Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
La decisione di ridurre il numero dei giri e di effettuare un cambio gomme obbligatorio nelle due gare lunghe SBK del primo round di Phillip Island trasforma le gare lunghe in due gare brevi, e in altre parole i piloti della classe maggiore dovranno disputare cinque gare sprint. Questa mattina Dorna, FIM Direzione Gara e Pirelli hanno infatti deciso di imporre un cambio gomme obbligatorio, che in Superbike dovrà avvenire tra il nono e l’undicesimo giro, mentre in Supersport tra l’ottavo ed il decimo.
La conformazione della pista australiana l’ha resa da sempre molto critica per gli pneumatici, ed il nuovo asfalto ne ha esaltato l’usura. Il grip è incredibile, ed ha consentito ad alcuni piloti di scendere abbondantemente sotto il giro veloce della pista, ma sulla distanza il rischio che le coperture non garantiscano la necessaria sicurezza per molti giri è alto.
Da qui la decisione di portare da 22 a 20 il numero di giri delle gare SBK (le gare SSP restano di 18 come previsto) e di imporre un pit stop obbligatorio. In altre parole Pirelli non garantisce che le SC1 (le uniche posteriore portate in Australia per le gare) possano garantire la massima sicurezza per oltre 10/11 giri.
È stata una decisione difficile da prendere, ma Pirelli ritiene che la sicurezza dei piloti debba essere la priorità assoluta in simili circostanze."Ricordo che i pneumatici per questa gara vengono spediti via nave dall’Europa a fine novembre - ha puntualizzato Giorgio Barbier, Direttore Racing Moto Pirelli - mentre la riasfaltatura del circuito è stata completata solo da poche settimane. Pertanto, in mancanza di dati su cui basarci, abbiamo ritenuto opportuno affidarci a quelle che sono state le soluzioni di gara utilizzate con successo nelle ultime due stagioni. Abbiamo visto nei test che l’asfalto offre tanto grip, a tutto vantaggio del tempo sul giro secco - ha dichiarato Barbier - ma per contro è molto aggressivo con gli pneumatici, specialmente con le alte temperature, provocando picchi inusuali di temperatura interna della mescola battistrada sul lato sinistro, con conseguente degrado dello pneumatico".
Il cambio gomme
E’ ovvio che il cambio gomme rappresenta uno spettacolo nello spettacolo ma anche un incognita. I team avranno a disposizione un tempo minimo da quando il loro pilota entra in pit line a quando potrà uscirvi e non potranno oltrepassarlo. Vale a dire che se una squadra sarà “troppo veloce” dovrà attendere che trascorra il tempo stabilito. Non è la prima volta che viene imposto un pit stop, specialmente qui in Australia, ed in passato non sono mancati inconvenienti che hanno influito anche sull’esito della gara.
E’ chiaro che il nemico delle gomme è il caldo, è per il weekend le previsioni parlano di una riduzione delle temperature rispetto a quelle attuali e di un cielo nuvoloso. Qui il meteo cambia in modo repentino e quini staremo a vedere cosa succederà, ma il cambio gomme (che non avverrà in caso di gara bagnata) mette al riparo da ogni possibile evenienza.
Discordante il parere dei piloti che abbiamo interpellato. Nicolò Bulega, Alvaro Bautista e Andrea Iannone preferivano la gara lunga, in quanto nei test hanno sempre lavorato sul passo gara. “La variante dell’usura delle gomme fa parte del gioco - hanno detto all’unisono i due piloti Aruba.it - se qualcuno non è riuscito a trovare l’assetto giusto per sfruttare le gomme per tutti i giri della gara non è giusto che abbia le stesse possibilità di chi invece ci è riuscito”. Per quanto riguarda Bautista questa è un’affermazione che non ci stupisce, mentre è impressionante che anche i “debuttanti” Iannone e Bulega, quest’ultimo velocissimo sul giro secco, avessero trovato un ottimo passo sulla lunga distanza. E’ indubbio che le cinque gare sprint favoriranno (almeno sulla carta) le BMW ed in particolare quella di Toprak Razgatlioglu, autore del giro veloce nei test di martedì, ma non ancora in grado di tenere un ritmo elevato per un lungo numero di passaggi.
C’è anche chi, come Jonathan Rea, non ha particolari preferenze tra le due opzioni, ma fa notare che se lo avessero saputo prima (e viste le nuove condizioni della pista non era impossibile prevederlo) i team avrebbero impostato subito il loro lavoro sulle gare brevi.
In altre parole festeggia chi non aveva trovato il giusto un setup, mentre mugugna chi aveva puntato tutto sulla distanza, ma anche questi ultimi potranno certamente dire la loro nelle tre gare che, alla luce di queste decisioni, si preannunciano ancora più spettacolari ed incerte del previsto.