SBK, Andrea Locatelli: "Ultimo giro e vittoria in ballo? Toprak o Jonny non farebbe differenza..."

L'ufficiale Yamaha a MBE ci racconta della stagione appena conclusa e delle prospettive per il 2022. "La vittoria è possibile"
17 gennaio 2022

Intervistare Andrea Locatelli è davvero un piacere. Un ragazzo allegro, tranquillo, con quegli occhi svegli che ti fanno capire che lì dentro c'è un cervello che funziona. Un ragazzo che - dicono nella sua squadra - pensa bene a quello che fa ma ha quella leggerezza che rende tutto molto più semplice. Insomma, un pilota di quelli che sa scherzare, e che... non sbrana l'intervistatore quando si incarta sul suo luogo di nascita.

Locatelli nasce, professionalmente parlando, nei prototipi. Trofeo Moriwaki, monomarca Honda con la Moto3 NSR250F, poi CIV Moto3 e motomondiale. Due wild card, poi tre anni con le "piccole" e tre sulla Moto2. I risultati sono di livello ma gli acuti mancano, quindi passa al Mondiale Supersport con il team Evan Bros, e lì rinasce. Domina il campionato 2020 e si laurea campione in Catalunya, con due round di anticipo vincendo dieci gare su undici e staccando sei pole position. Un percorso ormai quasi di moda, perché prima di lui aveva seguito lo stesso iter Randy Krummenacher, subito dopo di lui Dominique Aegerter, nella stagione appena conclusa e... siamo sicuri che anche Lorenzo Baldassarri abbia ambizioni molto simili.

La domanda sorge spontanea: quanto è discriminante l'esperienza in Moto2? Andrea però è sveglio e risponde a modo suo.

"Il livello della Moto2 è elevatissimo - ci sono piloti fortissimi da tutto il mondo. Quando è diventato complicato correre nel Motomondiale ho preferito cambiare pur di continuare a seguire la mia passione, correre in moto. Grazie alle derivate di serie mi sono ripreso, mi sono riscoperto tornando a mettere in mostra le mie doti, il mio livello di abilità. E la scelta mi ha permesso di vincere un Mondiale e di arrivare al Mondiale Superbike con la Yamaha, con cui ho fatto un anno grandioso - non potevo chiedere di più."

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"Effettivamente, il passaggio sta diventando un po' di moda, perché nel Motomondiale le selle non sono tante, e il livello è altissimo quindi si fatica a trovare un posto. Credo di essermi meritato il posto dove sono ora, e abbiamo davanti ancora tanta strada da fare insieme. Detto questo, la formazione in Moto3 e Moto2 mi è servita moltissimo, mi ha permesso di fare tantissima esperienza grazie al livello altissimo della competizione, che cresce ogni anno. Qui sono ripartito da zero, ma anche grazie al team Evan Bros sono riuscito a risalire. Da lì il passaggio in Superbike, dove credevo che sarebbe stato molto difficile - da metà anno in avanti invece tutto è diventato un po' più facile, sono riuscito a ingranare e a capire come si usa la SBK, portando a casa diversi podi."

 

Verissimo: il "Loca" ha portato a casa un quarto posto finale che gli è fruttato il titolo di Rookie of the Year in classe regina grazie a diversi podi e a tantissimi quarti posti. Ma c'è stato un momento preciso in cui Andrea sembra aver trovato il bandolo della matassa: la gara di Assen. Cosa è cambiato?

"Beh, era il mio sogno fare bene ad Assen: è una delle mie piste preferite e ci tenevo particolarmente. A dire la verità però sapevamo di potercela fare da qualche weekend: a partire da Donington eravamo andati bene già il venerdì, poi in gara le condizioni meteo hanno complicato il tutto, anche perché non avevo mai corso lì. Però dai test di Navarra abbiamo trovato la chiave della competitività: da lì in avanti siamo riusciti ad arrivare a ogni gara molto più pronti, anche psicologicamente."

 

La situazione di Locatelli è di quelle che non si sa bene come interpretare, nel senso che ha un compagno di squadra davvero scomodo: il campione del mondo 2021 Toprak Razgatlioglu. È più un vantaggio, perché si può imparare da lui, o è più la difficoltà di avere un riferimento diretto di livello elevatissimo?

"In molti hanno detto che sono stato molto bravo a sopportare la situazione; io ho cercato di trarne vantaggio. Sicuramente non è facile avere un compagno che vince mentre tu non riesci, tutto diventa piuttosto complicato. Allo stesso tempo però ho cercato di imparare qualcosa da lui, di rubargli qualcosa, e ci sono riuscito. Certamente mi manca qualcosa, soprattutto sotto il piano dell'esperienza, ma ci ho creduto molto e ne ho tratto beneficio; credo che anche lui abbia beneficiato dalla mia presenza. Nel nostro box c'è stata un'armonia, fra le due squadre, davvero fantastica, che ci ha permesso di ottenere i risultati di quest'anno."

 

Quindi Assen è una delle piste preferite. Giochiamo un po': è l'inizio dell'ultimo giro, Andrea, e ti stai giocando la tua prima vittoria in Superbike. Preferisci dovertela giocare con Toprak o con Jonathan?

"Sinceramente mi è abbastanza indifferente; sicuramente avere il compagno di squadra rende un po' più complicato azzardare un sorpasso, prendersi dei rischi che magari potrebbero far finire a terra tutti e due. Ma ti dico la verità: all'ultimo giro, se ci fosse in ballo la vittoria, tenterei qualunque cosa contro chiunque, qualunque sia la moto che guida..."

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