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È dal 2015, anno in cui Jonathan Rea ha conquistato per la prima volta la tabella numero uno nel Mondiale Superbike, che l'ufficiale Kawasaki non si trova a vestire i panni dello sfidante. Sconfitto per la prima volta nel 2021 da un micidiale Toprak Razgatlioglu, Rea non ha sicuramente perso tempo a recriminare, sostituendo subito il numero uno con il "suo" 65 per mandare un messaggio all'avversario.
La stagione è sicuramente stata un po' anomala, con la falsa partenza del modello 2021 non riconosciuto come nuovo dagli organizzatori e quindi ancora soggetto alla limitazione del regime massimo con la decisione presa alla vigilia del Mondiale, ma anche con una certa difficoltà del team a far rendere al meglio un'elettronica che non sempre, sulla Ninja, sembra aver lavorato come doveva.
Ma Jonathan, dicevamo, non si è sicuramente lasciato abbattere, anzi, l'inverno da sfidante lo ha aiutato a ricaricare le batterie e ritrovare motivazione, come ha raccontato in un'intervista rilasciata al sito ufficiale del Mondiale Superbike.
"La motivazione non cambia: quando vinci sempre, inizi quasi ad aver paura di non vincere, e quando lo capisci diventa facile trasformarla in motivazione. Quando invece finisci secondo, se riesci a fartene una ragione, puoi lavorare in maniera costruttiva. La pausa invernale è stata bella, perché quando vinci, da spettatore sembra tutto bellissimo - quello che non vedete sono gli impegni di marketing, il volare dappertutto per partecipare a eventi con gli sponsor, la Casa e le sue filiali nei vari paesi... quest'anno l'ultimo aereo l'ho preso in dicembre per andarmene in vacanza con la famiglia, quindi ho avuto modo di rilassarmi senza il peso del numero uno. Insomma, mi sono goduto i lati positivi, ma sia chiaro: avrei preferito mantenere il numero uno, e lavorerò duro per riprendermelo."
Come da tradizione, la livrea "Winter Test" della Kawasaki non ha ancora numeri sul cupolino, ma Jonathan prenderà il via con il 65.
"Diciamo che non ho cambiato numero per scelta mia, ma il ritorno al 65 mi fa rivivere un sacco di bei ricordi. Ce l'avevo sul cupolino della mia Kawasaki nel 2015, quando ho vissuto un momento incredibile, che ha cambiato la mia vita per sempre. Quando l'ho rimesso sulla moto, a Mandalika, ho provato una bella sensazione, tipo 'Tornare al 65 sarà una bella cosa'. La pressione non c'entra, non è che mentre corro lo veda... diciamo che mi aiuterà a movimentare un po' più di merchandising, perché in sei anni non era mai cambiato, c'era sempre il numero uno..."
Insomma, Rea è fiducioso, e del resto ha tutte le ragioni per esserlo, visto come sono andati i test a Jerez. Ma cosa è cambiato, su una moto che non ha subito la minima evoluzione sul modello di serie?
"Kawasaki ha lavorato duro dietro le quinte, siamo già al secondo test della stagione e già in quello di dicembre avevamo provato alcune novità che mi avevano restituito un bel feeling con la moto. La differenza più marcata ce l'ho in frenata: ora riesco a staccare come voglio, con più confidenza sul davanti - tutto sta andando secondo i piani. Ora però andremo a Portimao, poi al Montmelò e ad Aragon la settimana prima del via del Mondiale, assieme a tutti i nostri avversari e solo allora sapremo esattamente come siamo messi. L'obiettivo per il 2022 è quello di commettere meno errori, e per fare questo deve migliorare il pacchetto tecnico, e le mie prime impressioni sono positive: la moto sembra più facile e comunicativa quando si viaggia al limite."
"Però non devo pensare ai miei avversari e alle altre Case: l'anno scorso ho commesso spesso l'errore di guardare gli altri e instillarmi un sacco di dubbi, pensando in negativo tipo 'Oh, sono velocissimi', 'Le loro moto sono più veloci'. La realtà è che abbiamo una gran moto, anche quando le cose non vanno del tutto dritte sono comunque in grado di lottare per la vittoria - devo concentrarmi su questo, e darmi maggior credito."
Ecco, gli avversari. Chi sono i favoriti per il 2022?
"Beh, vedremo, però è chiaro che Toprak parte nel ruolo di favorito, sarebbe da stupidi scommettere contro di lui - credo che tra l'altro tutto il movimento che crea attorno a sé e al suo futuro sia positivo. Sono curioso di vedere come andrà quest'anno - in Superbike non si può mai dire, perché per esempio nel 2021 hanno vinto in tanti, è stato incredibile. Mi aspetto una stagione analoga: i debuttanti avranno più esperienza, le Case anche, ci sono piloti che hanno cambiato casacca, come Bautista in Ducati e Redding in BMW, e poi ci sono un paio di piloti della MotoGP sulle Honda! È cambiato tutto, e solo dopo tre o quattro round avremo un'idea più precisa del livello di ognuno e dell'evoluzione del campionato."
Inevitabilmente, visti i trentacinque anni di Rea e la prima sconfitta subita in sei anni, si parla anche di ritiro, che pure rimane un pensiero lontano.
"Al momento la mia motivazione è altissima, mi piace vincere, guidare al limite, ma anche vedere posti nuovi e lavorare con il team... non so quando smetterò, per me è stato strano vedere Chaz ritirarsi. È stato il mio rifale per quasi tutta la mia carriera, volevo quasi andare da lui e chiedergli 'ehi, come funziona? È qualcosa che ti cresce dentro lentamente o ti svegli un giorno e capisci che è finita?' perché so che prima o poi toccherà anche a me, ma vorrei chiudere a modo mio."
"Al momento però non ho quella sensazione: credo che il momento di smettere venga quando non ti diverti più a fare la vita del pilota. Ma finché vinco, mi diverto anche quando il calendario di impegni è fitto e sembra che non ci sia un minuto di pausa, che si debba lavorare in continuazione, non smetterò certo di andare a prendere il mio posto in griglia..."