SBK 2024. La crisi di Jonathan Rea, spiegata bene

SBK 2024. La crisi di Jonathan Rea, spiegata bene
Abbiamo analizzato i suoi risultati sia nei test che nei primi due round del 2024 per capire cosa stia succedendo al sei volte campione del mondo. Ecco l’analisi e le nostre conclusioni
16 aprile 2024

Tra i fatti che hanno caratterizzato l’inizio del mondiale Superbike 2024 c’è senza dubbio l’inaspettata crisi di Jonathan Rea. Nelle sei gare sino ad ora disputate il nord irlandese ha raccolto solamente otto punti ed occupa la diciassettesima posizione nella classifica generale. Numeri incredibili per un pilota solitamente accreditato di ben altre cifre (sei titoli mondiali, 119 vittorie, 263 podi, 44 pole position e 114 prime file) che fanno di lui il pilota più vincente nella storia del WorldSBK.

Cosa sta succedendo a Jonny?

I test invernali

Facciamo un passo indietro e torniamo al 31 ottobre 2023, quando a Jerez due giorni dopo l’ultima gara del campionato, Rea sale per la prima volta sulla Yamaha R1 ex Toprak Razgatlioglu. “Il feeling con questa moto è completamente diverso da quello che avevo con la Ninja – dichiara dopo i test - ma il carattere del motore si adatta molto bene al mio stile di guida. Il pacchetto moto/team è ottimo. Dobbiamo migliorare alcuni aspetti come ad esempio la parte elettronica ed il freno motore, che dovrò adattare alle mie caratteristiche di guida”.

Il tutto con il sorriso sul volto, perché in Kawasaki ormai non aveva più stimoli e si era incupito, tanto da pensare al ritiro. Con la Yamaha poteva tornare a vincere, un nuovo ambiente, una nuova squadra ed una nuova moto per rinascere.

Il secondo appuntamento di Jonny con la R1 è sempre a Jerez a fine gennaio. Secondo tempo assoluto (1’38”345) dietro al sorprendente Nicolò Bulega. Un crono di soli 98 millesimi superiore al giro veloce della pista andalusa, che gli appartiene dal 2019.

Il terzo ed ultimo test, prima di partire per l’Australia si svolge a Portimao, e Rea ferma i cronometri sul tempo di 1’39”685, settimo crono assoluto, a quasi mezzo secondo dal tempone di Razgatlioglu e ad un solo decimo da Remy Gardner, quarto e primo dei piloti Yamaha. Da notare che il giro veloce della pista portoghese appartiene proprio al nordirlandese (1’39”610) che quindi in questo test è arrivato a soli 75 millesimi dal proprio record.

Alla fine dei test invernali sembrava proprio che con la Yamaha il nord irlandese fosse già molto vicino ai limiti raggiunti con la Kawasaki.

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Test e primo round a Phillip Island

L’incantesimo però svanisce a Phillip Island. Nei test ufficiali chiude al quindicesimo posto (1’29”966) a 1,45 secondi da Razgatlioglu. Un primo campanello d’allarme, ma i test sono fatti per provare e Rea di cose da provare ne aveva tante. Invece nel primo round emergono tutti i suoi problemi sin dai tre turni di libere conclusi al 12mo, 16mo e 13mo posto, per proseguire con l’undicesimo tempo (1’28”890) in Superpole. In gara il su17mo posto del sabato può anche essere la conseguenza di una gara anomala, caratterizzata dal cambio gomme, ma la decima posizione nella gara sprint e la caduta in Gara2 sanciscono la sua crisi, e Jonny torna a casa senza aver conquistato nemmeno un punto.

Test e secondo round a Barcellona

I test di Barcellona arrivano al momento giusto ed il riscontro cronometrico non è negativo. Con un best lap di 1’40”772 Jonny chiude in sesta posizione, a soli 6 decimi da Bulega, primo dei piloti Yamaha e più veloce di Locatelli di 76 millesimi. Il round catalano non inizia male. Chiude le FP1 al terzo posto, ma poi cala: 7mo nelle FP2 e 15mo nelle FP3. La tredicesima posizione nella Superpole conferma il suo momento difficile, che culmina con il ritiro al primo giro in Gara1 e con un deludente 13mo posto nella gara sprint. L’ottava posizione in Gara2, grazie anche ai molti ritiri, gli consegna i primi punti del 2024.

I tempi sul giro

Troppo brutto per essere vero. Rea appare sfiduciato e sconcertato: “la moto va bene, lavoro molto bene con il team, ma i risultati non arrivano”. Per cercare di capirci qualcosa analizziamo i suoi tempi sul giro nei primi due round del 2024, confrontandoli sia con i suoi precedenti con la Kawasaki, che con quelli degli altri piloti Yamaha 2024.

