonesia ed Australia. E la BMW? Dopo aver stupito a Donington, Most e Magny Cours la M1000RR è tornata a lottare per la top ten. In molti si lamentano delle nuove “Super Concession” ma ben vengano se riusciranno a far diventare competitiva la BMW.
A San Juan avrebbe dovuto essere la preda, ma si è invece dimostrato il cacciatore. I suoi avversari speravano di recuperargli dei punti, ma lui ne ha conquistati 16 più di Rea e 26 più di Razgatlioglu. Il turco ed il nordirlandese sbagliano, lui no. Alvaro non fa calcoli e non fa sconti. Punta sempre alla vittoria perché la miglior difesa è l’attacco. Potrebbe diventare Campione già a Mandalika e sarebbe un titolo meritatissimo. E c’è ancora qualcuno che pensa che Bautista vinca solo grazie al motore della V4…
Meriterebbe un’insufficienza per il banale errore di Gara1, quando cerca di risolvere la gara dopo poche curve. Poi però nella Superpole Race abbiamo rivisto il vero Toprak, tutto grinta e talento. Sarà l’ultimo a cedere.
Continua il lungo digiuno dell’ex Cannibale, che anche in Argentina non si accontenta e commette due errori, uno dei quali gli costa probabilmente la vittoria. Lui ci prova sempre, ma non è possibile recuperare 98 punti a questo Bautista. Ridategli i suoi 500 giri o comunque ridategli una moto competitiva.
Con i risultati ottenuti in questo weekend, Axel ci ha spiegato perché non salirà su una moto ufficiale e perché è meglio che resti un altro anno con un (grande) team privato come il Motocorsa. Sabato non brilla in Superpole, ma poi fa miracoli in Gara1 e sale sul podio. Domenica è settimo nella Superpole Race (che non riesce a digerire) e poi ne fa di tutti i colori in Gara2, e chiude ventesimo. Dieci il sabato e quattro la domenica. La media del 7.
Due quinti ed un quarto posto non sono da buttare via, ma sappiamo che Michael può fare molto di più. Per ora lo dimostra solo a sprazzi con la speranza che trovi quella continuità che lo tramuterebbe da promessa in campione.
Chi si ricorda più di quel pilota che cadeva spesso e sempre nel momento sbagliato? Sono alcuni round che Alex si conferma veloce e non sbaglia niente. Si migliora per tutto il weekend sino al quarto posto di Gara2 che sarebbe probabilmente stato un terzo, se alle sue spalle non ci fosse stato il suo compagno di squadra. Senza tanti clamori l’inglese della Kawasaki è quinto in classifica in una stagione dove la Kawa non è certo la moto da battere.
Due ottavi ed un decimo posto. Non festeggia al meglio il suo recente compleanno, ma soprattutto dimostra di essere regredito molto rispetto al pilota che era l’anno passato. Non sappiamo dove si possa essere perso, ma di certo deve ritrovare se stesso.
Alzi la mano chi avrebbe scommesso un euro su una Honda in grado di lottare per la quarta/quinta posizione? Dopo le sconcertanti prove dei round precedenti la CBR è resuscitata ai piedi delle Ande, ed il merito va a questo due piloti che lavorano in silenzio e senza lamentarsi.
Se fa fatica a centrare la top ten la colpa non è sua, però l’impressione è che questo ragazzone inglese si esalti nei momenti migliori e si abbatta in quelli difficili. Dopo le buone prove di metà campionato la BMW è tornata a mostrare tutti i suoi limiti e Scott ha raccolto 27 punti nelle ultime nove gare.
Torna dall’Argentina con un solo punto nel carniere. La sua BMW non è certamente un missile, ma lui non sembra dannarsi troppo.