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Quello del pilota è un mestiere difficile. Al termine di ogni stagione bisogna darsi da fare per farsi confermare dal proprio team, oppure per trovarne uno nuovo. Il palmarès ed i risultati conseguiti nella stagione precedente lasciano il tempo che trovano e, a volte, una buona dote di sponsor (la cosiddetta “valigia”) vale più della vittoria di un campionato.
Per questo motivo alcuni piloti, anche particolarmente amati e seguiti dai tifosi, non riescono a trovare una sistemazione e sono costretti a cambiare categoria, o addirittura ad emigrare verso campionati esteri.
Da più parti ci si chiedeva che fine avessero fatto Badovini, Iannuzzo, Baiocco e Canepa, piloti italiani, che hanno ben figurato nei mondiali delle derivate, ma che non compaiono più nella entry list della Superbike.
Ayrton Badovini da sempre fatica a trovare una squadra ed una moto competitiva, nonostante la sua lunga militanza nei campionati delle derivate dalla serie ed un invidiabile palmarès, nel quale spicca il titolo Superstock del 2010, conquistato grazie a 9 vittorie ed un secondo posto nelle dieci gare del campionato. Lo scorso anno era rimasto a piedi, ma, in seguito, aveva preso il posto di Barrier nel team BMW, ottenendo risultati decisamente positivi. Quest’anno però la BMW è passata al team Althea, e a farne le spese è stato Badovini, ancora una volta a piedi.
Ayrton cosa farai il prossimo anno?
Mi dispiace molto ma non sarò al via della Superbike. Sono dispiaciuto soprattutto perché la scorsa stagione penso di aver fatto molto bene, considerando il pacchetto del quale disponevo ed il fatto che sono subentrato a stagione inoltrata, senza nemmeno un test. Per il 2016 sono in parola con un team nel mondiale Superport, e stiamo definendo gli ultimi particolari. Spero di poterlo annunciare presto anche in via ufficiale. E’ un’avventura che mi dà molti stimoli, e sono certo di poter essere competitivo anche in questa categoria.
Perché pensi che nonostante i buoni risultati conseguiti non sei riuscito a restare in SBK? Solo un problema di sponsor?
Gli sponsor sono certamente importanti, ma nel mio caso ritengo ci siano state una serie di situazioni che hanno compromesso il tutto. E poi le moto sono poche ed i piloti tanti. Se salta anche un solo ingranaggio del meccanismo ti ritrovi a casa! Posso dire che in questo lavoro io ho sempre messo anima e corpo, ma a volte ti rendi conto che nonostante i tuoi sforzi e la tua correttezza spesso i valori umani vengono dimenticati sotto il portafoglio. Mi mancano la cara vecchia griglia di 32 piloti e quel paddock Superbike che era una famiglia, dove tutti aiutavano tutti.
Ayrton si è visto costretto ad un cambio di categoria, ma correrà comunque in un mondiale. Matteo Baiocco invece, dopo averle tentate tutte per restare nel mondiale Superbike, torna in quel CIV che ha già vinto nel 2011 e nel 2012.
Le ho provate tutte – ci ha confidato Matteo – ma è sempre mancato qualcosa per concludere i progetti che mi avrebbero permesso di restare nel mondiale.
Dopo un’annata decisamente al di sopra delle aspettative speravi in una maggiore considerazione da parte dei team?
So come funzionano queste cose, e sapevo che senza sponsor avrei fatto fatica a confermarmi. Ho provato a farlo con le mie forze, ma non ce l’ho fatta. A questo punto è chiaro che i risultati non abbiano una grande importanza. Nonostante il mio nono posto in campionato, davanti ad un pilota come Lowes, non ho ricevuto proposte interessanti, e non mi interessa correre solo per far numero. So quello che valgo e penso di averlo dimostrato.
Tornerai nel CIV...
Sì, meglio essere competitivi nel CIV che lottare nelle ultime posizioni del mondiale. Correrò con il team Motocorsa di Lorenzo Mauri, con una Panigale. Resterò quindi nell’orbita Ducati, e cercherò di divertirmi e di lottare per il titolo. Avevo ricevuto alcune interessanti proposte per disputare il British Superbike, dove ho già militato nel 2013, ma ho preferito restare in Italia, vicino alla mia famiglia.
