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A trentasette anni Leon Haslam si può certamente considerare uno dei veterani del mondiale Superbike. Dopo un esordio avvenuto a soli 15 anni nel mondiale 125, il figlio di Ron “Rocket” Haslam è passato alla 500 e poi alla 250, senza però mai lasciare il segno, tanto da dover ritornare in Patria nel 2003, per correre nel campionato Supersport con la Ducati del team Renegade. Il team inglese lo promuove prima nel BSB e poi lo porta nel mondiale SBK, compagno di squadra di un certo Noriyuki Haga. Un’altra esperienza che non cambia la carriera del giovane pilota inglese, che si ritrova ancora nel BSB e ci resta sino al 2008, prima con una Ducati poi con una Honda.
Nel 2009 torna nel mondiale con il team Stiggy Racing, che gli affida una Honda CBR privata, con la quale disputa un buon campionato e chiude sesto. Nel 2010 Leon mette a frutto l’esperienza maturata negli anni precedenti ed entra a far parte del team Alstare Suzuki. E’ l’anno della sua definitiva consacrazione. Termina in seconda posizione, dopo aver conteso il titolo a Max Biaggi ed alla velocissima Aprilia RSV4. Il team BMW ufficiale punta su di lui nel 2011, ma i risultati sperati dall’inglese e dalla casa tedesca non arrivano, e allora nel 2013 ecco che si traferisce al team Ten Kate Honda, compagno di squadra di Jonathan Rea.
Dopo due anni senza infamia e senza lode, ecco la chiamata del team Aprilia Racing-Red Devils in sella all'Aprilia RSV4 RF. Un ottimo inizio, per un campionato che si chiude con due vittorie ed un quarto posto nella classifica piloti.
Nel 2016 lascia il mondiale Superbike per tornare nel British Superbike, dove resta sino al 2018, anno nel quale conquista il titolo di campione UK. Ma nel 2019 il team Kawasaki ufficiale gli affida la Ninja campione del mondo e va a sostituire Tom Sykes. Una stagione al di sotto delle aspettative, che sembra precludergli la possibilità di restare nel mondiale, ma così non è, perché la Honda HRC torna in Superbike in forma ufficiale e lo sceglie per guidare e sviluppare la nuova CBR 1000 RR-R. Una decisione che va ricercata non certo nei risultati ottenuti da Leon in questi anni, quanto nella sua grande esperienza, maturata alla guida delle moto di tutte le marche presenti nel mondiale delle derivate: Ducati, Honda, Suzuki, BMW, Aprilia e Kawasaki, con la quale ha vinto l’ultima 8 ore di Suzuka. Gli è mancata solo la Yamaha.
Leon fa parte di una famiglia molto unita. Il padre Ron lo ha accompagnato per tutta la sua carriera, spesso affiancato dalla madre Ann. Il matrimonio con la simpaticissima Olivia detta Olly, gli ha regalato due figli che sono cresciuti nel paddock della Superbike e del BSB. Il suo amore per la famiglia e per i suoi affetti è senza dubbio molto radicato in lui, tanto che si è fatto subito paladino della campagna #StayAtHome. “Tutto quello che possiamo fare – ha recentemente affermato – è ascoltare gli esperti e fare ciò che è necessario per restare al sicuro, concentrandoci sulle nostre famiglie. Dobbiamo farlo ogni giorno, essere forti e fare del nostro meglio”.
Il pilota della Honda non ha mancato di ricordare il nostro paese e la nostra difficile situazione dichiarando: “Ho tanti amici in Italia che sono stati molto colpiti e la cosa che mi fa stare più male è l’incertezza legata all’evolversi del virus, con situazioni che cambiano di giorno in giorno,. Proprio per questo dobbiamo restare a casa, al sicuro e prenderci cura di noi stessi e delle persone più deboli e vulnerabili. Speriamo di tornare presto alla normalità e a farvi divertire in pista. Però nel frattempo occupiamoci dei nostri cari e di tutte le persone che ci stanno a cuore. In questo modo ci rivedremo presto”.
Per quanto riguarda la sua condizione fisica ed i suoi allenamenti, Leon ha le idee molto chiare: “Noi piloti siamo chiamati ad allenarci in modi diversi rispetto al solito. Ho un buon allenatore che mi segue tutti i giorni. Prima mi allenavo molto in moto, enduro e motocross, ma ora non posso e quindi ho incrementato il lavoro in palestra, seguendo uno specifico programma che serve per mantenere la giusta mentalità e per migliorare la mia forma fisica”.
E per finire ecco cosa pensa del suo primo round con la nuova Fireblade, corso in Australia: “Per me è stato un weekend un po’ frustrante. In Gara 1 abbiamo mostrato un buon potenziale e siamo stati in lotta per il podio sin quasi alla fine. Domenica è andato tutto storto. Sono caduto nel primo giro della Superpole Race e poi sono di nuovo finito a terra in gara2, a causa di un problema tecnico. Abbiamo riscontrato aspetti positivi che ci fanno ben sperare per il futuro, ma anche aspetti negativi sui quali dobbiamo lavorare ora e soprattutto quando torneremo in pista. E spero avvenga il più presto possibile, non solo per noi, ma per tutti”.