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Abbiamo intervistato Alvaro Bautista pochi minuti dopo la conferenza stampa, con la quale lo spagnolo ha annunciato di aver rinnovato di un altro anno il proprio contratto con il Team Aruba.it Racing-Ducati. Dopo le dichiarazioni che aveva rilasciato ad Assen e che parlavano della sua famiglia e delle figlie che sentivano la sua mancanza, in molti pensavano che Alvaro potesse chiudere la propria carriera al termine di questo campionato. Così non è, e il Campione del Mondo 2022 ci ha spiegato i perché della sua scelta.
Hai da poco annunciato che hai rinnovato il tuo contratto con il Team Aruba.it Racing - Ducati per un altro anno. Questo non vuol dire che smetterai alla fine del 2024
Assolutamente no. Ho preferito rinnovare il mio contratto di un solo anno perché voglio mantenere immutati gli stimoli che mi aiutano a dare sempre il massimo. Avere un contratto di due anni potrebbe in qualche modo limitare la mia voglia di man tenermi ai massimi livelli. Così invece devo lavorare duro per meritarmi la fiducia e la conferma da parte del Team e della Ducati. Se voglio correre me lo devo guadagnare.
Max Biaggi e Troy Bayliss hanno smesso da campioni del mondo. Quanto ritieni sia importante smettere avendo il titolo in tasca?
Non è determinante, perché nelle gare può succedere di tutto e quindi non è detto che io possa smettere, quando succederà, da campione del mondo. La cosa importante è che quando deciderò di chiudere la mia carriera io abbia la sicurezza di aver dato il meglio di me stesso. Quando mi accorgerò di non poter più dare il massimo allora appenderò il casco al chiodo, che io sia campione o no. Ovviamente sarebbe fantastico chiudere la carriera con un altro titolo mondiale.
A 39 anni bisogna allenarsi molto per essere sempre al top. Non senti la fatica degli allenamenti?
No. Mi è sempre piaciuto molto allenarmi. Pochi anni fa ho cambiato il mio metodo di allenamento proprio per sfruttare al massimo il mio fisico e le mie capacità, e ora mi alleno con piacere e mi piace cercare sempre cose nuove nel mio allenamento. E’ chiaro che con il passare degli anni i tempi di recupero si allungano e non puoi sgarrare. A vent’anni potevo permettermi il lusso di stare in discoteca sino a notte fonda, ma se lo facessi ora mi ci vorrebbero due giorni per recuperare. Per fortuna non sono mai stato troppo attratto dai divertimenti e quindi non mi pesa dovervi rinunciare. Mi accorgo che con il passare del tempo i riflessi o i tempi di reazioni sono diversi, ma proprio per questo mi piace lavorare ancora di più, per sopperire a questi cambiamenti.
Sarebbe stato un peccato lasciare una moto con la quale sei arrivato probabilmente al top della tua carriera, e con la quale riesci a vincere tanto.
Penso che molti dei miei avversari speravano che io mi ritirassi! A parte gli scherzi devo dire che il mio rapporto con la squadra e con la Panigale V4 è fantastico. Io mi sto divertendo molto e sarebbe stato certamente un peccato rompere questo momento magico.
Alcuni dei miei lettori mi hanno chiesto perché prima di venire in Superbike non hai vinto tanto nei campionati MotoGP, a parte ovviamente il tuo titolo mondiale in 125.
Oltre che in 125 anche in 250 penso di essere stato uno dei piloti più competitivi, e di essere stato spesso in lotta per il titolo mondiale. Poi è chiaro che in gara può succedere di tutto ed il successo dipende da mille fattori diversi. In MotoGP non ho mai avuto una moto o un team ufficiali e competitivi. Proprio per questo mi rimane il dubbio di cosa avrei potuto fare con un pacchetto vincente. L’unica volta che mi hanno dato una Ducati ufficiale ho chiuso al quarto posto in Australia. Mi sarebbe piaciuto tanto avere una possibilità, più che altro per dimostrare a me stesso cosa avrei potuto fare.
Ora il pacchetto vincente ce l’hai.
Esatto e a parte i risultati, sento di aver raggiunto un livello molto alto. Sento di potermi esprimere quasi al massimo delle mie possibilità. Però ti devo dire che mi dispiace sentire che c’è qualcuno che sminuisce i miei risultati solo perché li sto ottenendo in Superbike. In realtà qui il livello è altissimo, tanto che su molti circuiti giriamo ad un secondo dalla MotoGP con moto che costano un quarto. Vincere un mondiale in Superbike non è per niente facile specialmente in questi ultimi anni.
Parliamo di questo campionato. Tu stai vincendo tanto ed i tuoi avversari sembrano in difficoltà.
La verità è che stiamo guidando tutti al limite, e quando sei al limite basta poco per commettere un errore. Ritengo che Rea si quello più in difficoltà tra i top rider. Per essere sinceri penso che la sua moto sia quella meno competitiva tra quelle al vertice. Lui è un campione e da sempre il massimo, ma nelle sue condizioni ci sono più probabilità di errore. Anche Toprak è sempre al limite, ma lo sono anche io. Forse da fuori può sembrare che io abbia del margine ma non è così. Sono sempre al limite mio e della mia moto. Inoltre non dobbiamo sottovalutare i cosiddetti outsiders. La Honda sta lavorando molto, Andrea Locatelli ha fatto un grande passo in avanti e anche Michael Rinaldi è migliorato tantissimo, anche se sino ad ora non è stato tanto fortunato. Questo campionato non è assolutamente chiuso. Ci saranno circuiti più favorevoli ed altri meno favorevoli, nei quali dovrà rischiare. Nulla è ancora scritto.