Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Il campionato mondiale Superbike è iniziato nel migliore dei modi, regalandoci subito gare incerte, combattute e spettacolari, con nuovi e vecchi protagonisti.
I test ufficiali di lunedì e martedì ci avevano dato delle indicazioni che sono poi state solo in parte confermate nel weekend di gara. Nessuno dei “magnifici tre” piloti che nelle ultime stagioni si erano contesi il titolo mondiale, vale a dire Bautista, Razgatlioglu e Rea, è riuscito a salire sul gradino più alto del podio, riservato alle sorprese Bulega e Lowes.
Sette piloti diversi si sono alternati sui podi delle tre gare, dove le case rappresentate sono state quattro. A parte la sempre più incredibile (in negativo) Honda, abbiamo avuto conferma che la moto da battere è sempre la Ducati, seguita dalla Yamaha e da una (almeno in Australia) ritrovata Kawasaki.
Non possiamo dire che la BMW sia cambiata e sia diventata competitiva, perché l’unica M1000RR che ha lottato per la vittoria è stata quella di Toprak, mentre i suoi compagni di marca hanno confermato i tristi piazzamenti della passata stagione.
Un inizio con i fuochi di artificio. Nuovi volti sono entrati nell’olimpo della Superbike come Iannone e Bulega, altri sono sembrati trasformati come Locatelli e Alex Lowes, ed altri ancora sono sembrati l’ombra di sé stessi come lo sfortunato Jonathan Rea.
La meravigliosa Australia ci ha regalato pochi giorni di sole, ma alla fine tutte le gare si sono corse sull’asciutto. La pista di Phillip Island è sempre stata problematica per i produttori di pneumatici, ma il nuovo asfalto ha trasformato i problemi in incubi, cancellati dai cambi gomme e da gare ridotte a dieci giri. In Superbike abbiamo in pratica assistito a quattro gare sprint. Per le gare lunghe dovremo attendere il secondo round di Barcellona verso fine marzo.
Nuvole (tante) e freddo (poco) non hanno tenuto lontano i motociclisti australiani. Nei tre giorni sono stati oltre 48.000 gli spettatori presenti sulle collinette e sulle tribune di Phillip Island, attratti oltre che dai mondiali delle derivate anche dal primo round del campionato australiano, dove abbiamo rivisto all’opera Bryan Staring e l’indistruttibile Anthony West, che domenica, a 42 anni, ha lottato nel gruppo di testa.
Ecco i nostri voti ai protagonisti delle gare che si sono disputate downunder.
Alex Lowes – voto 10 – La pista australiana gli piace molto, ma nemmeno lui pensava di poter partire dalla prima fila e di poter vincere due gare su tre. La Kawasaki è stata rinvigorita dalle super concessioni, ma è stato lui a fare la differenza, utilizzando la tattica giusta, risparmiando le gomme e beffando nel finale un certo Alvaro Bautista. Un fuoco di paglia o l’aver preso il posto di Rea nel team KRT gli ha cambiato la vita?
Nicolò Bulega – voto 10 – I campioni hanno il potere di far sembrare tutto molto semplice. Dopo aver impressionato nei test, il Campione del Mondo Supersport si è confermato in Superpole ed in Gara1. Domenica ha raccolto “solo” due quinti posti, ma il suo debutto in SBK è stato uno dei migliori nella storia di questo campionato. Ora diamogli il tempo di metabolizzare quello che ha fatto.
Andrea Locatelli – voto 9 – Il miglior Locatelli di sempre. Se non fosse che le particolari condizioni della pista di Phillip Island impongano di usare il condizionale, potremmo dire che il bergamasco ha finalmente compiuto quella maturazione e quel salto di qualità che tutti aspettavamo e che sapevamo essere nelle sue corde. Dopo due secondi posti in Gara2 è caduto perché stava cercando di conquistare la sua prima vittoria in SBK. Avanti così.
Andrea Iannone – voto 9 – Fantastico debuttante. Andrea si è confermato un grande pilota, e i quattro anni di sosta forzata ne hanno soltanto incattivito il carattere (sportivo). Per lui è tutto nuovo e tutto da scoprire. Bisogna lasciargli il tempo di comprendere meglio le gomme, la moto ed il team, e di ambientarsi completamente nel mondo Superbike che lo ha comunque accolto con entusiasmo e simpatia, anche perché sembra uno che non se la tira. Ducati se lo coccola e Aruba sogna un dream team tutto italiano.