Baiocco ha scelto l’Italia, ma c’è invece chi da tempo ha deciso di fare nuove esperienze all’estero. Vittorio Iannuzzo, con un passato nei mondiali delle derivate ed un titolo nella Stock 1000 conquistato nel 2002 con il team Alstare Suzuki, da alcuni anni si fa valere prima nel British Superbike e Supersport ed ultimamente nell’IDM tedesco.
Vittorio, cosa farai quest’anno?
Torno in Inghilterra dove disputerò il BSB con la Kawasaki del team Gearlink. Sono contento della mia scelta, perché nel British Superbike il livello è pari a quello del mondiale ed il seguito di pubblico è impressionante. Sembra di tornare indietro nel tempo, quando negli anni 90 la Superbike faceva oltre 100.000 spettatori. L’unico problema è rappresentato da alcuni circuiti che non sono sicuri.
Negli ultimi anni hai corso in Germania. Com’è il livello nell’IDM?
Il campionato tedesco rappresenta una via di mezzo tra il CIV e il BSB. I primi 4 o 5 piloti e team dell’IDM sono forse superiori a quelli che corrono nel CIV, ma dal quinto posto in giù i piloti sono meno competitivi dei nostri. Purtroppo il seguito di pubblico in Germania è basso, fatta eccezione per pochi circuiti.
Rimpiangi il CIV o il mondiale SBK?
Sinceramente no. Mi sono trovato molto bene in entrambi i campionati, soprattutto perché li la “valigia” non conta. Contano i risultati. Si respira ancora l'aria genuina delle corse di un tempo. Se te le meriti trovi moto competitive, e questo ti permette di fare il pilota e non il manager. Se hai degli sponsor il team li lascia a te, e questo ti permette di avere una certa tranquillità economica. Devi solo pensare a correre e non al budget, come invece devi fare nel mondiale e addirittura, a volte, anche nel CIV.
La deve pensare così anche Niccolò Canepa, che da quest’anno corre nel team francese GMT94, con il quale disputerà tutto il mondiale Endurance (8ore di Suzuka compresa) in sella alla Yamaha R1. La storia del pilota di Genova non è diversa da quelle che abbiamo raccontato qui sopra. Anche Canepa ha vinto un titolo Stock 1000 (nel 2007), proprio come Badovini e Iannuzzo, e oltre che nel mondiale Superbike ha corso anche in MotoGP. Lo scorso anno era rimasto a piedi causa il ritiro del team EBR, ma aveva trovato un salvagente nel team Althea, che lo ha chiamato a sostituire un deludente Terol. Due prime file e qualche buon piazzamento non sono stati sufficienti per trovare una sistemazione adeguata nel 2016.
«A differenza di quanto molti possano pensare – afferma Canepa – io non ho mai pagato per correre, e mai lo farò. Ma ormai senza qualche sponsor importante non si va da nessuna parte, e per me le porte della Superbike si sono chiuse. Ho provato a cercare una sistemazione in Supersport, ma anche lì la musica non è molto diversa. Pensavo di prendermi il famoso anno sabbatico quando è saltato fuori il team GMT94».
Uno dei migliori team del mondiale Endurance.
«E’ un team eccezionale, ed è ufficiale Yamaha. Avrebbe potuto anche correre il mondiale Superbike, ma Yamaha preferisce che resti nell’endurance perché gli può riportare quel titolo mondiale che ha già conquistato nel 2014 e sfiorato lo scorso anno (secondo). Quello dell’Endurance è un mondo affascinante, che in Francia e nel Nord Europa in generale ha un seguito incredibile. Gare come il Bol d’Or, la 8h di Suzuka o la 24h di Le Mans sono famose in tutto il mondo, e molto seguite sia dal pubblico che dai media».
Hai corso in quasi tutte le categorie. Ti mancava solo l’endurance.
«E’ vero e non vedo l’ora di farlo. Abbiamo già fatto dei test a Jerez e sono rimasto impressionato dalla professionalità della squadra. I miei compagni Luis Rossi e David Checa sono molto veloci, e specialmente David mi potrà aiutare molto ad inserirmi in questa nuova realtà, nella quale per fortuna gli sponsor contano meno del valore del pilota».