Meglio che con la Ninja

Tenendo ben presente che il nuovo asfalto di Phillip Island ha permesso a tutti i piloti di essere più veloci che non in passato, va comunque rilevato come nei test Jonny sia stato di 1,455 più veloce dell’anno precedente e che anche in Superpole il suo crono sia stato migliore di quasi un secondo (0,974). In Australia Rea è stato sempre più veloce di quando guidava la ZX-10RR. Se a Phillip Island il nuovo asfalto aveva certamente mischiato le carte, quello di Barcellona è rimasto lo stesso (e forse è anche peggiorato). In Spagna Jonny ha sempre girato sotto ai tempi fatti segnare con la Kawa, compresa la Superpole dove si è migliorato di oltre 2 decimi (0,224).

Il divario con i piloti Yamaha diminuisce

Ecco il raffronto dei suoi tempi con quelli dei suoi compagni di marca, considerando sempre il risultato del migliore dei piloti con la R1. Nelle FP1 australiane Rea ha ceduto 1,298 secondi a Locatelli, ma il divario è sceso a 0,748 nelle FP2 (Gardner), a 0,683 nelle FP3 (ancora il Loka) e a 0,487 in Superpole (Aegerter). Passando a Barcellona, nei primi due turni di prove il sei volte campione del mondo è stato il primo dei piloti Yamaha, facendo meglio di Locatelli nelle FP1 (0,730) e di Gardner nelle FP2 (0,450) mentre nelle FP3 è stato Locatelli ad essere più veloce (0,198). Solo nella Superpole il distacco è stato ragguardevole: 0,437 nei confronti di Aegerter.

L’analisi

È chiaro come il nordirlandese sia ancora alla ricerca di un feeling con la sua nuova moto, ma appare altrettanto chiaro come stia già girando più forte di quanto non facesse con la Kawasaki. Inoltre il suo divario nei confronti degli altri piloti Yamaha (parlando sempre di prestazioni cronometriche) non è allarmante, mentre sembrano esserlo i risultati in gara, anche se nell’ultimo round di Barcellona Jonny ha raccolto solo 8 punti, ma Locatelli ne ha accumulati solo 16 (complice un incidente in Gara2 che però fa il pari con la rottura della frizione di Rea in Gara1), Aegerter 15 e Gardner 11. Non c’è una grande differenza.

E’ inoltre evidente come Ducati e BMW quest’anno abbiano alzato di molto l’asticella, mentre la Yamaha è rimasta quella della passata stagione. Il primo round in Australia è sempre da prendere con le molle, specialmente quest’anno con il nuovo asfalto (vedi il doppio successo di Alex Lowes) ed è indubbio come i due secondi posti di un ottimo Andrea Locatelli abbiano reso meno evidente la differenza di prestazioni tra le moto 2024, un divario che è poi apparso evidente a Barcellona.

Ne consegue che quest’anno Rea si debba confrontare con nuovi piloti molto competitivi (Sam Lowes, ma soprattutto Bulega e Iannone) e con il sorprendete binomio Toprak/BMW, disponendo di una moto che non solo non conosce ancora bene, ma che al momento sembra inferiore non solo alle Ducati ed alle BMW, ma forse anche alla Kawasaki, che ha finalmente sfruttato le super concessioni.

Non dimentichiamoci poi che Rea viene da nove anni trascorsi con la stessa squadra è sulla stessa moto. Negli anni la Ninja è stata fatta su misura per lui, così come la sua squadra. Tutto in KRT gravitava attorno a lui, e non deve essere per niente facile per un pilota come lui girare pagina, ricostruire in pochi mesi un ambiente “famigliare” ed adattare al proprio stile di guida (e viceversa) una moto come la R1.

Le conclusioni

Stiamo parlando di uno dei più grandi piloti nella storia del WorldSBK, uno che ha sempre fatto la differenza, tanto da rappresentare un punto di riferimento anche per i propri avversari. La Yamaha conta molto su di lui e quindi farà di tutto per aiutarlo ed assecondarlo. Al momento la sua squadra deve ancora capire appieno come cucirgli addosso la R1, come metterlo nelle condizioni di sfruttare le sue grandi capacità di guida. Quando la moto lo asseconderà Jonny tornerà ad esprimere tutto il suo potenziale e tornerà nelle parti alte della classifica, sopperendo con la propria classe ai limiti della sua moto. Come ha fatto negli ultimi anni con la Kawasaki. L’apprensione e la delusione lasceranno il posto all’esaltazione, per aver dimostrato di poter essere veloce anche con una moto diversa dalla Ninja. Probabilmente sarà troppo tardi per lottare per il titolo, ma siamo certi che tornerà sul podio. E’ solo questione di tempo.

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