Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Nel motociclismo non è mai detta l’ultima parola, e spesso anche i risultati più scontati vengono sovvertiti. Figuriamoci quindi se, a quattro round dal termine del campionato, con dodici gare ancora da disputare e 248 punti ancora da assegnare, il mondiale Superbike 2022 si può considerare già deciso. Nulla è ancora stato scritto, ma quanto abbiamo visto a Barcellona fa indubbiamente pendere la bilancia dei pronostici verso Alvaro Bautista e la sua Ducati. Come lui stesso ha dichiarato nel dopo gara, Alvaro è probabilmente nel pieno della sua maturità sportiva ed in questo ci ricorda molto Carlos Checa, che una volta lasciata la GP per la Superbike mise a frutto la sua grande esperienza per portare a Bologna quello che è sino ad ora l’ultimo titolo conquistato dalla Ducati nella classe regina delle derivate. Rispetto al suo connazionale l’attuale pilota della Ducati può contare su di una moto ancora più competitiva della 1098R, che nel 2011 era sul viale del tramonto, mentre la V4 è probabilmente alla sua massima competitività, tanto da rivelarsi veloce praticamente su tutti i circuiti, ed in grado di portare sul podio anche con i giovani outsiders Rinaldi e Bassani.
Per quanto si è visto a Barcellona il rivale più pericoloso per lo spagnolo è Toprak Razgatlioglu, che non a caso lo segue in classifica a 59 punti. Oltre al suo grande talento il turco può contare su di una moto forse senza grandi pregi, ma sicuramente priva di difetti come la R1.
Chi sembra al momento in crisi, ma considerando il suo indomito carattere non si può certamente dare per spacciato, è il sei volte Campione del mondo Jonathan Rea, ora terzo a 67 punti dalla vetta. Una crisi di risultati per la quale non lo si può colpevolizzare. Tra le tre moto in lizza per il titolo, la Kawasaki sembra essere quella meno competitiva. Lo dimostra il fatto che il Cannibale, notoriamente poco propenso all’errore, stia invece accumulando tutta una serie di dritti, scivolate e “contatti” che non aveva mai mostrato nei suoi precedenti anni con la verdona.
In Catalunya la Honda ha fatto meglio della BMW. Su questa pista il team HRC ha svolto numerosi test ed i suoi due piloti spagnoli la conoscono benissimo. Dopo aver visto la luce nei tre precedenti round (ma sempre solo con Scott Redding), la M1000RR è ripiombata nel buio. Un chiaro segnale che la moto bavarese è certamente migliorata, ma è ancora lontana da una costanza di rendimento.
Davanti ai propri tifosi Alvaro dimostra non solo di essere un grande pilota, ma di saper guidare la Panigale V4 come nessun altro. E’ stato in testa in tutti i giri di tutte e tre le gare, facendo tra l’altro segnare il nuovo record della pista catalana. Praticamente perfetto.
Sbaglia la scelta delle gomme in Gara1, ma anche in quelle successive dimostra di fare fatica a gestire gli pneumatici. Si complica la vita con una pessima Superpole (solo ottavo) e sale sul gradino più basso del podio soltanto in Gara2, quando tenta senza fortuna di braccare Rinaldi. Va bene che la pista di Barcellona non ama molto le Yamaha, ma Toprak questa volta ci ha deluso.
Quando Bautista diventa inarrestabile lui sa cosa fare: limitare i danni. Ci riesce bene nelle prime due gare, mentre in quella lunga della domenica commette un errore che gli costa il podio. Sfrutta al massimo una Ninja con molti limiti, ma non può fare miracoli. Il dominio di Alvaro è riuscito a scalfire la sua proverbiale grinta? Lo scopriremo tra due settimane a Portimao.
Anche se lui lo nega, il rinnovo per il prossimo anno gli ha dato morale e serenità. Male in Superpole, ma in gara è sempre tra i protagonisti e nell’ultima riesce a tenersi dietro un certo Razgatlioglu. Deve continuare così.
Anche in Catalunya il giovane veronese ha difettato in continuità. Ha fatto vedere tante buone cose, ma non ha mai concretizzato. Grave il suo errore nella Superpole Race, in parte ricompensato dal quinto posto in Gara2. Deve continuare a lavorare e a progredire.
Venticinque punti nelle ultime sei gare sono un ben magro bottino per il bergamasco, che dopo aver illuso tutti con il quarto posto in Superpole è stato autore di un weekend da dimenticare. Troppo brutto per essere vero.
Rovina tutto con una caduta al primo giro di Gara2. Dopo la seconda posizione in Superpole, chiude settimo in Gara1. Nella Superpole Race avrebbe meritato la seconda posizione, ma ha ovviamente facilitato il compagno di squadra in lotta per il titolo. I limiti della Ninja ci sono anche per lui, che però fa (quasi) sempre bene il proprio compitino.
Conquista la sua prima Superpole, dopo essere stato il più veloce nelle libere. Bene nella gara del sabato, cade e si perde un po in quelle della domenica. Conferma di essere uno dei migliori talenti della Superbike, ma fa quello che gli consente la sua moto.
Un fine settimana in crescendo per il giovane spagnolo, che passa dal dodicesimo posto in Gara1 al sesto in Gara2. Purtroppo la CBR non gli consente di mostrare le sue doti, che non sono poche.
L’inglese della BMW sembra ripiombato nell’incubo di inizio stagione. Le sue cadute nelle gare lunghe fanno riemergere i problemi della sua M1000RR, che la sua bravura e la sua grinta avevano tenuti nascosti a Most e a Magny Cours. Strada ancora in salita.
Se non fosse per il podio nella gara del sabato, sarebbe stato il solito Gerloff da metà schieramento. Questa pista gli piace, ma anche qui ha confermato i suoi limiti di concentrazione e rendimento.
Forse farebbe bene a fermarsi per recuperare una buona condizione fisica e mentale. Diciannovesimo in Superpole, in gara1 fa cadere Bernardi, mentre nella Superpole Race è lui a cadere, dopo aver scontato la penalità inflittagli per la scorrettezza commessa ai danni del giovane italiano.