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Un eccezionale Nicolò Bulega vince al debutto in Superbike mostrando una superiorità ed una sicurezza impressionanti, culminati oltre che nella sua incontrastata vittoria anche nel nuovo giro record di Phillip Island in 1’28”564 (dopo il giro veloce stabilito in Superpole in 1’27”916).
Una gara per niente semplice, interrotta da un cambio gomme che non ha però influito più di tanto sul risultato, a parte la penalità inflitta a Toprak Razgatlioglu e che gli è costata la quarta posizione. Sino al forzato pit stop abbiamo assistito ad una bella lotta in testa alla gara tra lo stesso Bulega,
Andrea Iannone, Alex Lowes, Razgatlioglu e Andrea Locatelli, che al termine del nono passaggio sono rientrati nell’ordine ai rispettivi box per cambiare le gomme. Il turco della BMW è uscito prima del limite minimo stabilito ed all’arrivo è stato penalizzato di 1,225 secondi. Bulega era stato il primo ad entrare in pit line ed è stato il primo ad uscire, spingendo subito come un forsennato per staccare i propri avversari e ci è riuscito, visto che in pochi giri ha accumulato un vantaggio di oltre tre secondi che lo ha portato a vincere in scioltezza.
Dietro di lui abbiamo visto un Locatelli finalmente grintoso e capace di tenere testa a Iannone, Lowes e Razgatlioglu che hanno concluso nell’ordine. La speranza è che mantenga questa convinzione nei suoi mezzi che gli permetterebbe
di disputare un campionato da protagonista. Dopo il secondo posto in Superpole Iannone ha confermato di poter ambire alle posizioni alte della classifica. Da buon “animale da gara” il pilota del Team GoEleven ha lottato per tutti e 20 i giri ed il podio è il giusto riconoscimento. Bentornato Andrea!
Al di là del suo quarto posto finale Alex Lowes ha disputato un’ottima gara. L’inglese della Kawasaki sembra un altro pilota rispetto a quello falloso ed alterno delle passate stagioni. Chi si aspettava che Razgatlioglu facesse un sol boccone dei suoi avversari è stato deluso, ma non dobbiamo dimenticare che il turco ha lottato costantemente per le prime posizioni con una moto che lo scorso anno non è mai salita sul podio nemmeno una volta. Toprak è un fenomeno, ma non fa miracoli. Diamogli tempo.
Danilo Petrucci ha inizialmente dato l’impressione di poter stare con i primi, ma ha ben presto perso terreno sino a concludere all’ottavo posto. Un risultato da non buttare via, ma speriamo sempre che il ternano possa risolvere i suoi eterni problemi di gomme per vederlo lottare per quella che sarebbe la sua prima vittoria in SBK.
Cambia la moto, ma la condotta di gara di Axel Bassani resta sempre alterna e non esente da contatti. Il pilota della Kawasaki deve ancora prendere confidenza con la sua Ninja, ma oggi il cammino è sembrato lungo ed impervio. Un suo contatto con Gardner è costato la caduta del pilota australiano ed un long lap ad Axel. che Dopo quanto avevamo visto nelle prove era lecito attendersi del quattordicesimo posto ottenuto da Michael Ruben Rinaldi, al quale va comunque riconosciuto l’alibi della sua prima gara con il team Motocorsa.
Gara da dimenticare per due dei protagonisti delle ultime stagioni del WorldSBK: Jonathan Rea e Alvaro Bautista. Il sei volte campione del mondo è alle prese con un problema di assetto che rende in guidabile la sua R1 e che non era emerso nei precedenti test di Jerez e Portimao ed è quindi legato alla pista australiana ed al suo straordinario grip. La sua diciassettesima posizione finale è troppo brutta per essere vera, ma anche in conferenza stampa Jonny non ha lasciato spazio alla speranza: “dovremo fare molte prove ed apportare radicali cambiamenti”. Come a dire anche domani sarà dura andare a punti.
La gara dello spagnolo è stata compromessa invece da una caduta, ma resta il fatto che quello che stiamo vedendo a Phillip Island sembra solo un parente del dominatore delle due passate stagioni. E’ stata una gara spettacolare che noi italiani ricorderemo a lungo per il suo podio tutto tricolore. Non accadeva dal 1993 quando a Misano in gara1 vinse Giancarlo Falappa davanti a Mauro Lucchiari e Fabrizio Pirovano. Anche allora due Ducati, una ufficiale ed una no, ed una Yamaha. La storia si ripete.