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Ernesto Marinelli lascerà la Ducati alla fine dell’anno. La notizia è stata divulgata da Ducati stessa con un comunicato stampa. Nato a Modena il 16 Aprile 1973, Marinelli è una delle figure storiche della Superbike e della Casa di Borgo Panigale, per la quale lavora da ben 22 anni. Gioviale, sempre disponibile e con un carattere buono e generoso, Ernesto lascerà senza dubbio un vuoto nel paddock della Superbike, e un ottimo ricordo in tutte le persone con le quali ha lavorato. Ora ha scelto di affrontare nuove sfide professionali e di dare nello stesso tempo più spazio alla sua famiglia. Quello delle corse è un ambiente affascinante, ma che sottrae molto alla propria vita privata, e possiamo quindi comprendere e condividere la sua scelta.
Lo abbiamo contatto telefonicamente, ed ecco cosa ci ha dichiarato.
Marinelli e la Ducati, una storia iniziata molti anni fa.
Esatto. La mia storia con la Ducati è iniziata addirittura mentre stavo ancora frequentando l’Università. Nel 1995 presentai una tesi di laurea sui condotti di aspirazione e scarico del motore F95. Una tesi che catturò l’interesse della Ducati (che mise poi in pratica lo studio di Marinelli, ndr). Venni inizialmente convocato per uno stage e successivamente assunto a Borgo Panigale. Coordinavo i motori e le moto che venivano preparate per i team. Era il 1997, e in Ducati Superbike c’erano piloti del calibro di Kocinsky, Fogarty e Hodgson ed il team manager era Virginio Ferrari. Alla fine del 1997, quando la proprietà dell’azienda era della Texas Pacific Group, venni mandato in America a seguire il campionato AMA Superbike. Un’esperienza fantastica, che durò tre anni e mi permise di lavorare con Gobert, Bostrom e Bayliss, che venne poi chiamato a sostituire l’infortunato Fogarty nel mondiale Superbike. Terminata l’esperienza a stelle e strisce, ritornai in Italia per diventare responsabile dei due team Ducati in Superbike: LM e Infostrada. All’epoca i piloti erano Xaus, Bayliss e Bostrom. Nel 2003 la Ducati debuttò in MotoGP, e io venni promosso a responsabile della parte tecnica della SBK. Lavorai con Ciabatti e Tardozzi fino alla fine del 2009, quando Davide decise di passare alla BMW ed io venni posto a capo del progetto Ducati SBK.
A sentire questi nomi viene la pelle d’oca.
Sì. Tutti grandi campioni e splendide persone. Lavorare con i piloti è un’esperienza meravigliosa. Mi resteranno tutti nel cuore, perché con loro ho diviso difficoltà, gioie, vittorie e sconfitte. Momenti felici e momenti tristi. Sono cose che non si dimenticano, e anche per questo sono rimasto in contatto con tutti loro e ci sentiamo spesso. Ma oltre ai piloti ho avuto la fortuna di incontrare altre persone speciali, che hanno significato molto nella mia crescita non solo professionale. Sono stato praticamente assunto da Claudio Domenicali e Filippo Preziosi, e poter lavorare con loro per tanti anni ha rappresentato molto per me. Ma il mio ricordo e la mia stima vanno anche al compianto Franco Farnè e a tutti quelli che ho incontrato in questi anni, sino a Gigi Dall’Igna, le cui grandi capacità sono sotto gli occhi tutti.
E qual è il momento che ricordi particolarmente?
Senza dubbio la vittoria di Bayliss a Valencia, nel 2006. Troy Corse quella gara in MotoGP dopo aver vinto il mondiale Superbike, e volle farlo con tutto il suo staff. Fu una vittoria incredibile ed uno dei momenti più belli della mia vita professionale. Ma non posso certo dimenticare il mio primo titolo mondiale, vinto con Neil Hodgson.
E ora? Riuscirai a stare lontano dalle corse? Non ti mancherà l’adrenalina della competizione?
Mi mancherà certamente tanto e non sarà facile. Sono in molti a ritenere che il mondo delle corse sia una specie di droga, ed in parte è vero. I tempi sempre ristretti, le decisioni immediate, la competizione fuori e dentro la pista, suscitano emozioni forti che nessun altro ambiente ti può dare. Ed è anche per questo che la mia è stata una delle scelte più difficili che io abbia dovuto prendere. E poi lasciare Ducati non è facile. La casa di Borgo Panigale mi resterà sempre nel cuore. Far parte di questa azienda è una cosa speciale. Te ne rendi conto quando vai al WDW e vedi migliaia di tifosi che amano questi colori e questo marchio. Lavorare per Ducati significa far parte di una squadra, di un progetto per il quale tutti danno il massimo. Decidere di lasciarla dopo 22 anni non è stato per niente facile. Cambio lavoro, ma resterò per sempre Ducatista.
Qual è stato il motivo principale della tua scelta?
Sentivo il bisogno di regolare meglio il rapporto tra il lavoro e la mia vita privata, la mia famiglia. Inoltre mi è stata offerta un’opportunità che mi stimola molto e mi apre nuove possibilità professionali. Potrò vivere nuove esperienze, che vanno oltre quello che ho fatto sino ad ora. In Ducati hanno compreso i motivi della mia scelta, e ci siamo lasciati nel migliore dei modi. Per correttezza non posso ancora rivelare dove andrò, ma posso dire che non sarà un’azienda concorrente di Ducati. Non avrei mai potuto farlo.