Alvaro Bautista – voto 8 – Il terremoto che ha sconvolto la Superbike non è riuscito a travolgerlo. È partito in sordina, lavorando a luci spente come fa spesso, ostacolato da una condizione fisica non ottimale e da una moto modificata nel peso. Con grinta e determinazione ha risalito la corrente sino alla seconda posizione in Gara2. The King is back.
Danilo Petrucci – voto 7 – Così non va. Può e deve fare molto meglio. Come ha dichiarato lui stesso qualcosa deve cambiare nel suo stile di guida, perché partire sempre indietro compromette gare dove lui potrebbe invece essere protagonista.
Toprak Razgatlioglu – voto 8,5 – Al di là dei risultati resta il fatto che Toprak ha preso una moto che non saliva sul podio dal 2022 e l’ha portata a lottare per le prime posizioni. Il turco è un mago, ma i maghi non fanno miracoli. Quale sia il livello della M1000RR lo hanno dimostrato i suoi compagni di marca. Lui è di un altro pianeta, ma la strada per portare la BMW al livello delle moto migliori è ancora lunga ed impervia. Ma ce la farà.
Michael Ruben Rinaldi – voto 7 – Si è integrato molto bene nel team di Lorenzo Mauri, ma in inverno ha provato poco e male. Il suo è stato un weekend in crescendo nel quale è passato dal quattordicesimo posto in Gara1 al sesto di Gara2, dove ha pagato una cattiva gestione delle gomme. Per lui si è trattato più di un test che di un round SBK. Rimandato a Barcellona
Axel Bassani – voto 6,5 – Passare dalla Panigale V4 ad una Ninja in trasformazione non è affatto facile. Il team ufficiale ti da di più e ti chiede di più. Nelle gare di Phillip Island non ha mai centrato la top ten, ma al momento il giovane veneto non è giudicabile. Gli ci vorrà almeno metà campionato prima di potersi esprimere al massimo delle sue potenzialità. Work in progress.
Scott Redding – voto 3 – Va a punti solo in Gara1. Nelle altre due chiude diciassettesimo, dopo che nella Superpole aveva fatto segnare il diciannovesimo tempo. Del top rider gli è rimasto solo lo stipendio. L’arrivo di Razgatlioglu lo ha annichilito anziché stimolarlo. Evidentemente il peso di Bautista non era il suo unico problema.
Jonathan Rea – senza voto – Dal sogno all’incubo, condito con un brutto high side che per fortuna non ha avuto conseguenze. La sua moto soffre di un chattering molto accentuato che gli fa perdere aderenza in ogni curva. Un problema emerso in minima parte a Portimao, ed esaltato dal nuovo asfalto di Phillip Island. I tecnici Yamaha riusciranno a risolverlo nei test pre-Barcellona?
Yari Montella – voto 10 - Ha disputato 50 gare in Supersport e ne ha vinte tre. Tutte a Phillip Island. In attesa che prenda la cittadinanza australiana il pilota campano si gode la sua doppia vittoria in questo fantastico weekend, ed un primo posto in campionato che ci attendiamo difenda con le unghie e con i denti. Ci deve credere.
Pirelli – voto 9 - I responsabili Pirelli moto si ricorderanno a lungo di questo primo round australiano. Le gomme per i test ufficiali, spedite mesi fa via nave, sono arrivate in circuito tre ore prima dell’inizio delle prove. Roba da infarto. Phillip Island fa venire i capelli bianchi a tutti i gommisti, ma Pirelli sino ad ora se l’era sempre cavata nel migliore dei modi, facendo qualche volta ricorso ai pit stop obbligatori. Nessuno però si aspettava che riuscisse a superare anche l’esame di laurea, rappresentato dall’aggressivo nuovo asfalto australiano, che mangia le gomme in pochi giri. Affidandosi ai “soliti” pit stop e ad un poco di fortuna (il ritardo per pista sporca che domenica ha ridotto a pochi giri le due gare della Supersport e della Superbike), la casa italiana è uscita indenne anche da questa tremenda prova. Bravi e fortunati.