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Quello di Portimao è uno degli appuntamenti preferiti dai piloti e dagli addetti ai lavori del WorldSBK per il suo clima, per la bellezza della regione dell’Algarve, ma soprattutto per il suo circuito, così tecnico e spettacolare.
Una pista particolare che mette a dura prova gli pneumatici e dove il pilota può ancora fare la differenza. Il suo lungo rettilineo favorisce ovviamente i motori più potenti, ma i curvoni ed i numerosi saliscendi rendono difficile la definizione della migliore messa a punto delle varie moto, tanto che sono in molti ad affermare che su questo tracciato sia addirittura impossibile trovare un set-up perfetto, ma si debba invece accettare un compromesso che non limiti troppo le prestazioni della moto e lo stile di guida del pilota.
Con queste premesse era lecito attendersi che la lotta a tre, che ha finora caratterizzato questa stagione, avrebbe vissuto il proprio apice. Bautista è arrivato a questo appuntamento forte del triplete conquistato a Barcellona, ma sia Rea che Razgatlioglu in passato non solo avevano vinto a Portimao, ma avevano dimostrato di trovarsi particolarmente a proprio agio sul toboga portoghese.§
Alla fine però solo lo spagnolo ed il turco hanno calpestato il gradino più alto del podio, mentre Rea si è dovuto accontentare di tre terzi posti che lo allontanano molto e forse in maniera definitiva dalla testa della classifica. In altre parole l’unico verdetto che sembra essere emerso da questo nono round, è che quella che era una sfida a tre si sta trasformando in un duello tra Bautista e Toprak. Però nel motociclismo “mai dire mai” e quindi aspettiamo a dare per spacciato il Cannibale.
E’ stata comunque ancora una volta una lotta tra Ducati. Yamaha e Kawasaki, mentre sia Honda che BMW hanno ancora una volta deluso. La moto della casa tedesca sembra tornata quella di metà stagione e quando i suoi piloti si ribellano all’anonimato finiscono in terra. Se la M1000RR sembra regredire, la Fireblade invece non è mai emersa e sia Lecuona che Vierge sono ormai abbonati alle posizioni di metà classifica.
Ma ecco i nostri giudizi sui piloti che sono stati protagonisti a Portimao
E’ chiaro a tutti che Alvaro ha a disposizione la miglior moto del lotto, ma è altrettanto chiaro che sia indubbiamente l’unico a sfruttarla al massimo ed a trarne i maggiori benefici. Ancora una volta lo spagnolo non sbaglia niente, legge benissimo tutte le gare, affonda il colpo al momento giusto e comprende anche quando sia il momento di accontentarsi. Con queste prerogative e con una classifica che gli sorride, è lui il candidato alla vittoria finale. Ma mancano ancora nove gare.
E’ l’unico in grado di mettere in difficoltà e anche di battere (nelle gare corte) il Babau. Anche nel suo caso è l’unico in grado di portare al limite la R1, che rispetto alla Panigale difetta in potenza, ma quello che manca alla moto giapponese ce lo mette lui con il suo enorme talento.
E’ un leone in gabbia. Si sta impegnando più ora che non quando vinceva i mondiali a mani basse. La sua Ninja può competere con Yamaha e Ducati solo nei primi giri, quando le gomme sono ancora intatte. Lui non molla niente, ma i punti che perde in ogni gara lo stanno tagliando fuori dalla lotta per il titolo.
Il suo è stato un weekend in crescendo, dalla nona posizione in Superpole alla quarta in Gara2, ma lui guida una V4 ufficiale ed è quindi normale che il suo confronto sia il compagno di squadra Bautista. Rispetto allo spagnolo però Michael ha molta meno esperienza e capacità di interpretare le gare. La classifica premia il suo impegno con il quarto posto, in attesa che riesca a sfruttare a pieno la sua moto.
Si avvicina sempre più ai primi tre e sembra ormai in grado di puntare costantemente alle prime quattro/cinque posizioni. Dopo aver conquistato un ottimo quarto posto in Gara1, sbaglia e cade in Gara2, ma il suo bilancio resta comunque positivo.
Nessuno sembra accorgersi di lui, ma dopo il terzo posto in Superpole l’inglese conquista due quinti e un quarto posto in gara. Se la Ninja non è abbastanza competitiva per Rea figuriamoci per lui. Sembra aver finalmente acquistato quella costanza di rendimento che lo aveva limitato negli anni passati.
I suoi risultati non sono certamente da buttare via, ma chi lo considera una delle promesse italiane in Superbike si aspetta che prima o poi dimostri di poter stare con i primi della classe. Lo scorso anno ci andava molto vicino, mentre in questa stagione sembra ave fatto un passo indietro. Ma diamogli fiducia.
I risultati di Donington e di Most avevano illuso sia lui che la BMW, ma nelle ultime sei gare l’inglese ha conquistato solo 11 punti. Non è che i suoi compagni di marca facciano meglio di lui, ma da un pilota del suo calibro è lecito attendersi di più.
Nell’anno del suo debutto in Superbike Roberto raccoglie 36 punti, e dimostra di poter reggere il confronto con molti piloti che corrono da anni in questa categoria. Per un pilota che lo sorso anno era nel National Trophy è una bella soddisfazione